L’ho scritto per L’Espresso qualche settimana fa. Ripensando, oggi, al Ministero della Cultura, lo posto qui.
“Se abbiamo una gloria nazionale, questa è l’opera buffa, che peraltro nasce con l’intento di avvicinare i nobili personaggi della lirica agli spettatori comuni. Ci è riuscita talmente bene che alla fine di una settimana dove un Ministero della nostra Repubblica è diventato oggetto di meme e parodie, il paragone che salta alla mente è quello con Despina. Appare in Così fan tutte, musica di Mozart, libretto di Lorenzo Da Ponte: è un’astuta servetta che, un po’ per noia e un po’ per soldi, accetta di celebrare un matrimonio finto vestita da notaio. Viene scoperta, ma mente meravigliosamente, dicendo che si era solo mascherata per un ballo, e gorgheggia: “Una furba che m’agguagli, dove mai si troverà?”.
Perché va bene inarcare tutte e due le sopracciglia per il trascorso neofascista di Alessandro Giuli, ma, per usare un’espediente che all’opera buffa è caro, bisognerebbe anche dare un’occhiata al catalogo dei ministri della cultura del passato.
Sandro Bondi, per esempio. Pochi, credo, dimenticano la sua poesia A Silvio (Berlusconi): “Vita assaporata/Vita preceduta/Vita inseguita/Vita amata” (e qui ci fermiamo, perché neanche i Vogon di Guida galattica per gli autostoppisti, che sterminavano i nemici con i loro orridi versi, resisterebbero a tanto). Ma molti hanno dimenticato il crollo della Domus dei Gladiatori a Pompei (che evidentemente è fatale ai ministri della cultura) nel 2010, per piogge, e mancati investimenti dovuti al taglio, due anni prima, di oltre un miliardo di euro.
Segue.