TRE PIU' QUATTRO

Tre.

Tre libri:

REAL LIFE di Christpher Brookmyre, Meridiano Zero, Euro 16,00. Dalla recensione di Matteo Bittanti:

“Il protagonista è Raymond Ash, un trentenne disilluso che vive con poca convinzione il proprio doppio ruolo di padre e insegnante di inglese. Da bambino sognava di diventare una rockstar, da "grande" deve fare i conti con la vita reale. Per sfuggire alla pressione, Raymond si diletta con i videogiochi, trascorrendo intere nottate in mondi virtuali, fraggando nemici di poligoni e costruendosi una nuova identità. Le cose si fanno complicate quando riappare dal nulla un misterioso amico di gioventù, Simon Darcourt, che tutti credevano morto in un incidente d’aereo e che, invece, ha scelto la via dell’estremismo criminale. A quel punto, la vita di Raymond si trasforma letteralmente in un videogame, con colpi di scena a ripetizione, situazioni inverosimili e cadaveri in quantità industriale”.

IL VELO NERO di Rick Moody, Bompiani, Euro 18,00. Dalla recensione di Tommaso Pincio:
"Il velo nero è Moody dalla prima all’ultima riga e anche quando divaga su Hawthorne e lo scuro fazzoletto che il reverendo porta calato sul volto, ciò che davvero conta è il movimento ossessivo delle divagazioni, il modo contorto e ombroso attraverso il quale la coscienza si dipana e acquista forma nella pagina scritta. Probabilmente è vero che nella sua opera più narrativa, come per esempio nei perfetti racconti di The James Dean Garage Band (minimumfax, trad. di Adelaide Cioni, pp. 171, 12), Rick Moody dice molte più cose su di sé di quante non ne riveli nella sua confessione, che finga meno – si perdoni la facile battuta – nella fiction. Ma tutto sommato conta davvero qualcosa? Non è forse questo ciò che ci aspettiamo dalla vera letteratura: la dignità della menzogna? Non è vero che, a ben guardare, non sono né il cuore né le ossessioni a essere ingannevoli, bensì le confessioni?".
WALDEN di Henry David Thoreau, Donzelli, Euro 21,00. Dall’introduzione di Wu Ming 2:
"Lo humour, preso in sé, è l’unica valida alternativa agli stili retorici dominanti: l’apocalisse e l’ironia, che avvolge e raffredda qualsiasi discorso, arte di non mostrarsi mai coinvolti, sempre distaccati, per poter restare in bilico e decidere all’ultimo se farsi prendere sul serio. L’umorismo non lascia scampo a questo atteggiamento: chi osserva finisce osservato; chi vorrebbe sfiorare la superficie rimane sommerso; chi amerebbe giocare con la contraddizione se la ritrova negli occhi. Senza mai perdere la leggerezza".

Quattro.

Quattro sì

50 pensieri su “TRE PIU' QUATTRO

  1. Tanto per dire: il Walden è il MIO libro
    (e potrei dire che il blog è un po’ come la Vita nei Boschi che ciascheduno si crea, ma in questo caso mi verrebbe subito da piangere -son di lacrima facile).
    E poi sì, quattro sì

  2. “Il velo nero” l’ho appena comprato, ma non sono d’accordo con Pincio sui racconti di “The James Dean Garage Band” (letto di recente). Ho trovato un Moody fuori fase, sfocato. I racconti non sono granchè (a parte La rete e quello che intitola la raccolta), soprattutto se paragonati a due bellissimi libri come “Demonology” e “La più lucente corona d’angeli in cielo”. E a proposito di quest’ultimo, lode a minimumfax per averlo separato dalla raccolta di cui sopra, proprio non riesco a immaginarlo come un libro unico e sicuramente avrebbe messo in ombra tutto il bello che c’è dentro “La più lucente…

  3. Ecco, in questo caso, io giuro che non volevo scrivere, ma poi wu ming 2 ha scritto un recensione così beeeeella, così pacaaaata, che io anche se non posso comunicarvi cosa sto mangiando, ve lo voglio comunicare lo steeeesso.
    (.||.)

  4. “Real life” a mio parere è esilarante, oltre ad essere inquietante.
    La scena del supermercato prima mi ha fatto ridere, poi mi ha messo l’ansia e alla fine mi ha fatto visualizzare a pieno la mia patologia.
    Mi sono vista in mezzo ai surgelati brandire il mocio Vileda e cercare di scardinare la grata del condotto d’aerazione per accedere al livello superiore di gioco.
    Durante la lettura ho pensato, seriamente, di cestinare tutti gli FPS installati nel mio PC. Naturalmente questa crisi di coscienza è passata in fretta.
    Dopo “Real Life” attendo con impazienza jPod di Douglas Coupland e un buon romanzo sui MMORPG, che non è stato ancora scritto. Spero che Jaime D’Alessandro colmi presto questa lacuna.

  5. Caro, carissimo Signor Effe,
    lei non ci crederà, ma non faccio mica Langoni di cognome, quindi prevedo di non scrivere recensioni sull’inesistente, foss’anche esistenziale.
    E la prego di non sottovalutare la potenza deflagrante del Mocio.

  6. Brava signorina C, faccia la recensione di questo Libro Non Scritto, sarebbe interesante.
    Coraggio, che è sulla strada giusta (ma abbassi il Mocio Vileda, per favore, che potrebbe essere carico)

  7. Che mille factories si mettano in moto, ecco quel che pensa Wu Ming della Babette. Al momento, in azione ce ne sono diverse: noi, Kai Zen, Sparayurij, Anonima Scrittori, e sicuramente ne scordo altri.
    Poi, ovvio che WM2 allude. Ma non elude 🙂

  8. scusate, diamonds hai ragione tu sono il soldato julia! (svampita) ho sbagliato blog. è la risposta a uno più sotto. scusatemi. speriamo che in giro non ci siano, (l’anonimo, marina, la lettrice, serena, quella dell’sos scarparo… mi fermo se no diventa OT)

  9. Un festival, un concorso un gioco.
    ho chiesto scusa. mi sento come una cameriera che rompa i piatti mentre i signori mangiano. 🙂 va bene? andate avanti nella discussione. avanti. discussione. cameriera torna in cucina. cucina.
    🙂
    niente. i signori sono bunueliani.

  10. Per Angela. Scusa, di quali insulti parli? Giuro di non averti rivolto la parola, oggi.
    A meno che Fake di Angelina (con la a finale) non sia qualcun altro (di cui non vedo comunque messaggi).

  11. A parte
    1. che ho chiamato il “programma narconon”, per liberarmi della schiavitù del blog, di cui comincio ad avvertire oggi, come è sempre per le droghe, solo gli effetti negativi,
    2. mai mi sarei immaginato da grande di fare l’Onoratrice di uno Sport Nazionale, l’unico che in Italia passato il tempo delle Lee Pericoli e dei Cuccureddu, davvero riesca, che è quello dell’insulto: essere Insultati o Insultare. Io rientro negli onori della prima categoria.
    E’ uno sport che non mi piace (l’ho detto preferisco il ballo, e se non rispondo agli insulti è perchè non mi piace).
    Fake di angelina, (lieta di essere Onorata oggi dai tuoi insulti) ho detto che “non leggo per intero le recensioni di genna e lo ripeto (non mi sembra un insulto per genna, il blog è il luogo dello sbircio, più che dell’analisi), invece leggo sempre i libri di cui parlo, sempre.
    e non ho mai detto che bisogna fare un’esperienza per descriverla, ma se sei una suora o un prete (hai i paraocchi, la mania di insultare, appunto sei poco ingenuo e molto scafato) e parli di droga, quanto meno, male informi e allora parli di:blatte , gengiviti. muscoli tesi fino allo spasimo, dannazione eterna. io ho visto un sacco di drogati senza gengiviti, coi muscoli rilassati, senza gengivite, e per nulla dannati 🙂

  12. Sarò sicuramente banale, ma la prima cosa che mi è saltata agli occhi scorgendo i tre libri segnalati è il loro prezzo: nell’ordine 16, 18 e 21 euro; insomma, non poco. Ora, senza discutere del fatto se i libri in questione meritino la lettura e dunque l’acquisto (ho motivo di credere di sì), questi prezzi mi sembrano confermare una tendenza che, a mio avviso, si va consolidando anche qui da noi (dopo essere già stata pienamente documentata negli Stati Uniti, per esempio. Si veda http://abcnews.go.com/Entertainment/print?id=762071 ): un costante aumento del prezzo di copertina dei volumi nuovi, tale da incrementare probabilmente le entrate dell’industria libraria (tra il 2003 e il 2004 negli Usa il fatturato ha registrato un aumento netto del 2,8%) ma anche da far calare il numero dei libri venduti (sempre tra il 2003 e il 2004, negli Usa il calo è stato di 44 milioni di copie) e spingere sempre più lettori, soprattutto tra gli studenti, all’acquisto di volumi usati o a metà prezzo, nei remainders. Dunque, non vi pare che ultimamente anche qui in Italia si stia cominciando a premere un po’ troppo sul prezzo di copertina dei libri di nuova uscita, col rischio concreto (vista pure la recessione in corso) di veder ridursi il numero già esiguo dei lettori più o meno forti, sempre più chiamati a farsi due conti in tasca prima di procedere all’acquisto di libri che pure considerano meritevoli?

  13. A me è piaciuta molto la recensione di wu ming 2 – l’ho già detto – e molto ho apprezzato il pezzo che parla dall’ironia, l’umorismo, la distanza, le conseguenze dell’atteggiamento ironico nella vita.
    mi è piaciuto molto anche come il tutto è argomentato.
    a proposito volevo chiedere: wu ming 2 ma tu ci vieni sul blog? potresti ogni tanto “commentare” con noi? e nel caso wu ming 2 fosse assente, potrebbe wu ming1 riferirglielo? grazie 🙂 torno alle padelle. se le sentite cadere non pensate a buster keaton.
    perché magari mi sono fatta male davvero.

  14. Angela, se l’editore l’ha pubblicato a quel prezzo ha fatto dei calcoli sul punto di pareggio, però lo stesso è scandaloso e indipendentemente dalla bontà della traduzione io non lo compro e lo sconsiglio, cioè lo BOICOTTO. Del resto esiste in altre edizioni più economiche.

  15. Anch’io mi sono fermato ai prezzi. Scandaloso quello di Walden che è 250 p.
    Ma si vede che frega solamente a due persone che una pagina, cioè una facciata, costi 160 lire.
    Frega solo a noi due? Ehi gente che ne dite?

  16. la cosa che mi colpisce, oltre agli 80 centesimi a pagina(!!!!!) è:
    un editore non può essere così illuso da pensare che più di dieci persone comprino un libro così a quel prezzo.
    domanda: perchè lo fa, se se sa già che ci perderà? è una droga anche per lui? è una pia illusione? ha un’eredità donzelli (è donzelli vero?) su cui pesa un sacro – e giusto per carità! – senso di colpa? vuole in altre parole liberarsi del malloppo?

  17. Concordo sulla questione prezzi e sul loro aumento.
    Quello di Thoreau è attualmente in offerta su IBS nell’edizione BUR a 6.30.
    Su quello di Moody invece, bisogna tenere conto che sono ben 411 pagine.

  18. be’ anonima pugliese vissuta a milano (terronità rafforzata quindi), senza chiedere a monina vi manda il prossimo anche gratis – scegliere se fotocopia o mail. così mi levo l’ansia. consigli graditi 🙂

  19. Non per dire, ma guardate il prodotto italiano: ANONIMO LOMBARDO DI ORIGINE TEDESCA, 44 ENNE AL TERZO LIBRO A SOLI EURO 15,80 PER 430 PAGINE FITTE.;-)

  20. Fogliedivite sono d’accordo con te. Dieci giorni fa ho speso 36 euro ed ho già letto i due libri, accidentaccio. Credo che alla Biblioteca Provinciale mi vedranno molto più spesso.
    Saluti
    Una lettrice

  21. Confermo: il libro di Franz vale tutti gli euro che costa. Non mi succedeva da tempo di leggere un romanzo così impressionante: ha tutto, trama e senso.

  22. Confermo: il libro di Franz vale tutti gli euro che costa. Non mi succedeva da tempo di leggere un romanzo così impressionante: ha tutto, trama e senso.

  23. Ventun euro è in effetti un prezzo troppo alto. L’abbiamo scoperto oggi anche noi, guardando le copie-omaggio. Ci tengo quindi a precisare che non c’entriamo, non prendiamo percentuali, niente del genere. Le prefazioni sono pagate a forfait, quando ce le propongono, se la cosa ci stimola scriviamo, poi chi s’è visto s’è visto.
    [Per quel che riguarda i libri nostri, non credo ci si possa lamentare: la nuova edizione di “Asce di guerra” è più lunga e più curata eppure costa meno di quella del 2000! 🙂 E poi uno può sempre scaricarli gratis dal sito.]
    Ad ogni modo, la presentazione di WM2 è un invito a leggere il testo, uno dei più importanti di sempre, a prescindere dall’edizione.

  24. Sono contento di non aver detto una totale banalità — anche se, a dire il vero, avrei quasi preferito che mi smentiste. Perché, stando così le cose, se cioè il discorso del costo dei libri nuovi e dei conti preventivi in tasca comincia a essere una questione effettivamente sentita da più parti, questo vuole anche dire che al momento la situazione non butta granché bene, ovvero che lo spettro della recessione o comunque di un rallentamento più o meno marcato aleggia anche sul mondo del libro, che pure già non se la passava molto bene, e, insomma, non c’è da stare troppo allegri, specie per chi come me (traduttore) grosso modo ci vive coi libri e più in generale con l’editoria. Mah, spero veramente che qualcuno mi smentisca nella mia fosca visione del momento attuale (ne avevo avuto un primo, forte sentore all’ultima Fiera del libro di Torino, dove, a differenza di altre edizioni, mi era sembrato di vedere davvero poca gente andare in giro con buste piene di libri o anche di cataloghi) e, comunque, che il quadro economico generale mostri quanto prima qualche timido segnale di ripresa, sì da invogliare anche a tornare ad acquistare libri con maggiore spensieratezza, senza dover fare prima una stima del costo per pagina 🙂

  25. urgerà del Narcam in un futuro prossimo venturo,e nessuno me lo potrà negare.Perchè non posso sentir affermare che un libro deve costare in misura direttamente proporzionale al numero di pagine da cui è composto senza uscirne deteriorato.Se siamo su scherzi a parte è il caso che le telecamere facciano capolino.Tjuana mon amour di Ellroy è a malappena un racconto lungo,ma su un’ipotetica stadera dei pesi specifici per pareggiare il livello di massa neuronica portata a compimento in quelle quattro righe bisognerebbe portare le opere notturne della gauche nostrana.Seghe mentali comprese
    (angela,hai firmato un accordo di riservatezza come Russel Crowe di Insider con la tua commitenza oppure possiamo sapere a che progetto stai lavorando?)

  26. Non ho mai letto Walden, cioè solo qualche pagina, però è proprio come dice WM1, è un testo importantissimo. Era anche la “bibbia” di J. Cage, così, per dire fino a dove è riuscito a seminare. Io tutto sommato sono ignorantissimo, le letture fondamentali mi mancano tutte. E non è vero che se ne fa a meno.

  27. Brava Loredana, per i tre libri (a Moody tengo molto) ma soprattutto per il quarto, quello da scrivere, e per il coraggio di giustapporlo agli altri tre.

  28. C’è un passaggio di “Walden” bellissimo, un frammento di prosa poetica che vale la pena riportare:
    Coricato nel punto basso dell’arrivo, coricato tutto il giorno e tutta la notte, come avevo fatto il giorno precedente, giorni fatti di niente.
    Coricato ritorno alla pietra
    del sapere, la domanda
    quando un tonfo ricomposto per la fretta non riappare alla conquista ma s’ingravida alla notte della piana, notte dentro come un membro vorace, notte lontana e incapace di una città nostrana aliena, la ricca, la bella la falena
    che tuona memorie che frantuma storie…

  29. ciao, fake, scusa per il ritardo nella risposta. se non sei stato tu, scusami.
    ciao diamonds, non è che sia sto granchè quello a cui sto lavorando, ma sicuramente se ne parlassi sarebbe un OT. scusa anche tu per il ritardo nella risposta. ciao

  30. 4 si e una fatwa, la terribile fatwa di Zinna I
    http://italy.indymedia.org/news/2005/06/808481_comment.php
    In questo giorno che precede la grande battaglia contro la chiesa maschile singolare, di concerto con le Cardinalesse e le Supereroine combattenti la battaglia delle Pma; e con l’approvazione della sorellanza tutta, Noi Zinna Ia dichiariamo e intimiamo:
    Che ogni,
    e qualsiasi, e di qualsiasi natura e per qualsiasi ragione richiesto
    Accesso
    a qualunque delle sacre arti e ai sacri accessi femminei
    Sia vietato
    Fino alla fine dell’anno in corso
    A tutti gli orridi maschi che non abbiano contribuito, votando, al successo del referendum.
    A tal fine
    Intimo
    Alle sorelle tutte
    Di rifiutare qualsiasi contatto intimo, foss’anche puramente ludico, con gli esseri umani di sesso maschile
    che non potranno mostrare la scheda elettorale timbrata.
    Unica lex observandam est in argomenti procreationis est quam gaudii et voluntatis.
    A diviniis proscribit libertas in passionis vitae.
    Unica lex est quam desiderii
    memento: referendum votandum est ‘SI’ 12 iunio 2005

  31. Real Life l’avevo scovato in libreria e volevo leggerlo per scriverne (su gamesblog, più che su sestaluna).
    MBF peraltro ha un ottimo blog di letteratura, game culture e roba varia in inglese, una segnalazione non gli farà male:
    http://mbf.blogs.com/

  32. Ritorno brevemente sulla
    questione prezzi: e ci torno da
    libraio e non da cliente. I
    prezzi stanno lievitando a
    vista d’occhio ma Donzelli è
    da secoli che interpreta i libri
    come kamikaze e le vendite
    come massacri al mercato di
    Jeddah. VENTUNO EURO per
    un libro i cui diritti d’autore
    sono scaduti che Garibaldi era
    ancora vivo sono poco meno
    che una provocazione. Non
    stupisce allora trovare
    tonnellate di Donzelli nei
    remainders. E non basta dire
    che c’è la libera concorrenza e
    quindi uno può comprarsi
    l’edizione BUR, la vendita di
    un libro essendo anche un
    fatto culturale e non solo di
    bassa finanza. Vostro,
    BetteDabis

  33. Visto che le tastiere languono e siete tutti in giro a votare (o a far votare)ne aprofitto per un piccolo OT.
    Vi chiedo umilmente venia, ma non di sola letteratura vive l’uomo e su Carmilla c’è una piccola dimostrazione di come viva sicuramente peggio in caso di carenza abitativa e in presenza di politici negligenti (per usare una parola fine).
    Per quelli che ancora non lo sanno oltre ai prezzi di Donzelli trovo molto scandalosi e immorali gli affitti e i prezzi delle case. Credo di avere detto in altro post che sarei per un ripristino dell’equo canone con l’obbligo per i padroni di casa che non affittano di pagare salatissime tasse.
    Spero che non troppi tra voi siano proprietari di appartamenti in affitto io, ahimè, ho amici che sono su una strada, o si stanno incamminando su, a causa dello strozzinaggio affittuario o dell’impossibilità a reperire.
    Comunque leggetevi l’interessante estratto da una bella tesi di laurea:
    http://www.carmillaonline.com/archives/2005/06/001417print.html
    per tornare alla letteratura passate a:
    http://www.carmillaonline.com/archives/2005/06/001418print.html
    besos

  34. vado controcorrente e sapete che vi dico.Beh,i libri costano cari e noi approfittiamo dell’occasione per andarceli a scovare usati nei mercatini o mettendo annunci gratuiti nei secondamano di turno.Sarà un’occasione per cambiare aria.Inoltre nel blog ho due link che possono tornare utili alla causa:http://www.maremagnum.com e http://www.libraccio.it/
    .Naturalmente se uno è interessato esclusivamente a ciò che è uscito la scorsa settimana il discorso cambia completamente.è stato un piacere.Saludos

  35. Io ho già votato stamattina. E voi?

    Beh Beh, balbettò Monteiro Rossi, beh, la verità è che, la verità è che ho seguito le ragioni del quorum, forse non avrei dovuto, forse non avrei nemmeno voluto, ma è stato più forte di me.
    Trascrizione quasi verbatim da Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira, capitolo 6, Feltrinelli, Milano, 1994.]

  36. Scusate, una risposta semi-OT che inserisco qui perché sono passati un po’ di giorni e nel frattempo i commenti al post “sui blog letterari: episodio III” si sono esauriti.
    Nel post precedente, giorni fa mi chiedevano se gli scrittori leggono gli inediti che ricevo. Sì, eccome. Questo ha stupito qualcuno: “pensavo che non accadesse più che gli scrittori leggono gli autori inediti”. Eccome, se accade. Moltissimi scrittori donano tempo e competenza gratis per leggere e commentare i romanzi che ricevono costantemente, per posta o brevi menu alle presentazioni, conferenze eccetera. Non lo sapevate? Non esistono mica solo i benemeriti Quindici a fare questo lavoro. Praticamente tutti gli scrittori lo fanno, e gratis.
    Perché non mettto il mio nome qui in questo commento? Perché se lo mettessi me ne manderebbero ancora di più, e ne ricevo già abbastanza, e non sono ricco, non posso passare tutta la vita a lavorare gratis leggendo manoscritti di autori inediti. Voi quanto tempo passate a lavorare gratis per gli altri? Lo sapevate che ci sono tanti scrittori che leggono manoscritti senza chiedere un centesimo? Lo sapevate che molti si adoperano per trovare un editore agli autori che hanno talento? Provate ad andare da un avvocato e vedere se non vi chiede un compenso per starvi ad ascortare e darvi un parere professionale. Provate a chiamare un idraulico e vedete se non vi chiederà del denaro anche solo per essersi mosso fino a casa vostra.
    In quale altro campo artistico o professionale trovate una tale generosità? Vi risulta che i musicisti e le popstar e rockstar ascoltino nastri, master e registrazioni varie di gruppi sconosciuti? Vi risulta che artisti affermati girino per atelier a dare consigli e apprezzamenti ad artisti sconosciuti, e si sbattano per trovargli un gallerista?
    Infine, per Roquentin: dici che di recente hai avuto brutte esperienze in merito. Che cosa significa? Hai chiesto a uno scrittore di leggere un tuo manoscritto e si è rifiutato? O che cos’altro ti è successo?

  37. Brutta, anzi pessima esperienza, è stata la conoscenza di un mondo culturale che convive beatamente con la logica del pollaio, soprattutto ad alti livelli. Ma i polli non volano più di tanto, in ogni caso.
    La mia era una battuta, una chiosa, nulla più, per evitare che il tuo sembrasse un idillio. A fronte di tot persone dotate di una “coscienza civile”, per così dire, ci sono altrettanti impostori.
    Non ho spedito nessun manoscritto a scrittori, forse lo avrei fatto, in altre circostanze, ma tendo a fidarmi di pochissime persone (adesso). Troppe cose non mi convincono affatto.
    A margine, e per la precisione, confesso di avere inviato un manoscritto ad un editore una sola volta: l’ha letto “uno che”, si dice, sia uno scrittore (ma chi lo dice ha davvero un pessimo rapporto con la letteratura, ed il suddetto scrittore ha un pessimo rapporto con la lingua italiana, almeno al telefono: mi è sembrato genuinamente scemo; i suoi libri sono carta igienica rilegata, i conti tornano). Ma è stato un errore grossolano, ed è stato tutto mio, al punto da lasciarmi interdetto.
    Mi sono a lungo interrogato su quali strade possano portare a lavorare nel campo editoriale alcuni imbecilli straordinari: nel frattempo non me lo chiedo più, perché ho qualche risposta.
    Spero di non essere risultato troppo criptico. Per il resto, al limite, c’è la mia mail (nel caso in cui la storia ti incuriosisca, ma ritengo che sia banale). Non ti preoccupare, non ho intenzione di inviarti alcun manoscritto.
    Grazie e ciao,
    Ivan

  38. Non ho letto Walden, ma mi aveva colpito (e direi convinto) l’analisi che ne faceva Francesco Dragosei in “Lo squalo e il grattacielo”, come un testo reazionario (o qualcosa del genere, ora non ho il testo per recuperare la citazione, la posto appena possibile).

  39. Sono appena andato a votare (quattro “sì). Ero l’unico uomo. Prima e dopo di me, solo donne.
    Non mi è piaciuto il ricorso al referendum su una materia tanto complessa: lo dico da convinto sostenitore di molte battaglie radicali, che hanno contribuito a fare di questo Paese un posto appena più moderno.
    Sono arrivato, oggi, al seggio, dopo mesi di dubbi. All’inizio, il sofista che è in me si era ribellato. Rifletteva il sofista: “Negare la fecondazione eterologa vuol dire negarci la possibilità di costruire una vita umana. Ammettere l’aborto vuol dire permetterci di sacrificarne una. C’è un implicito – e drammatico – atto di modestia verso qualcosa che romanticamente potremmo chiamare Natura e più vichianamente Storia in questo abissale distinguo. È l’accettazione del fatto che può esservi nell’Uomo l’istinto e la volizione ad uccidere ma non la presunzione di farsi Dio. Concepire un figlio non è né un dono né un diritto; è soltanto il modo con cui la Natura perpetua se stessa, a difesa della propria mortalità. Tutti gli Uomini muoiono (anche i feti abortiti) ma non tutti gli Uomini nascono. Abortire – per dirlo in modo sinistro– è accelerare un evento certo; fabbricare embrioni è inverare una mera possibilità. Con conseguenze che non siamo capaci di immaginare”.
    Belle parole. Stronzate, in fondo. L’Italia s’è data una legge, in materia, che non ha eguali nel mondo occidentale.
    Il primo quesito riguarda l’abolizione di quella parte della legge 40 che attualmente vieta ai ricercatori di utilizzare cellule staminali prelevate da embrioni non utilizzati. Con le cellule staminali (che possono essere moltiplicate in laboratorio) si può tentare di combattere malattie come il cancro, la sclerosi, l’Alzheimer, il Parkinson e il diabete.
    Attualmente, in Italia, ci sono 30.000 embrioni non utilizzati, che giacciono nelle celle frigorifere degli ospedali. Verranno buttate nello scarico del cesso.
    Il secondo quesito riguarda l’abolizione della norma che non consente il congelamento degli embrioni e obbliga la fecondazione di un numero massimo di tre ovuli alla volta. Questo obbliga la donna, in caso di insuccesso del trattamento, a sottoporsi a più cicli di cura, con possibili danni per la sua salute. Inoltre, non permette alle coppie portatrici di malattie genetiche e infettive la cosiddetta “analisi reimpianto”, cioè un esame dell’embrione prima del suo trasferimento nell’utero della donna. Si espone così la donna a un doppio trauma: la possibilità di impiantare un embrione malato e la conseguente probabilità di dover ricorrere a un aborto terapeutico.
    Per essere più chiari: in nessun altro Paese occidentale, la donna è sottoposta ad una cosa del genere.
    Il terzo quesito riguarda l’abolizione della norma che assicura al concepito gli stessi diritti di una persona nata. Semplicemente non capisco come tale equiparazione possa non portare ad una ridiscussione della legge 194 sull’aborto. Ricordo che per la norma in esame “concepito” vuol dire l’ovulo già fecondato, ancora prima che si formi l’embrione. In parole povere: l’incontro tra uno spermatozoo e un uovo.
    Il quarto quesito – il più spinoso – riguarda la cosiddetta “fecondazione eterologa”, una tecnica (cui ricorrere solo in casi di grave sterilità) che consente alla coppia la fecondazione assistita anche utilizzando gameti di donatori esterni alla coppia. La legge attuale vieta questa pratica, ma consente la “fecondazione omologa”, e cioè la fecondazione con gameti del maschio della coppia. La fecondazione eterologa, in barba alle Apocalissi di chi la vuole negare, è una tecnica PER LA FAMIGLIA, per un uomo e una donna che vogliono un figlio, vogliono costruire una famiglia, ma non possono. Quest’uomo e questa donna, oggi, andranno in Spagna o in Inghilterra o in Austria, se hanno i soldi per farlo. Vorrei ricordare anche che l’infertilità colpisce, in Italia, una famiglia su cinque. Con questa legge, queste famiglie sono di serie B; anzi, direi che NON SONO FAMIGLIE, per il mostruoso concetto secondo cui una famiglia si fonda sullo sperma del maschio.
    Da oggi, questo Paese che vanta già alcuni record di cui non possiamo vantarci, fa un salto indietro di quarant’anni. Qualcuno ci ha costretti a pensare che la Terra è un disco piatto.

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