Cosa non va nell’ennesima ricerca che dimostra come i bambini che frequentano gli asili nido sono migliori degli altri? Il fatto che in Italia gli asili nido medesimi siano pochissimi, direte voi: con piena ragione.
C’è un’altra motivazione, più sottile, scivolosa e rischiosa da affrontare: ovvero, l’accento è ancora una volta sul bambino. Che sia perfetto, che abbia il meglio, che sia il venturo Messia. I genitori, e le madri soprattutto, stiano un passo indietro e si dedichino solo al piccolo miracolo.
Pericoloso. Per il bambino, oltre che per le madri e i padri.
Strano paese, il nostro: dove si punta il dito sulle deputate in gravidanza (in alcuni casi a rischio) perché la loro presenza è in forse nella giornata di domani. Dunque, la gravidanza è una seccatura, o un problema, in alcuni casi.
Strano paese, il nostro: dove, di contro, la gravidanza torna ad essere indicata come lo stato perfetto, lo stato che è insieme “di natura” e “divino”, unico a poter davvero essere associato al femminile. Le donne non sono “biologicamente” costruite per poter fare lavori maschili, sosteneva – in sintesi – il medico con cui ho condiviso il talk televisivo di venerdì sera.
Strano paese, il nostro: dove la maternità è fortissimamente idealizzata, anche non volendo. Leggere, con attenzione, questo thread.
@Fabio ho riletto tutto il nostro scambio e mi spiace, ma quanto afferma non mi sembra così palese dai suoi scritti, anzi.
Aggiungo due precisazioni dal mio punto di vista necessarie.
1. Le parole formano le frasi, le frasi danno corpo ai discorsi. E’ per me quindi imprescindibile passare da tutte le tappe per arrivare al messaggio. Indi non posso non considerare le singole frasi.
2. Cito testualmente l’articolo di Repubblica “Più bravi a scuola, più socievoli, più autonomi. Ma anche più capaci di concentrarsi, più creativi nel gioco, più aperti verso i compagni.”
Per quanto premesso al punto uno io da queste frasi estrapolo un “migliori”. Se il bambino è andato al nido (e questo è di livello) sarà migliore del suo coetaneo che è rimasto a casa. A me sembra che il giornalista proponga una specie di ricetta per genitori ansiosi di “costruire” il bambino perfetto, il figlio totem di cui parlava Zauberei in un suo precedente intervento. Certo sono interpretazioni.
Se non si fosse capito dai miei precedenti interventi, sappia che sono perfettamente conscia che quello che desidero è lontanissimo dalle dinamiche italiane o dallo stato della nostra politica, è il motivo per cui scrivo “cerchiamo di cambiare le cose”. Abbiamo un’idea migliore? Lavoriamo per realizzarla tutto qui. Io devo credere che lo status quo sia sovvertibile, anche in una direzione per ora utopica. Ripeto… Per ora.
Mi lasci i miei sogni.
Scusate, arrivo qui fresca fresca, ma penso sia vero che non basta più accontentarsi delle eccellenze che non riescono a diventare normalità, ed essere condivisibili da tutti: allora, gli uomini aiutano ‘un po” in casa, gli asili nido migliori ci sono ma non per tutti, abbiamo le migliori leggi sulle barriere architettoniche ma vengono applicate non sempre. Il congeo parentale c’è ma è zoppo, la legge 104 esiste ma è considerata quasi male, nelle stazioni ci sono gli elevatori per carrozzelle ma non funzionano perchè nessuno li usa mai, e così tante altre cose civili, che sembrano però privilegi. Il problema è anche nascere e crescere senza veder mai un disabile in giro perchè non possono uscire di casa o circolare agevolmente, diventare multitasking perchè ogni aiuto è una concessione, avere a casa un papà che ha fatto il gesto quasi eroico di prendere un congedo, e così via. E il paragone costruttivo con la realtà quotidiana, acquisita, di altri paesi, fa solo bene – perchè è realtà, accidenti!
buongiorno,
posso dire una cosa? possiamo tornare al punto della sig. Lipperini? questa ansia da prestazione su tutto ciò che riguarda il pupo? il nido sì perchè crea bimbi più intelligenti. per quello? non possiamo con più calma accettare che la scelta non è sempre possibile, che ci sono diverse esigenze e che non sarà certo il brutale distacco dalla madre sciagurata che torna (vuole tornare, è un dramma? è un peccato?) al lavoro e il nido per qualche ora al giorno a “rovinare” il pupo e il suo futuro?
possiamo ecco sdrammatizzare un po’? dire che è bene che i nidi ci siano, ce ne siano moltissimi ed a costi accessibili, ma tornare per un po’ a pensare che il pupo, se gli va bene, è parte di una famiglia, che come in tutti i gruppi ci si viene incontro? insomma che non sono sempre esigenze contrapposte?
scusate non mi son firmata, elena
Cara Loredana,
sul tuo ‘pericoloso’ e sul tuo ‘strano paese il nostro’ (con tutto ciò che vi è sotteso in relazione al rapporto fra questine femminile e maternità) sono completamente d’accordo con te.
Non trovo però del tutto… perspicuo collegare tout court la problematica sulla condizione femminile in italia e sul suo rapporto con la maternità al film di Guido Chiesa ‘Io sono con te’, cui è dedicato il thread che proponi alla nostra attenzione (e che convengo sia molto interessante).
Semplicemente, se è ovvio che il film in questione non parla e non intende parlare solo di Maria di Nazareth, credo dovremmo tenere presente che fare un film centrato sulla figura della madre di uno che da molti è stato poi chiamato Messia può ben essere altra cosa dal voler proporre a ogni italica donna la maternità di un figlio ‘reuccio celeste’ come ideale supremo.
Insomma, converrai che il rapporto fra lettera della ‘ri creazione storica’ e sua attualizzazione debba essere custodito e difeso nella sua (maggiore o minore, dipende dal ‘testo’) complessità?
Ma forse è solo questione di punto di partenza della riflessione.
Molto molto simpateticamente,
Stefano Dop.
@stefano Dop. scrivi: “…un film centrato sulla figura della madre di uno che da molti è stato poi chiamato Messia può ben essere altra cosa dal voler proporre a ogni italica donna la maternità di un figlio ‘reuccio celeste’ come ideale supremo.” Concordo senz’altro su questo specifico punto. Tanto più che Gesù non veniva trattato come un “reuccio”, dai suoi genitori, ma come un essere umano da rispettare, così come si rispettavano i suoi genitori, uomo e donna. Rivoluzionario come modello, all’epoca. Un valore forte su cui la Chiesa avrebbe potuto e dovere vigilare e insistere. Avrebbe dovuto farne il suo fiore all’occhiello, e invece…. l’accento è sempre stato sull’obbedienza e il quarto comandamento. Peccato. Ma forse le cose cambieranno, dopo gli ultimi scandali.
La prima cosa che ho pensato leggendo l’articolo è stata “finalmente un punto alle reprobe che mandano i bambini al nido non solo per necessità!Un argomento di meno agli estremisti della mammina chioccia”.
Il nido e la materna possono essere un ottimo argine contro il pericolo della troppa solitudine e della mancanza di condivisione di spazi e oggetti come i giocattoli e dell’insorgere di atteggiamenti descritti da domusorea.
Ho 35 anni,figlia unica, madre lavoratrice, una specie di animale raro ai tempi:allora noi “diversi” sentivano solo questa frase:”chissà come sei viziata/o!” e ci rimanevo male perchè invece vedevo molti compagni frignare e fare chiasso alle elementari appena la madre girava l’angolo e non volevano mai mangiare alle colonie estive perchè “non l’ha fatto mamma”.
Loro non erano figli unici, ma non erano mai usciti di casa e per me erano odiosi, i viziati erano loro.
Non sono, per una volta, d’accordo con Loredana, la competizione per il figlio perfetto non ha a che vedere solo con il nido che in prospettiva promette buoni voti a scuola, quella c’è pure senza, anzi:per molte è un punto d’orgoglio “è sempre con me, non lo lascio mai”.
E poi si li vedi grandi e grossi ancora sul passeggino e ciuccio in bocca….
L’articolo commentava un dato emerso dal test Invalsi, ma si è soffermato anche sui vantaggi psicologici che la socializzazione fin da piccolini produce, soprattutto sulla serenità del piccolo.
Mia madre ancora oggi si sente in colpa e mi fa soffrire questo dolore così immotivato, dal momento che io sono sempre stata benissimo.