Qualcosa di personale. O forse no. Domani mattina parto per Trani. E dalla festa di Radio3, venerdì 14 alle 17.10, parlerò di voce. Non è il discorso del congedo, anche se quasi coincide, visto che il congedo effettivo è il 28 giugno (dunque, dopo Ventotene, condurrò ancora per cinque giorni).
E’ invece un racconto sulla voce, e soprattutto sulla voce delle donne: com’è noto, dai tempi antichi temuta e molto spesso sopportata, anche oggi.
E’ anche un racconto su come la radio, per me, coincida con il vilipeso concetto di comunità, del raccogliersi insieme attorno allo stesso fuoco, per poi ripartire verso altre destinazioni.
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Fahrenheit compie oggi 24 anni, il che significa non solo che ci ho trascorso una fetta importante della mia vita, ma che ha chiuso un secolo e aperto un millennio, e porta con sé ancora tante domande sul futuro.
Ci ho riso e pianto, ho stretto amicizie e ho ricevuto inimicizie (sì, pure quelle: quelle di coloro che se provo a criticarli sostengono che sto abusando di un potere, e che continuano a confondere i piani, ma li compiangiamo e passiamo oltre). Ho ascoltato storie. Ho studiato.
E soprattutto, prima di ogni cosa, Fahrenheit per me è un momento preciso della nostra storia.
Ovvero, quei tre mesi del 2020 in cui ho trasmesso da casa, durante la pandemia.
Domani è il 12 maggio e ho deciso di raccontare quel che avvenne nel 1977: l’ho fatto molte volte (anche in Roma dal bordo), ma questa volta lo racconto a voce. Grazie ai miei compadres di avventura con cui ho realizzato Omissis, c’è un podcast di Radio3: i compagni sono gli amati Fabiana Carobolante, Alfredo Morana, Alessandro Petrocco e Cristiana Castellotti, che ha fiducia nelle scommesse.
“Giorgiana – 12 maggio 1977” sarà da domani su raiplaysound. E’ un podcast enormemente diverso da Omissis: non c’è l’immersione nelle testimonianze e nei suoni. C’è la storia e c’è la voce, e dietro e attorno alla voce ne appaiono altre, a volte sullo sfondo e a volte in primo piano, come onde che si sollevano e si abbassano.
Sono cinque puntate, brevissime, non più di 15 minuti l’una. Contengono il mio ricordo e la cronaca della giornata, che si devono sempre a Radio Radicale e al Libro Bianco sul 12 maggio, che conservo da allora. E’ memoria, perché non solo non si dimentichi, ma si guardi avanti, pensando a come fare perché non si ripeta mai più.
Grazie.
Torno dunque a raccontare Graziella con il podcast live di Omissis, sabato a Bari. I canti, le storie, non riportano in vita, è vero. Ma, come scriveva Wu Ming 4 a proposito di Borges e del suo frammento 991 A.D. , “la narrazione è una prosecuzione della lotta con altri mezzi, e la letteratura un’arte marziale della massima importanza. La letteratura storica, di conseguenza, è un campo di battaglia, speculare alla piana dove si scontrano gli eserciti. In quest’ottica Maldon diventa quasi un luogo simbolico, un paradigma di come lo scontro sul campo si trasforma in scontro di narrazioni, di parole. Le parole diventano frecce, lance, scudi. E perfino leve, argani capaci di scardinare intere visioni del mondo”.
A sabato, dunque. E, per chi volesse, domenica mattina sono ancora a Bari per L’Italia che legge, organizzato dai Presidi del Libro.
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