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MINISTERO BUFFO

L’ho scritto per L’Espresso qualche settimana fa. Ripensando, oggi, al Ministero della Cultura, lo posto qui.

“Se abbiamo una gloria nazionale, questa è l’opera buffa, che peraltro nasce con l’intento di avvicinare i nobili personaggi della lirica agli spettatori comuni. Ci è riuscita talmente bene che alla fine di una settimana dove un Ministero della nostra Repubblica è diventato oggetto di meme e parodie, il paragone che salta alla mente è quello con Despina. Appare in Così fan tutte, musica di Mozart, libretto di Lorenzo Da Ponte: è un’astuta servetta che, un po’ per noia e un po’ per soldi, accetta di celebrare un matrimonio finto vestita da notaio. Viene scoperta, ma mente meravigliosamente, dicendo che si era solo mascherata per un ballo, e gorgheggia: “Una furba che m’agguagli, dove mai si troverà?”.
Perché va bene inarcare tutte e due le sopracciglia per il trascorso neofascista di Alessandro Giuli, ma, per usare un’espediente che all’opera buffa è caro, bisognerebbe anche dare un’occhiata al catalogo dei ministri della cultura del passato.
Sandro Bondi, per esempio. Pochi, credo, dimenticano la sua poesia A Silvio (Berlusconi): “Vita assaporata/Vita preceduta/Vita inseguita/Vita amata” (e qui ci fermiamo, perché neanche i Vogon di Guida galattica per gli autostoppisti, che sterminavano i nemici con i loro orridi versi, resisterebbero a tanto). Ma molti hanno dimenticato il crollo della Domus dei Gladiatori a Pompei (che evidentemente è fatale ai ministri della cultura) nel 2010, per piogge, e mancati investimenti dovuti al taglio, due anni prima, di oltre un miliardo di euro. 
Segue.

Sono poco presente perché questa è la mia ultima settimana a Fahrenheit e a Radio3 (vado in pensione venerdì 28 giugno), ma prometto che dall’8 luglio il blog riprenderà regolarmente. Sul futuro, vi darò notizie.
Intanto, visto che si infittiscono le discussioni sul linguaggio dei politici, sulle gaffe e gli spropositi che li rendebbero più vicini al popolo, pubblico qui una Cosa Preziosa scritta a gennaio per L’Espresso.
Si chiede da tempo alla leader dell’opposizione di adeguarsi: la stessa cosa che, non ovunque, si chiede agli scrittori per venire incontro alla diminuita capacità di comprensione di chi li leggerà, perché, insomma, è tempo di farla facile. Forse, allora, bisognerebbe chiedersi invece se questo processo vada sempre e comunque sostenuto: volendo guardare al passato – cosa che non si dovrebbe fare, lo so – il procedimento era, a grandi linee, l’esatto contrario, e si provava comunque ad alzare la famigerata asticella, magari un passo alla volta.

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