Anche oggi in corsa, rimedio con la recensione, uscita a ottobre su Linus, de Gli uomini di Sandra Newman.
Cosa accadrebbe se tutte le donne, o tutti gli uomini, sparissero? Se insomma rimanesse sulla terra un solo genere sessuale? Ci sarebbe sollievo o rimpianto?
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Devo in effetti chiedere scusa al commentarium, perché sto vergognosamente trascurando il blog. A mia giustificazione parziale, il cumulo impressionante di lavoro degli ultimi mesi, che non si placa neppure durante le feste. Saprò recuperare, prometto. Come piccola riparazione posto qui uno stralcio dell’articolo di Sandra Newman che riguardava l’utopia e che ho citato ieri in trasmissione, con qualche mia considerazione.
A maggio 2019, Sandra Newman, autrice del bellissimo I cieli (che è un romanzo fantastico utopico), analizza la tendenza, in cerca di utopia. Perché c’è stata anche quella, da Platone e Thomas More fino a Millennium Hall di Sarah Scott e prima ancora Camelot, naturalmente, e ancor più naturalmente l’idea religiosa che la storia degli uomini “cominci nell’Eden e finisca in cielo”. E’ stata la catastrofe del ventesimo secolo a favorire la distopia, e oggi l’utopia cristiana diventa la Gilead del Racconto dell’ancella, e le innovazioni tecnologiche diventano la possibilità di nuove atrocità come in Non lasciarmi, in Cloud Atlas, in Black Mirror.
Mentre scrivo, mi accorgo che qualcosa è cambiato in me: nel senso che se oscurità e paura rimangono, alla fine mi ritrovo a dare una possibilità ai miei personaggi. Almeno, è quel che avviene nei due racconti che ho scritto e in quello che sto scrivendo. Mi chiedo da dove venga questa speranza, in tempi nerissimi. Hope, come dice Sandman a Lucifero nell’ultima sfida del loro duello. Hope, anche all’inferno.
Non ho risposte. O forse è l’unica risposta possibile a un tempo avvelenato, dove quel che amavamo fare accelera e si confonde in una sola corsa continua, che non lascia la possibilità non dico di goderne, ma di pensare.