Intanto, un benvenuto a chi segue da pochi giorni questo blog, dopo il lungo addio a Fahrenheit che di fatto ha occupato l’intero mese di giugno. Ma ora è tempo di ricominciare, e approfitto per ricordare dove sarò nei prossimi giorni.
Nel frattempo, alla luce di quanto sta avvenendo in Francia, ripubblico una lezione esemplare di Tolkien che forse Macron dovrebbe apprendere: avviene nel momento in cui il professore dà il giusto significato a una parola, e quella parola è ofermod. Non audacia, ma orgoglio. Vale la pena, allora, rileggere quello che Wu Ming 4, ormai dodici anni fa, raccontò in L’eroe imperfetto. E farne tesoro, proprio ora.
Tag: Tolkien
Abbiate pazienza, ma visti certi titoli di quotidiani ripropongo qui quanto scritto il 17 novembre sulla mia rubrica per l’Espresso su Tolkien e la destra. Sperando che basti, e non basterà, perché quando si è ignoranti e non si vuole cessare di esserlo poco si può fare.
Ma quanto si parla di Tolkien, eh? Dopo anni in cui la discussione sul professore è stata relegata ai margini, tutti scrivono de Il signore degli anelli e de Lo Hobbit, si fanno convegni (lunedì, a Milano) e mostre (mercoledì, a Roma) e anche dall’estero ci si interessa allo strano caso dell’autore preferito delle destre.
Ci tornerò in modo ampio, nei prossimi giorni, qui o altrove. Per ora, mi limito a segnalare due interventi: quello di Wu Ming ieri e quello di Edoardo Rialti (che ne aveva già scritto benissimo) sul Foglio di oggi, dove si ricorda anche l’uscita, più che simbolica, di Maria Elena Boschi contro i maghi e a favore di Draghi, con tanto di innocente bambino munito di cartello. Simbolica non perché Tolkien vada ascritto alla sinistra (ma per favore), ma perché dell’immaginario, del mito, del fantastico, molta sinistra non ha capito nulla, e spesso ancora non capisce.
Questo post parla di speranza partendo da una distruzione. Quella di Gondolin, la città degli elfi che dalle forze oscure viene distrutta. Muore, in quella distruzione, l’elfo Glorfindel, che precipita nel baratro avvinto alle fiamme fredde di un Balrog, come nel Signore degli anelli avverrà a Gandalf (eppure Glorfindel, in qualche modo, tornerà, come Gandalf). Ma si salva e fugge Eärendil, figlio di un’elfa e di un uomo,il portatore della luce del Silmaril, e chiamato anche “stella dell’alta speranza”. Che lo splendore di quella stella sia sempre di conforto.
Ci sono giorni, come questo, dove è importante ricordarlo.
Oggi cedo la parola. Perché tutte le discussioni fatte fin qui sulla nostra contemporaneità hanno una lunghissima storia alle spalle: il concetto stesso di coraggio, e di come si applica, e di cosa, in alcuni casi, va a sottintendere. L’idea stessa di eroe cambia quando Tolkien dà il giusto significato a una parola, e quella parola è ofermod. Non audacia, ma orgoglio. Vale la pena, allora, rileggere quello che Wu Ming 4, ormai dodici anni fa, raccontò in L’eroe imperfetto. E farne tesoro, proprio ora.
Ci preoccupiamo moltissimo quando pensiamo che un cambiamento possibile possa mettere in crisi le nostre abitudini. Non ci rendiamo conto, però, che le mutazioni sono già avvenute: quando una pubblicità invita a innamorarsi di un lettore di carte di credito, il mondo è andato parecchio avanti (e non nella direzione giusta).
Ricordo bene la circostanza. Era la fine di gennaio del 2019, pioveva a dirotto, ero al funerale di un amico mite e gentile, avevo in mano due rose, una gialla e una rossa, perché l’amico era romanista. Il tempo di…
Rispetto agli altri anni, faccio fatica a recuperare quello che ho sempre amato del Natale. Sono una romantica infatuata del mito, infatti. Mi piacciono i balconi illuminati, mi piace appendere le mie ghirlande sghembe fuori dalla porta, mi piace l’albero…
In questi giorni confusi e convulsi, dove il centro vacilla (per l’amato gatto, e per quel che ci accade, certo, anche), sono andata a ripescare un piccolo saggio di Wu Ming 4, L’eroe imperfetto. Cercavo, in verità, un passaggio, sugli…
Vorrei dire la mia, infine, sulla lunghissima vicenda della traduzione de Il signore degli anelli da parte di Ottavio Fatica, su quella che è stata chiamata guerra (ma a mio parere guerra non è, perché si guerreggia da due parti,…