TOH, IL CORRIERE

Infatti: sulla terza pagina del Corriere della Sera la polemica sul popolare approda a cinque colonne in un articolo di Cristina Taglietti. E dal momento che il pezzo non e’ on line, e che la sottoscritta ha fin qui sostenuto che bisogna sporcarsi le mani, metto a disposizione la pratica dell’ammanuense tastiera-munita.
“E se. dopo anni di orgogliosa elite, la cultura di sinistra fosse diventata troppo popolare? A gettare il sasso nello stagno della polemica e’ stata la critica Carla Benedetti con un intervento su L’Espresso di qualche settimana fa, poi approfondito e ampliato in rete su Nazione Indiana. Lo ha poi raccolto Loredana Lipperini di Repubblica, ospitando nel suo blog un dibattito che ha coinvolto navigatori e scrittori come Wu Ming e Giuseppe Genna e da li’ e’ approdato sul quotidiano comunista Liberazione con una riflessione dello scrittore Giuseppe Caliceti.
“Genocidio culturale” era il titolo dell’intervento della Bendetti che, partendo dal “caso Faletti” individuava una sorta di “mutazione genetica” in corso della nostra editoria, in grado di trasformare il mercato del libro in una “monocultura del bestseller” che ha spazzato via la vecchia editoria di progetto. Mentre anche fino a pochi anni fa su libri di analoga tiratura, dice la Benedetti, si sarebbero cimentati decine di critici letterari, psicologi, sociologi, ci sarebbero state analisi e discussioni animate, oggi non accade nulla del genere: i thriller di Faletti ricevono un’accoglienza cordiale, senza che nessuno, sinistra compresa, abbia il coraggio o la voglia di affondare il bisturi analitico. “Io non disprezzo affatto ne’ demonizzo i libri popolari – chiarisce la critica – disprezzo pero’ il populismo. La destra ha fatto del populismo la propria bandiera pubblicitaria. La sinistra subisce questa ideologia senza avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome e fare l’analisi di cosa sta succedendo davvero”. E se Giuseppe Genna (fresco autore, con Michele Monina, di una “biografia non autorizzata” di un divo della tv nazional-popolare come Costantino, edita da Marco Tropea) definisce “sconfortante” questa “sociologia di derivazione pallidamente francofortese”, rivelatrice di “un approccio reazionario”, Caliceti sottolinea il fatto che dopo aver giudicato “troppo facili” autori come Tolkien o Stephen King, da decenni l’intellighentsia di sinistra ha sdoganato il genere, forse anche troppo. “Sono stanco – scrive – del ritornello che si sente ripetere oggi su come proprio la narrazione di genere sia la piu’ adatta a raccontare la contemporaneita’ italiana”.
“Forse nessuno ha affondato il bisturi – risponde Faletti, giunto a settecentomila copie con Niente di vero tranne gli occhi (Io uccido ne ha vendute due milioni) – ma sul mio conto sono state dette cose orribili, tipo che l’editore avrebbe pagato i critici. La verita’ e’ che non mi sono mai proposto come un Kafka redivivo o come l’erede di Hemingway, non mi ritengo un intellettuale, ne’ posso considerarmi responsabile della cultura in generale. La carta e la penna sono a disposizione di tutti, ognuno faccia quello che puo’. D’altronde se la nemesi dello scrittore e’ il pubblico, la nemesi del critico e’ l’incapacita’ di influenzare, e dirigere, i gusti del pubblico. Quanto poi alla capacita’ di raccontare il mondo, io credo che autori come Dashiell Hammett o Graham Green abbiano dato molto di piu’ alla cultura di tanti autori contemporanei e di nicchia. E poi, comunque, nessuno pubblica i libri per non venderli”.
Ognuno faccia il suo mestiere, dunque, e’ la difesa di Faletti e forse e’ proprio il mestiere di critico a essere irrimediabilmente in crisi.
“Il fatto e’ che la critica militante non esiste piu’ – dice Giancarlo Ferretti, autore, presso Einaudi, di una Storia dell’editoria letteraria in Italia dal 1945-2003– La sinistra ha delle responsabilita’ in piu’, perche’ quello era il suo terreno, ma e’ il clima generale che e’ cambiato. Non ci sono piu’ gli schieramenti, non c’e’ piu’ la conflittualita’ delle idee, sono scomparsi anche i gruppi, le riviste che negli anni 50 e 60 animavano il dibattito. E’ un impoverimento. Il conflitto, la polemica, un certo rigore in questo campo sono segni di vitalita’”. Insomma, commenta Caliceti,e’ vero, come sostiene Loredana Lipperini, che il popolare non va demonizzato e che la solitudine femminile puo’ essere raccontata dai versi di Silvia Plath ma anche dalle sitcom che dispiacciono a tanti militanti di sinistra, ma “fa bene Benedetti a ricordarci che non si puo’ confondere il popolare con il populistico o un “prodotto culturale di intrattenimento” con un “prodotto culturale di ottundimento”. Come dire: c’e’ differenza tra gli autori del noir e i libri dei comici televisivi, anche se lanciati da Gino&Michele, icone della sinistra di lotta e di divertimento.
“Il problema e’ piu’ generale -spiega Ferretti- e riguarda anche le case editrici. Una volta uno scrittore Einaudi era diverso da un autore Mondadori, oggi non c’e’ differenza. C’e’ una vischiosita’ generalizzata, un nomadismo editoriale che riguarda gli autori ma anche i manager. La connotazione politica di una casa editrice, a parte vari casi, non e’ piu’ un elemento caratterizzante: Calvino era impensabile fuori dall’Einaudi. E’ il segno di debolezza di un’editoria che privilegia il lettore occasionale rispetto a quello forte, che crea personaggi piu’ che scrittori, che mortifica la produzione di lunga durata, di catalogo”.
“Il problema e’ che la critica e’ molto intimidita dai valori di mercato – dice il critico Alfonso Berardinelli – Penso che in generale la Benedetti abbia ragione. Se ha qualche torto, a mio parere, e’ sul tipo di letteratura che lei ritiene di valore. Il vescovo della sinistra che ha sdoganato la cultura di massa e’ stato Eco, il problema e’ che a questo punto bisognerebbe stabilire che esiste una cultura di massa che puo’ essere usata come puro divertimento. Invece e’ avvenuto il contrario: si sono analizzati fenomeni di consumo come se avessero dignita’ di opere letterarie e viceversa. Sotto la letteratura di genere si mette qualunque cosa, anche Delitto e castigo. Detto questo, se vogliamo passare una serata di puro consumo, che ci lascino in pace”.

Mi limito al momento ad una nota: ma secondo Ferretti, che lamentava la fine della conflittualita’ delle idee e di luoghi dove la medesima va ad esplicarsi, questa cosa che lampeggia sui vostri schermi e gli argomenti che qui e altrove vengono discussi da giorni, che caspita sono?
Come la penso io? Se non lo avete capito (dall’articolo si evince a meta’, onestamente), la penso come Sanguineti. Segue altro post faticosamente ammanuense.

56 pensieri su “TOH, IL CORRIERE

  1. Devo soltanto capire se Ferretti descrive un mondo in cui io non ho posto, o se sono io a descrivere un mondo in cui non ha posto lui.
    Probabilmente viviamo in due mondi diversi, sic et simpliciter, e quello dove vive lui – nel quale “non esiste conflittualità” – io non lo attraverso mai. E’ un limite suo o mio?
    Quel che vedo io è un paese diviso, polarizzato, squarciato, immiserito, messo con le spalle al muro, attraversato da conflitti anche selvaggi e acefali, anche disperati, conflitti olavaolaspacca come Scanzano, Melfi, gli scioperi a gatto selvaggio dei tramvieri, le proteste dei pendolari, l’autolesionismo e le fughe dei rinchiusi nei CPT, la tensione nelle carceri sovraffollate, e tutto questo si riflette, in mille modi diversi (e non necessariamente “militanti” in senso stretto) nelle opere di chi scrive tenendo il culo in strada: Philopat, De Cataldo, Evangelisti, Camilleri, Lucarelli, Carlotto, Clementi, Carabba, Arpaia, Pennacchi, Ammaniti, De Michele, Culicchia, Simi, Baldini, Vinci, Teodorani, Caliceti, Casadei, Catani, Arona, Astremo e tanti altri. [Si badi bene che non ho fatto alcuna distinzione fra autori “di genere” e non: difficilmente mi si potrà dire che Clementi o Philopat scrivono noir…]
    Oppure quella frase di Ferretti non è recente e viene da un tunnel temporale il cui imbocco è fine anni Ottanta.
    Insomma, è come se diversi anni fa i critici avessero “spento il collegamento” con quel che succedeva, alcuni facendo appena in tempo a vedere i “Cannibali” (e tuttora pensano che la tendenza sia quella). Dire che la letteratura italiana contemporanea non è il prodotto di un conflitto è una stupidaggine, è appena meno grave del dichiararla “morta” o “inesistente”, e qui cito il mio collega WM2:
    “Quando qualcuno dice che la letteratura è morta, consiglio sempre che gli si faccia un elettrocardiogramma: probabile che sia morto lui. Il critico che dichiara finita la letteratura, sta spesso dicendo che è finita la letteratura-così-come-la-intendeva-lui, che non riesce più a trovare ciò che aveva imparato a considerare letteratura”

  2. Anche fosse, che male ci sarebbe a *portare* in letteratura la *voce* di “chi combatte ogni giorno”?
    E’ proprio il contrario del “dar via il culo” (brutta metafora che rivela omofobia), di solito “dà via il culo” chi serve il potere, non chi presta ascolto a quando gridano gli esclusi, i marginali, i diseredati. Buona parte della migliore letteratura ha inteso mettere sulla pagina le parole di chi normalmente non veniva ascoltato, lo hanno fatto Manzoni ne “I promessi sposi”, Zola in “Germinal”, Verga ne “I Malavoglia”, Steinbeck in “Furore”, Ellison ne “L’uomo invisibile”, Fenoglio ne “La malora”, Kesey in “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, Montaldi in “Autobiografie della leggera”, Balestrini in “Vogliamo tutto”, Vargas Llosa in “Storia di Mayta”, Carlotto ne “Le irregolari”, Vamba ne “Il giornalino di Gian Burrasca”…
    Altrimenti di che si scrive? Sempre e solo della vita quotidiana di intellettuali milanesi in crisi?

  3. Ti ringrazio, posso tenerlo, tu invece continua pure a darlo via facendoti passare per il portavoce di chi combatte ogni giorno.

  4. camilleri terrebbe il culo in strada??
    balzano sto wu-ming, per non dire poi dell’acutissima citazione da wuming 2.
    impari ad avere una lingua prima.

  5. Ti ringrazio, posso tenerlo, tu invece continua pure a darlo via facendoti passare per il portavoce di chi combatte ogni giorno.
    Postato da andrea il 2005-02-02 14:17:12.0
    Scrive Vuminghione uno:
    “Anche fosse, che male ci sarebbe a *portare* in letteratura la *voce* di “chi combatte ogni giorno”?”
    Ma io non ho scritto che tu la porti la voce degli scioperanti e di quelli che combattono. Tu ti FAI PASSARE
    E’ proprio il contrario del “dar via il culo” (brutta metafora che rivela

  6. Ti ringrazio, posso tenerlo, tu invece continua pure a darlo via facendoti passare per il portavoce di chi combatte ogni giorno.
    Postato da andrea il 2005-02-02 14:17:12.0
    Scrive Vuminghione uno:
    “Anche fosse, che male ci sarebbe a *portare* in letteratura la *voce* di “chi combatte ogni giorno”?”
    Ma io non ho scritto che tu la porti la voce degli scioperanti e di quelli che combattono. Tu ti FAI PASSARE
    E’ proprio il contrario del “dar via il culo” (brutta metafora che rivela

  7. Caro amico, si vede che di Camilleri non ha letto “La mossa del cavallo” o, meglio ancora, “La presa di Macallè”. Si documenti, prima, poi si discuterà. Se Le interessa, e senza obblighi di sorta, qui può farsi un’idea di che riserva il libro:
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/nandropausa5.html#camilleri
    E stia attento a non mozzicarsela, la lingua, ché la realtà riserva scossoni e non è bene affrontarla mentre si dà aria ai denti.

  8. Loreda’ intendiamoci, se sei cordiale mi fa piacere e ti ringrazio, ma se non lo sei fa lo stesso.
    Intendiamoci anche sul resto. Che in questo luogo come in nessun altro sia esplosa la discussione trasformandosi in un blob mi pare difficile da negare.
    Manca solo Enrico Ghezzi ormai.

  9. Comisso, Pasolini, Bianciardi, Gadda, Volponi, Vittorini, Calvino, Pavese, Tobino, D’Arrigo, Sciascia, De Angelis, Tondelli: alcuni esempi di gente che, financo organicamente, diede via il culo, a diverse e valenti intensità. O si capisce che la tradizione è dare via il culo, o si è ciechi, amorfi, inesistenti, privi di desiderio. La realtà è abbraccio, osmosi, condivisione, conflitto: cozzi pelvici anali. Si ripensi bene ai motivi per cui Sofocle fu inculato in celebrazione di una vittoria militare, quando le metafore non erano tali, ma processi di realtà effettivi. Penso che niente che sia umano mi sia alieno. E ha ragione WM, l’1 e il 2, quando sbatte in faccia la verità che la verità sta nel processo, e che questi avvisi di morte imminente (della realtà, della letteratura, dell’immaginazione, della vita tout court) sono non più reazionari: sono definitivamente surreali, senza la dignità della surrealtà, la quale è realtà e letteratura. Non vi piace la morale? Non è una morale: è un fatto. Leggete cosa, nella vostra vita? Wallace Stevens? Egli vicepresiedeva la più potente compagnia di assicurazioni d’America. Eliot? Faceva il funzionario editoriale. Bukowsky? Stava in strada. Non c’è azione dello scrittore che non sia nel mondo: un fatto che esprime potenzialità morali. Altrimenti, fate una bella cosa: prendetevi BABELE in dvd, guardatevi Augias e state bonini.

  10. Pasodoble, occorre nel formulare domande a Wuming1, specificare quale delle sue due personalità dovrà esprimersi: quella di Vuminghine che non capisce mai le domande, o quella di Roberto “palladicuoio” Bui che ti riempirà di insulti.
    Difficile in entrambi i casi ottenere qualcosa che non sia un brodo retorico da libro Cuore.

  11. Che c’e’, Andrea, nostalgia della “mozione d’ordine compagni?”. Io no.
    Non disporsi ordinatamente in due file (contrapposte o convergenti) non significa necessariamente fare un blob. E se anche fosse, credo che ancora oggi quella filosofia, quella che permetteva il blob (preferisci deturnamento?) possa ancora dirci parecchie cose.

  12. Riprendo il post che per un arcano motivo è partito a metà.
    Scrive Vuminghione (in quanto reciti la parte dello stolido) uno:
    “Anche fosse, che male ci sarebbe a *portare* in letteratura la *voce* di “chi combatte ogni giorno”?”
    Ma io non ho scritto che tu porti la voce degli scioperanti e di quelli che combattono. Tu ti FAI PASSARE per il loro portavoce. Certo, sono d’accordo che quello sia un buon modo di muoversi se ci si vuole costruire un personaggio che acchiappa e vende. Del resto il massimo del frastuono mediatico/pubblicitario i Wu Ming mi pare l’abbiano avuto attraverso dichiarazioni che hanno poco a che fare con la specie umana.

  13. Andrea, se vuoi smetto rapidamente di essere cordiale. Secondo te ho suggerito io al Corriere della Sera di fare l’articolo e gia’ che c’ero gli ho elencato i nomi di quelli che potevano intervistare o citare? Evidentemente no, perche’ se avessi voluto portare la discussione su carta lo avrei fatto sul Diretto Concorrente.
    a seguire: postare i due articoli ha il senso di alimentare la polemica o di informare le persone che hanno preso parte ad una discussione?
    Terzo: che parlare non porti da nessuna parte e’ possibile, ma io sono convinta del contrario.

  14. caro wuming1, risulta noioso e pedante e poco sicuro se si perita di rispondere ad un doppio passo di turno; avrà altro di ben più importante a cui pensare. Lei è un autore modaiolo, di tendenza iperraffinata, sicuramente il camilleri una lingua ce l’ha, la sua invece è cristallizzata e impermalita. Fatto è che entrambi siete noiosi e prevedibili nella lettura, prendete per la manina :-))

  15. Quale fu la dichiarazione di Wu Ming dopo la strage di Nassyria?
    Cazzo quello fu un colpaccio mediatico meraviglioso. Certo si passò un po’ sopra alla pietà, ma un prezzo bisogna pagarlo per far parlare di sé.
    Bui, protettore dei vinti, dài, copia-incolla qui quella famosa dichiarazione.
    Per Loredana, non ti pare che stia fiorendo una discussione polemica senza confini? Mi sembra che venga continuamente alimentata. Ora siamo allo svisceramento del popolare, tra due secondi cambieremo direzione. Intendiamoci, la cosa è simpatica, sembra un frattale, però dal punto di vista della concretezza…

  16. Ferretti dice anche ” Una volta uno scrittore Einaudi era diverso da un autore Mondadori, oggi non c’e’ differenza” (a meno che questa frase non sia stata subdolamente interpolata dalla nota falsaria LaLipperini)
    Sarà vero?
    Se sì, è un bene.
    Perché il luogo della definizione, lo spartiacque, la rete dei sogni non stanno più al chiuso, dentro le case editrici (anche perché i Calvino non ci sono più), ma emergono fuori, iperventilando finalmente ossigeno, e si ritrovano in altri ambiti, più allargati, più democratici, con diritto di accesso.
    In rete, ad esempio.

  17. andrea, me la spieghi la faccenda dell’umanita’?
    Quanto alla domanda che mi hai fatto, voglio sperare che sia stata allegramente provocatoria. Io ho copiato parola per parola l’ articolo del Corriere, senza intervenire se non, nel post precedente, per chiedermi in quale galassia si trovasse Ferretti quando ha risposto che non c’erano piu’ polemiche letterarie, all’interno di un pezzo che dava conto di una polemica letteraria.

  18. Sempre più acidello, a corto di argomenti e a corto di trovate. Vuminchione? Maddài, che battuta fresca fresca! “Insulti”? Suvvìa… :-P.
    Mi domando, come certo stanno facendo altri, da che derivi tutto questo livore, per me inspiegabile. Io forse sono animato da spirito missionario, continuo a confrontarmi e comunicare col prossimo e col remoto.
    Non c’è bisogno di rispostare niente, l’epigramma è qui:
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap13_IVa.html
    E la discussione proseguiva qui:
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/quasigiap_14novembre.html
    E, com’è ovvio, rivendico ogni sillaba, visto che la mia opinione sulla “missione di pace” in Iraq è la medesima. La vera inumanità è quella di finge di commuoversi e trasforma in vittime le forze occupanti. Siamo davvero tornati alla battaglia di Macallè, dunque ri-consiglio il Camilleri. Ciao.

  19. Loredana, ho nostalgia per un programma che seguivo da bambinino. Si chiamava Apostrophe. Quello era un buon modo di discutere di libri. Certo non tutti sono Pivot. Anche se tu condividi col maestro una regola sacra, parli solo di di libri che hai letto. E’ già qualcosa di questi tempi.
    Per chi vuole saperne di più: “Le métier de lire – Réponses a Pierre Nora”, Bernard Pivot, Gallimard, Folio 3552, € 6,46.

  20. Loredana ho nostalgia di un programma che vedevo da bambinino. Si chiamava Apostrophes. Quello era un buon modo di parlare di libri. Certo non tutti sono Pivot. Però tu condividi col maestro l’usanza di parlare solo di libri che hai letto. Non è poco in questi tempi.
    Per chi vuole saperne di più “Le métier de lire – Réponses à Pierre Nora”, Bernard Pivot, Gallimard Folio 3552, € 6,46
    Passante, perché dovrei averne?
    Bui, dài, riposta quella cosa su Nassyria che è esplicativa della filosofia Wu Ming del “culo per strada”.

  21. Ma non lo disse Mussolini? E quello è finito così (per fortuna):
    [img]http://web.tiscali.it/elbarto/IMMAGE/mus.jpg[/img]
    Comunque, qui non parliamo mica di nemici, dài, parliamo di tempeste-idrolitina in bicchieri lavati male

  22. Di qualunque cosa si parli, c’è sempre qualcuno che dirotta il discorso per attaccare i Wuming. Passanti, Andrei, Valchirie, pasidobli e anonimi vari, pare vengano qui solo per quello. Un po’ sospetta, questa cosa, anche perché Lipperatura non è il blog di Wu Ming, Wu Ming 1 interviene qui ogni tanto, al pari di tanti altri. La Lipperini mi illumini su quel che sta succedendo, per favore, perché io non lo capisco.

  23. Ma no, Franco, non sei tu a volere ordine e a cercare guru, evidentemente. Quanto all’astio, stupisce anche me. Ma va messo in conto: e probabilmente, per antica che sia, questa discussione tocca nervi ancora parecchio scoperti…E allora è un bene che continui.

  24. Ma io non voglio l’ordine e non credo che Wu Ming 1 si proponesse come guru… L’astio c’è un po’ ovunque, nei blog, io mi chiedevo quali fossero i motivi del particolare astio che vedo qui da parte di alcuni, un astio a priori e senza argomentazioni, ogni volta che si esprime una persona in particolare.

  25. canibbalone, aridaje! sempre qua stai tu!! e che sei, la malombra dell’ovetto? o forse il tuorlo?? francuccio, si discute, l’astio è negli occhi di lo vede, così come l’invidia nera. wuming è un simpatico intrattenitore e gli si regge la scena. bau!, canibbalone, bau!!

  26. Per quello che può valere condivido quanto scritto da Wu ming 1. Se ancora non ce ne siamo accorti i soldati italiani sono in Iraq non in missione umanitaria, ma per fiancheggiare una guerra ingiusta e massacrante (per la popolazione locale in primis). Accettare di partire per codesto tipo di missioni (i soldati sono volontari e, a detta di molti, fanno carte false per partire e farsi qualche soldino supplementare) significa rendersi complici del crimine che quella guerra rappresenta. Non gioisco certo per le loro morti, ma condivido la rabbia dello scritto di WuMing1. Che poi gli italiani, ogni volta che muore un italico si sentano di sprecare parole e retorica per persone con cui si identificano (non nel ruolo bellico, certo, ma nell’appartenenza territorial-culturale) e non provino medesimo orrore e sdegno (provate a raffrontare le prime pagine dedicate ai nostri e agli irakeni) per la carneficina di Falluja, per i massacri quotidiani della guerra sostenuta dai nostri eroici volontari…ebbene questo non può che essere chiamato vergogna.
    Mi ritiro di nuovo, diligentemente, nel ruolo di spettatrice.

  27. No, Roberto, te la riposto io. E’ significativo rileggerla, sopratutto le ultime righe. Per scriverle, in quel momento, dovevi veramente abitare con la testa in un mondo parallelo. Parlo della sostanza di quello che è scritto, perché dal punto di vista pubblicitario è stato un colpo da maestro.
    BODY BAGS
    di Wu Ming 1
    0. E che s’aspettavano? D’essere accolti a refosco e polenta? Ce n’est qu’un debut.
    1. I “nostri” soldati”? I “nostri” carabinieri? I loro carabinieri ce li ricordiamo molto bene in via Tolemaide, a Genova. Dei loro soldati ricordiamo le torture in Somalia, la morte di Emanuele Scieri e lo “zibaldone” del generale Enrico Celentano.
    2. I loro soldati sono in Iraq per difendere gli yacht e le Ferrari dei petrolieri, il cancro ai polmoni, il caldo da schiattare e, non ultimo, il crocifisso sul muro della scuola. Nobili cause per le quali paghiamo le tasse.
    3. I loro soldati continueranno a morire anche quando torneranno a casa. Quelli utilizzati in Kosovo stanno morendo come mosche. Zirconio e altri metalli pesanti nel loro sangue. I proiettili a uranio impoverito che la commissione Mandelli aveva giudicato innocui, e che in Iraq erano pioggia quotidiana. Non c’è da attendersi che questi morituri si ribellino, sono programmati per obbedire. Comunque salutant. Bye bye.

  28. Franco, non so se sono in grado di illuminarti: la mia sensazione è che ci sia da una parte qualcuno che vorrebbe una discussione ordinata, magari con guru ordinatore e d’ordinanza. Solo che la sottoscritta, per pecca personale, non ha mai amato i guru, in qualsiasi forma, e sopporta male anche l’idea che nelle discussioni, almeno sulla rete, debba esserci necessariamente il vigile urbano.
    So che Pivot mi ripudierebbe, lo so.

  29. gentilissima Lipperini, dopo l’ultima perla della Spettatrice non ho più parole; il passante non ha mai insultato nessuno (ha fatto ironia o satira o derisione, non insulti), pur essendolo stato; il passante ha sempre e positivamente mirato al riconoscimento della letteratura di valore, che ha quale padre Shakespeare. Ma quando la realtà prende il sopravvento, come l’ultimo pezzo postato da Andrea e la sortita di Spettatrice, il passante vomita e il popolo piange. Non c’è più gioco, resta la vita. E vita chiama vita. Addio: sotto, il mio testamento.
    “Per fare del male l’uomo deve prima sentirlo come bene o come una legittima, assennata azione. La natura dell’uomo è, per fortuna, tale che egli sente il bisogno di cercare una GIUSTIFICAZIONE delle proprie azioni. Le giustificazioni di Macbeth erano fragili e il rimorso lo uccise. Ma anche Jago è un agnellino: la fantasia e le forze spirituali dei malvagi shakespeariani si limitavano a una decina di cadaveri: perchè mancavano di ideologia.
    L’ideologia! è lei che offre la giustificazione del male che cerchiamo e la duratura fermezzza occorrente al malvagio. Occorre la teoria sociale che permette di giustificarci di fronte a noi stessi e agli altri, di ascoltare, non rimproveri, non maledizioni, ma lodi e omaggi. Così gli inquisitori si facevano forti con il cristianesimo, i conquistatori con la glorificazione della patria, i colonizzatori con la civilizzazione, i nazisti con la razza, i giacobini (vecchi e nuovi) con l’uguaglianza, la fraternità, la felicità delle future generazioni.
    Grazie all’ideologia è toccato al secolo XX sperimentare una malvagità esercitata su milioni. La malvagità è inconfutabile, non può essere passata sotto silenzio nè scansata: come oseremmo insistere che i malvagi non esistono? Chi annientava quei milioni? Senza malvagi non sarebbe servito l’Arcipelago” (vol. I, pag. 185, Parte I: L’industria carceraria, capitolo II: Storia delle nostre fognature).

  30. cara spettatrice, il pezzo di wuming1 e le sue ribadite sono vomitevoli; non ho più motivo di stare qui a parlare di letteratura.
    “Se fosse così semplice! se da una parte ci fossero uomini neri che tramano malignamente opere nere e bastasse distinguerli dagli altri e distruggerli! Ma la linea che separa il bene dal male attraversa il cuore di ognuno. Chi distruggerebbe un pezzo del proprio cuore? Nel corso della vita di un cuore quella linea si sposta, ora sospinta dal gioioso male, ora liberando il posto per il bene che fiorisce. Il medesimo uomo diventa, in età differenti, in differenti situazioni, completamente un’altra persona. Ora è vicino al diavolo, ora al santo. Ma il suo nome non cambia e noi gli ascriviamo tutto. Socrate ci ha lasciato in eredità il suo Conosci te stesso. Ci fermiamo stupefatti davanti alla fossa nella quale eravamo lì lì per spingere i nostri avversari: è puro caso se i boia non siamo noi, ma loro” (pag. 179-180).

  31. Insomma io potrei uccidere, tu potresti uccidere, egli potrebbe uccidere e via declinando. Certo che lo capisco. Non l’ho mai fatto e spero di passare la vita senza dover mai affrontare una cosa del genere, ma in potenza tutto è possibile. In un momento d’ira potrei farlo, credo però che scegliere di andare da volontario in una guerra riconosciuta immotivata dagli stessi promotori, non potrei proprio. Ci sono poi altri tipi umani interessanti che anche se costretti a partire per una guerra o a sovrintendere vessazioni e torture preferiscono fuggire e spesso morire. Anche questi sono umani e se devo riconoscermi in una umanità preferisco riconoscermi in quest’ultima, la tua del ‘tutto è possibile, siamo interscambiabili’ spero proprio di riuscire a evitarla. Con rispetto e affetto.

  32. Bui, tutto vero quello che scrivi, per carità. Resta solo un problema: chi sei tu per ergerti sopra tutti a giudicare tutti? Se tu fossi veramente migliore di chi ha la bandiera di Salò appesa in camera proveresti pietà per le vittime. E’ uno degli argomenti che ho affrontato con te: tu usi costantemente la parola “nemico”. Forse dovresti rileggerti, verificare che qualsiasi argomento che ti trovi di fronte da te viene delegittimato, e se non riesci, delegittimi chi te lo pone. Anche questi sono atteggiamenti fascisti.
    Se vuoi continuare hai la mia mail.

  33. Non capisco dove stia lo scandalo, soprattutto quindici mesi e innumerevoli decessi dopo.
    Rivendico tutto, soprattutto le ultime righe, dato che i morti per uranio impoverito sono aumentati, il meccanismo che produce retorica patriottarda ed eroi a buon mercato funziona a pieno regime, il rintronamento da “coazione all’obbedienza” è addirittura aumentato, e dopo la vicenda Quattrocchi i giornali hanno segnalato un’ondata di richieste di arruolamento alle agenzie di security private. Evidentemente ce ne sono un bel po’, di persone che vogliono andare là a fare i Rambo.
    Quell’epigramma, oggi, mi sembra ancor più attuale di quando lo scrissi.
    E la trasformazione di chiunque muoia in un eroe super partes stride oggi più di ieri. Un soldato muore in zona di guerra? Posso al massimo considerarlo un incidente sul lavoro come tanti purtroppo ne capitano senza strombazze e fanfare.
    Perché il muratore che cade dall’impalcatura non viene celebrato come eroe? E l’operaio siderurgico che cade nell’altoforno?
    Se il tuo lavoro è girare in mimetica armato fino ai denti, la tua tipologia di infortunio o di “omicidio bianco” consiste nel beccarti un proiettile o saltare su una mina., rientra nel tuo “rischio d’impresa” e la cosa non fa di te un eroe.
    All’epoca, poi, sapevo solo che i carabinieri in Iraq erano su per giù gli stessi della mattanza di via Tolemaide a Genova.
    Oggi abbiamo anche testimonianze di fede ultradestra e neofascista, con tanto di bandiere della Repubblica di Salò appese in camerata, vedasi quest’articolo de L’Unità:
    http://italy.indymedia.org/uploads/2003/12/nassirya.jpg
    Non c’è niente di nuovo, tempo fa su un sito della Folgore c’era svariati “autoscatti” con saluti fascisti da parte di quelli che sono pur sempre dipendenti statali pagati con le nostre tasse. La cosa fu segnalata, e le foto rimosse, ma qualcuno aveva fatto in tempo a prenderne una e postarla altrove, eccola:
    http://italy.indymedia.org/uploads/2003/11/anoi.jpg
    Non dico che chi ha idee fasciste meriti di morire, ma di sicuro questi personaggi che si agirano per le forze armate non sono né saranno mai i miei “eroi”, e trovo che il neofascismo c’entri poco con la pace e le presunte “missioni di pace”.
    Ai falsi indignati e agli esportatori di democrazia lascio, finché dura, la soddisfazione per la farsa elettorale irachena. Anche in Vietnam del sud, nel 1967, ci furono elezioni-farsa, con strombazzata affluenza dell’83% nonostante la “campagna terroristica vietcong”. Tutti a gongolare, a Washington e nelle sue dépendances.
    L’anno dopo ci fu l’offensiva del Tet.

  34. Caro passante (sperando di rivolgermi all’originale): il fatto è che comincio a temere che Andrea avesse in mente questa polemica (sul post intitolato, ai tempi, body bags, se non ricordo male) fin da quando è venuto qui. Liberissimo, certo. Forse, ora che l’ha tirata fuori, si potrà tornare a più miti (o a più attinenti) consigli. Vale anche per te, naturalmente, e per i tuoi cloni. Ti aspetto.

  35. Qua c’è troppa gente abituata a starsene col culo al caldo. Parlate di cose che conoscete per sentito dire. Credete di stare dalla parte della ragione. E gli altri chi sono? I militari con la bandiera della repubblica di salò in camerata, si. E allora? Si vede proprio che non avete fatto la naja. Quella bandiera stringe attorno a sè ragazzi presi da dalla paura di crepare da un momento all’altro. E’ la bandiera della paura. E’ un vessillo strappato che serve a scacciare il Grande Nemico: la paura. Non avete idea di cosa voglia dire conbattere sul serio, a volte per un’ideale, altre volte, molto più spesso, per “l’ideale” della sopravvivenza. Siate più umili e rispettosi con coloro che tornano da “eroi” in un cappotto di legno. Tacete su quello che non conoscete. Lasciate perdere le vostre piccole ideologie. L’uomo è quello che è. Ma anche sui campi di battaglia, tra la morte incessante, si respira la forza dell’uomo.
    Buona continuazione.

  36. Andrea, c’è una cosa che non capisco. Noi litigammo pesante su NI. Ma al primo che ti insultò mi vennero i nervi. Perché noi si litigava sulle idee, non si scadeva nel personale.
    Qui, invece: “Bui lo spaccone”, “Wuminghione”, ma dai, ti prego, che tristezza. Te lo dico da amico, anche se non ci siamo mai visti. E’ come se non ti riconoscessi.
    Poi: che la rete radicalizza lo sappiamo. Sembriamo tutti più “cattivi”. Io stesso, mi rendo conto, rileggendomi, che ho un tono da stronzo niente male. Capita. Oppure che faccio megastrafalcioni. Voglio fare una battuta e dico una frase di Mussolini spacciandola per una di Mao. Appena mi rileggo me ne accorgo, ma è troppo tardi, l’ho già spedito. E’ la velocità della rete, dei blog, lo sappiamo. Però, insomma… Ho visto lettori pronti ad uccidere per un “pò” al posto di “po’”, esantamadonna! Ma lo fate apposta, cazzo un po’ (con l’apocope) di indulgenza, ma vivete proprio male, fatevelo dire! Tutti così irritabili, attenti ai succhi gastrici, è un consiglio!
    Poi, ovvio, ci sono quelli che lo fanno apposta. Che godono nel provocare, nel spammare, nel diffondere maldicenze. Quelli proprio non mi interessano. La vita è una sola, non ho tempo.
    Comunque sia, i commenti sono comunque vitali, per come la vedo. Me ne sono accorto con il black out tecnico che c’è stato per due mesi su NI. Dovete sapere che all’inizio (me lo ha raccontato Tiziano Scarpa) NI neppure doveva avere i commenti (tipo: i miserabili). I fondatori di NI non li volevano. Poi alla fine (per ragioni troppo lunghe da spiegare) sono rimasti. Molti degli indiani continuavano a non gradirli (proprio perché ricettacolo di troll, spammer, e merde ambulanti varie).
    Io grazie ai commenti ho conosciuto persone di grande intelligenza e valore. Ho visto dibattiti accendersi e svilupparsi, ho visto la circolazione IMMEDIATA delle idee, come fossimo fra amici davanti a una birra, ma con molta più gente che discuteva. Ho visto scrittori e lettori confrontarsi alla pari. Non è poco. Il gioco, cioè, vale la candela. Quando i commenti su NI si bloccarono, anche i più ritrosi degli indiani se ne resero conto che quel silenzio “assordava”.
    (poi è arrivato supergianni e ha risolto tutto, ma questa è un’altra storia).
    Per finirla. Quando piscio fuori dalla tazza, mi rode un po’, ma chiedo scusa. E’ il consiglio che ti do, Andrea (senza star lì a dire: “ha cominciato prima lui”).
    Avresti stile. E non è poco, oggi, avere stile.

  37. Ex-combattente. Anche nelle guerre d’aggressione vigliacca, quando la morte incessante è soprattutto quella ALTRUI (più che altro civili innocenti), si respira la forza dell’uomo? Sì, quella dell’uomo di merda. I “nostri ragazzi” hanno paura di morire, ma guarda! Come mi piange il cuore! Non gliel’ha ordinato il dottore di andare là a fare i ganassa coi Ray-ban, servi sciocchi e senza dignità di Bush e dei petrolieri. Hanno paura e si stringono… intorno a cosa? Ma alla bandiera di Salò, naturalmente, altro bel regime che collaborò a stragi di civili, e aiutò a deportare gli ebrei nei campi di sterminio.
    La sai una cosa, ex? Fanno bene ad avere paura, e spero che abbiano sempre più motivi di averla. Se non proprio in una cassa di legno, che almeno tornino con le mutande indecentemente zozze di merda, ‘sti nazistelli.
    Tu, piuttosto, perchè sei “ex” combattente? Che ci fai lì in salotto in pantofole? Corri anche tu in Iraq, e domani in Iran, se ti è rimasto un briciolo di orgoglio. Hai visto mai che pure tu diventi un eroe nazionale…

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