TRE

Prima nota.
Gli “amici di Drive in” mandano via mail un lungo comunicato dove ricordano fra l’altro, unitamente a molti pareri favorevoli forniti all’epoca da Maurizio Cucchi, Omar Calabrese eccetera:

“Contro il Drive in si è mossa da mesi una vera e propria macchina del fango. Chi in mala fede, chi acriticamente, chi semplicemente non ricordando, confonde o accomuna il programma culto degli anni ’80 con “Colpo Grosso”. Drive in, trasmissione libera e libertaria, una parodia dell’Italia degli esagerati anni ’80, della Milano da bere, del riflusso, dell’edonismo reaganiano, era un programma comico e satirico. Le ragazze “fast food” erano iperboli: figure retoriche viventi, caricature al pari del paninaro, del bocconiano, del dott. Vermilione, della top model, della professoressa, della moglie dell’onorevole Coccovace”.

Seconda nota.
C’è una recensione da non perdere, con annessa discussione, su Il libro dei bambini di Antonia Byatt, fatta da Wu Ming 4.

Terza nota.
Che in realtà è una considerazione. Nessuno si è accorto che il 6 aprile, giorno in cui è stata fissata l’udienza per il premier, è anche il secondo anniversario del terremoto a L’Aquila?

155 pensieri su “TRE

  1. Sulla nota degli amici di Drive-in. All’epoca avevo pochi anni e nel paesino dove vivevo i ripetitori della Fininvest non funzionavano. Ebbene sì. Siamo tutti cresciuti liberi dai condizionamenti di cui oggi subiamo le conseguenze.
    Volevo segnalare in merito un bellissimo saggio di Massimiliano Panarari, “L’egemonia sottoculturale: L’italia da Gramsci al gossip”, edito da Einaudi. Analisi perfetta del come dalle ragazze fast-food, “figure retoriche viventi, caricature al pari del paninaro, del bocconiano…” sia nato il virus che ci ha portato all’attuale condizione della donna in Italia.
    Buona giornata,
    Arianna

  2. “all’epoca” qualsiasi cosa potesse essere definita “postmoderna” mandava in sollucchero intellettuali e semiologi del Dams in particolare.
    I quali forse non avevano previsto che certi elementi portanti di Drive in sarebbero diventati il Canone – il quale a sua volta, come sempre succede, è stato rivisitato e corretto fino ad arrivare al grottesco.

  3. Per la cronaca, il 6 aprile sarà anche la giornata della memoria delle vittime dei terremoti, come detto nel decreto milleproroghe, e c’è chi maligna sul fatto che, in occasione della prima celebrazione, il premier potrebbe avere un legittimo impedimento…
    Passando a Drive In, nella mail dei suoi amici ci sono due elementi che sembrano interessanti:
    – i pareri favorevoli espressi ai tempi del programma da delle persone (suppongo intellettuali di sinistra); che era anche il tema di un articolo del Giornale di alcuni giorni fa. Ma, a parte che con il tempo i pareri possono cambiare, ma è diventato praticamente un luogo comune che la sinistra si divide su tutto, e dovrebbe essere unita proprio sulla critica a Drive In? E perché le persone che oggi lo criticano dovrebbero vivere come una contraddizione il fatto che altri invece lo apprezzano/apprezzavano? Questi tizi hanno una immagine aristotelica della critica, basata sugli ipse dixit.
    – criticano questo presunto accostamento a Colpo grosso, e se lo ritengono offensivo vuol dire che ritengono la trasmissione di Smaila peggiore di Drive In. Ma a me sembra fuori luogo paragonare l’esposizione del corpo femminile in un programma che è dichiaratamente erotico (per quanto soft) con quello in un programma che, nei loro termini, è comico e satirico.

  4. “La macchina del fango non e’ quella che dici tu. E’ una macchina vera che sta ad Arcore e si usa con una vasca e due lottatrici nude” (cit.)

  5. Detto questo (scusatemi ma non ho resistito: la battuta di Guzzanti sembra fatta apposta per i comunicati Mediaset), spero davvero che il 6 aprile possa rappresentare un giro di vite per la situazione del Paese, lo spero davvero di cuore

  6. Dunque – alcune osservazioni a random sul Drive In – che io so teorica dentro! Ahò fateme sfogà 🙂 PPPP
    Un po’ di eleganza e distacco come ho visto per esempio in certe figure tipo Lanza – e ho detto tutto – farebbe bene a i poverini della macchina del fango. Senza scomodare categorie che si manipolano in maniera forse troppo superficiale, si poteva dire che il Drive In era un formato innovatore sotto molto aspetti, non tanto per la satira(non tanto proprio pe gniente) ma diciamo per un modo di fare televisione, anche al livello basico e tecnico – che superava certe dicotomie spaziali, che usava la cinepresa in un modo diverso, e i ruoli dei comici anche. Ma quel modo nuovo di giocare ruoli e spazi non aveva proprio niente di postomoderno, e metteva avanti perlopiù ruoli arcaici gonfiandoli. Il poliziotto col figlio omosessuale non aveva niente di postmoderno era tutto pre: uno stronzo come tanti ce n’erano. Non era un poliziotto omosessuale, non mischiava nella sua persona topoi derivati da contesti ideologici e storici diversi. Un vecchio stronzo come tanti che fa le vecchie battute stronze di sempre. Le ragazze del drive in, non riuscivano a mischiare mondi diversi, erano solo le vecchie signorine grandi firme colle sise strizzate nei body dei poster a dire le cazzate che ci si aspettava da loro. Il postmodernismo implica spiazzamento, contaminazione, sfida tra storie ideologiche ed estetiche diverse, approdando spesso al qualunquismo, ma mettendo in quel qualunquismo un desiderio di democrazia che Calabrese non sa ndo sta di casa. Allora era più elegante dire che in quel momento non era una priorità mentale da parte degli autori la democrazia di genere, che agli autori in quel momento importava altro, e persino rivendicare con la responsabilità delle proprie scelte il proprio sessismo – oppure dire, era bello ben fatto creava una miscela estetica e cromatica nuova (e questo per me è corretto riconoscerlo) ma forse in quella direzione abbiamo esagerato – o forse avremmo potuto aggiungere altro Oppure di tutte le cose da imitare del Drive in questa era la meno importante. Invece questo modo di difendere la trasmissione mi sembra ipocrita e in un certo modo non fa neanche giustizia alla trasmissione stessa.
    Vedete, qualcuno si è mai sognato di dire ad Arbore che le ragazzine coccode e le femminelle del cacao meravigliao erano delle grandissime gnocche? No. e come mai?

  7. “Nessuno si è accorto che il 6 aprile, giorno in cui è stata fissata l’udienza per il premier, è anche il secondo anniversario del terremoto a L’Aquila?”
    Io sì.
    È la Nemesi, bellezza!

  8. Quoto zauberei al 100%. Avevo espresso le stesse opinioni a qualcuno che, nei primi post relativi alla questione Drive-in sul blog, mi chiedeva se a pare mio il personaggio del poliziotto non potesse essere in qualche modo apprezzato. No, assolutamente no. Ma credo che zauberei abbia spiegato perfettamente cosa gli mancava e cosa aveva di troppo per essere considerato una figura postmoderna, o al minimo un personaggio satirico o ironico.
    Grazie zaub!

  9. Dici Laura? Come fa un concetto del genere a rimanere sul piano dello stile scorporandosi dai contenuti? Non è una cosa che si può dire a proposito del postmoderno perchè lo scavalcamento dei contenuti portandoli dietro è nella definizione stessa del concetto. E comunque non è una critica che si può mettere in ballo quando si viene accusati proprio sui contenuti.
    (Mo a Loredana co tutte ste seghe alle code dei gatti je viè un tracollo:)

  10. comunque non volevo entrare nel merito del se il Drive in fosse o no postmoderno: il senso del mio commento era che certi pareri datati rivelano – secondo me come limite – l’influenza di un certo clima culturale che faceva molto moda.

  11. visto che con il terremoto ho un personalissimo dente avvelenato certo che me ne sono accorta, e l’ ho proposta come festa nazionale visto che per il 17 marzo ancora non si capisce se abbiamo voglia di festeggiare o meno.
    Intanto in Olanda si parla molto di tutta la questione donne e B.: sabato scorso per un programma radio (met het oog op morgen) e questo sabato, dalle 12 alle 14 in Koppen en Spijkers insieme a quelle che la redattrice ha definito: donne italiane informate. Visto che no potrò esserci gliene ho spedite una decina, vedremo cosa diranno agli olandesi in proposito.

  12. Quasi dimenticavo Drive In, ma se dopo 30 anni quello che è sedimentato è l’ associazione Drive In e Colpo grosso, e non per esempio Colpo Grosso e Indietro tutta, dove pure le bonazze ironiche erano molto presenti, direi che la questione si commenta da sola.

  13. ah zaub scusa, vedo ora il tuo commento sopra…così d’istinto mi viene da notare che proprio pochi gg fa qui dentro si criticava la critica dei contenuti…però non ti so rispondere perché io sto dalla parte dei contenuti! pur avendo fatto il Dams 🙂 credo che per scorporare i contenuti si debba aver voglia di fare il surf, ecco.

  14. Oh, ecco: mi era sfuggito, il parere dell’autorevole semiologo che dopo aver per anni teorizzato al DAMS la “controguerriglia semiologica” (parole sue) contro il sistema dei segni del potere, aveva trovato più utile (per sé) farsi pagare dalla FIAT per nominare le nuove auto con parole bisillabi. Nessuno che abbia mai spezzato una lancia in favore di Smaila e Paradiso, invece? Capperi, anche “Colpo” e “Grosso” sono parole di due sillabe, come “Dràiv-In”, “Panda”, “Uno”, “Duna”, “Bravo”…

  15. Programmi come Drive In e Indietro Tutta di post-moderno avevano la sbandierata “ironia”. Si faceva dell’ironia sui modelli: il machismo, le tettone anni Cinquanta (che piacevano tanto a Fellini), i politici maneggioni, i tormentoni pubblicitari, etc. L’ironia salvava tutti, da Ricci ad Arbore. Ma come? Ci prendete sul serio? Noi stiamo facendo semiologia! Noi ridiamo sugli stereotipi! Noi siamo raffinati situazionisti! Infatti tutti i semiologi di grido stanno dalla nostra parte!
    Se vogliamo era una reazione all’ideologismo del decennio precedente, all’esasperata conflittualità politica e di genere, alla grevità degli anni di piombo, etc. etc. Era lo spirito dei ruggenti anni Ottanta. Intanto, fuori dal tubo catodico, le lotte del decennio precedente venivano messe in discussione in tutto il mondo: la Thatcher, Reagan e Craxi invertivano la tendenza e si proponevano come modernizzatori, laddove ammodernamento significava esattamente il suo contrario: arretramento sociale e culturale. I frutti li avremmo raccolti negli anni a venire, fino ai cascami attuali. I modernizzatori come Antonio Ricci e Arbore erano il corrispettivo di Craxi e Reagan (“edonismo reaganiano” fu appunto un’espressione coniata da D’Agostino in una trasmissione di Arbore di quegli anni che voleva cogliere, e soprattutto rivendicare, lo spirito dei tempi): non stavano proponendo proprio niente di nuovo – come invece Arbore aveva fatto ad esempio negli anni Settanta – bensì riproponevano il vecchio, gli stereotipi del varietà e della commedia erotica all’italiana, in un format diverso e con uno spirito autoironico. Poi le tettone avrebbero lasciato il posto alle ragazze post-adolescenti di Boncompagni e ancora di Ricci (le Veline che fanno il verso a quelle che facevano il verso…).
    Secondo me non si tratta di dare a Ricci chissà quali colpe o responsabilità, ma semplicemente di “storicizzarlo”. Forse il vento sta cambiando e pure lui, che i giri di vento li ha captati sempre molto bene, se ne rende conto. Forse gli anni Ottanta stanno davvero finendo. E lui può andarsene in pensione.

  16. @Wu Ming 4 una recensione meravigliosa di quelle che fanno venir voglia di uscire e dirigersi verso la prima libreria aperta, io poi che sono sempre avida di” racconti di vita” ho letto i commenti come se avessi davvero davanti gli autori e potessi farmi raccontare le loro infanzie e raccontargli la mia!!quindi semplicemente grazie

  17. Scusate ma “Contro il Drive in si è mossa da mesi una vera e propria macchina del fango” per dire che ‘Drive in’ è oggetto di critiche più o meno condivisibili è una formulazione ironica, una iperbole, una figura retorica come le ragazze fast food?
    Parole al silicone come le tette? e no, basta, non se ne può più.
    Wu ming 4 ha detto: gli anni ottanta stanno proprio finendo. E Totò prima di lui: Italiani arrangiatevi!

  18. Quindi stanno rivalutando Drive-in in nome dell’ironia, del postmodernismo e di presunti sdoganamenti semiologici… a quando la riscoperta in chiave sociosemioantropologica del fumetto horror-erotico-fantascientifico anni ’70-’80? Aspettiamo tutti con ansia il momento in cui la nutrita schiera degli “amici di Drive-in” sarà rimpolpata dai “figliocci di Terror”, dai “cugini del Lando” e dalle “sorelle di Zora”.

  19. Del senno di poi son piene le fosse. E’ facilissimo ora fare collegamenti tra Drive in e Ruby. All’epoca non lo era. Tutto qui.
    Io sono molto d’accordo con la lettera degli amici del Drive in. Ma allo stesso tempo lo sono anche con Wu Ming 4. Le due cose non sono incompatibili.

  20. Che ci sia una causalità lineare tra Drive in e Ruby neppure io lo credo o, meglio, non lo so e comunque è una cosa da dimostrare. Ma bollare critiche che sono legittime, anche se per molti non condivisibili, come ‘macchina del fango’ pare davvero eccessivo.
    Le macchine del fango sono una cosa, le critiche sono un’altra cosa. Cosa aggiunge a quella lettera degli amici di ‘drive in’ quell’espressione?
    Perché se usata in modo distratto, vabbé è una svista, ma dai semiologi uno questo tipo di sviste non se le aspetta.
    Ricci come Boffo? Ma andiamo, davvero un po’ di senso delle proporzioni. Non siamo a ‘drive in’ (con tutto il rispetto per una trasmissione di cui ho visto solo qualche spezzone), un conto è dirsi situazionisti un conto cadere nel ridicolo.

  21. Valeria: come fai a giudicare una trasmissione di cui, per tua stessa ammissione, hai “visto solo qualche spezzone”? Se non l’hai mai vista, non puoi dire se sia o meno giustificato l’espressione “macchina del fango”.
    Io non ho mai visto Indietro tutta o Ciao Darwin. Non mi sognerei di dare giudizi su cosa abbiano o non abbiano rappresentato.
    Boh.

  22. Soprattutto – capisco che per i compilatori della lettera certe questioni siano solo fango nel senso di roba che oscura lo scintillio originario della trasmissione. Ma sfugge questo – che quando si dice che Drive ha inaugurato una certa immagine della donna in tivvù – non solo le sise, ma le mossette il tono di voce in falsetto, certe smorfie che l’ultima volta l’hai viste al nido – non è che frega tanto la saggistica sulla televisione, ma il fatto che come donna ti incazzavi allora come adesso. Ora l’è vero che alcuni intellettuali dissero un po di cazzate all’epoca – ma oh’ non ci voleva Schopenauer a capire che il Drive In era na boiata.

    Infine – io credo che sebbene il sessimo era presente anche li e in modo deciso, la decodifica comica era da Arbore più forte, e le femmine di Arbore erano contornate da altre donne che facevano ridere senza passare per le sise. Anche io come fata trovo ingiusto non tenerne conto.

  23. Tuscan dici? Forse è il tema, forse sono le donne che prima di essere proprio sicuri che le trattano male bisogna vede’ tutta la serie.
    Se io in un microsecondo di una trasmissione vedo uno bittado di nero ghe parla come un bovero negro dentro un bentolone sotto la balma, che dici devo aspettare tre ore per esprimere una preoccupazione razzista? Ciao Darwin io l’ho visto per un’oretta – poi sono corsa al bagno a vomitare. Un po’ come l’innesto per gli alcolisiti l’associazione è talmente forte che non mi azzardo a ripetere l’esperienza.

  24. Scusa, tuscan foodie, io non ho dato un giudizio sulla trasmissione, ho dato un giudizio sulla lettera.
    Per quanto dure e immotivate gli amici di ‘drive in’ considerino certe critiche, qualificarle come ‘macchina del fango’ mi pare decisamente sproporzionato.
    Insomma, cerchiamo di fare delle distinzioni.
    .
    E comunque ripeto quello che ho detto in una altro thread sempre su drive in. Quello che mi mette in sospetto sono proprio le lodi sperticatamente raffinate di semiotici e filosofi: per goderne appieno (di uno spettacolo popolare, sia detto) sembra che si debba avere una specializzazione in estetica.
    E, siccome il target cui si riferisce mediaset non mi pare essere quello dei filosofi, mi immagino che Ricci, con i suoi committenti, abbia fatto questo tipo di ragionamento: io, intellettuale colto, con ironia postmoderna, metto in bella mostra culi e tette poi, se tu – spettatore – sei filofoso, metti in moto le tue competenze semiotiche e metagodi, se non sei filosofi godi soltanto, modernamente, ma senza post.
    A me pare che di schizzi di fango nella mia critica non ce ne sia nemmeno uno.

  25. @Zau
    Ma quello che io contesto e’ proprio il dire che Drive in e’ stato l’inizio di una certa rappresentazione della donna. nella puntata di matrix con la Lipperini mi pare abbiano fatto vedere come negli stessi mesi in cui canale 5 lancio’ Drive In la rai facesse vedere gli spogliarelli a tarda notte.
    Ora, di grazia: lo spogliarello (mi pare integrale) sulla Rai va bene, e Drive in no?
    Mi pare si sia MOLTO selettivi nello scegliere i proprio obiettivi. E’ un classico italiano: ci si scaglia solo contro certe cose, mentre su altre (identiche o piu’ gravi) tutti muti. Perche’ non fanno comodo. E no, non voglio fare del “benaltrismo”, perche’ qui il problema c’e’, non e’ che e’ ben altro. Pero’ tutta questa rabbia nei confronti di Drive in mi pare davvero inspiegabile. O forse e’ spiegabilissima, ma non con tematiche che riguardano la dignita’ della donna: semplicemente si vuole attaccare un programma di B.
    In particolare non riesco davvero a capire in cosa le donne sculettanti del cacao meravigliao di Indietro Tutta fossero diverse dalle maggiorate del Drive in.
    Boh.

  26. @Valeria:
    Allora ho frainteso, perdono. Comunque tranquilla, io filosofo non sono. Ero (e sono) molto terra terra, e Drive in lo apprezzavo molto! E del postmodernismo e della semiotica (di cui all’epoca non sapevo nulla) credo davvero non ce ne fosse bisogno all’epoca!

  27. tuscan, anch’io non sono una teorica, e ricordo che ai tempi di Drive In i giovani maschi che avevo intorno erano molto presi eroticamente, diciamo così, dalle maggiorate del programma (o anche dalle non maggiorate, visto che Lori Del Santo non rientra in questa categoria), mentre per tutti era evidente che le ragazze coccodè fossero una presa in giro, probabilmente proprio delle donne di Drive In, e a esse infatti non erano dedicati servizi nei giornaletti ecc. Inoltre nelle trasmissioni di Arbore erano presenti, come ricorda zuberei, delle comiche di personalità, che contribuivano fortemente al programma nel suo complesso, e secondo me questa è una differenza sostanziale. a me non pare nemmeno che le trasmissioni di Arbore promuovessero modelli di edonismo reaganiano, comunque.

  28. Fata, ma scusa, ma tutti i personaggi creati dal drive in? Il paninaro, Vito Catuozzo, As fidanken (o come si chiamava). Le donne erano “in mezzo” alle varie scenette dei comici, NON erano il programma! Come si puo’ negare questo? Ma se ha creato delle espressioni comiche che durano ancora (e’ lui o non e’ lui? E’ lui o non e’ lui? CERRRRRRRRTO che e’ lui!). Le donnine erano un “di piu'”. Importante, ma un di piu’. Il vero programma erano i comici.
    Tra l’altro, se non ricordo male, le varie donne avevano spesso delle battute molto acide sulla situazione politica del momento.
    Io non voglio dire fosse meglio di Arbore o peggio. Solo che non capisco perche’ ci si focalizzi SOLO sul Drive in, e non sugli spogliarelli di Mamma Rai o le ballerine brasiliane del cacao meravigliao, che erano meno vestite delle pin up (a parte le piume).

  29. Tuscan foodie, ai tempi forse non ero nemmeno nato, quindi non parlo per esperienza diretta, però a rigor di logica la risposta sugli spogliarelli è la stessa che vale per Colpo Grosso: il nudo – anche integrale – in un programma erotico ha un senso. Il nudo – anche non integrale – in un programma comico ha un senso diverso.
    Non si tratta di negare che “Le donne erano “in mezzo” alle varie scenette dei comici, NON erano il programma!”: è esattamente questo il problema.

  30. Secondo me c’è un fraintendimento di base… non penso che la critica a Drive-In sia fatta “in esclusiva”, né ad personam. Ad essere stigmatizzata è, in generale, una certa rappresentazione stereotipata dei generi e dei tipi sociali, comune a molta televisione.
    .
    Vorrei ricordare che, negli stessi anni in cui trionfava Drive-In (e pure prima) c’era un consumo piuttosto diffuso di fumetti pornoerotici, editi da case come la Ediperiodici, venduti da tutte le edicole del regno, che esploravano financo gli angoli più “malsani” dell’immaginario sessuale, e che offrivano rappresentazioni di genere di gran lunga peggiori di quelle proposte in tv.
    .
    Forse Drive-In è preso come una specie di caso esemplare, anche sull’onda del suo “sdoganamento” ad opera di firme prestigiose e autorevoli, e considerato il fatto che il suo ideatore è ancora oggi presente nella tv italiana e continua a offrire prodotti analoghi – anzi, peggiori.

  31. Tuscan fata allude alla presenza di comichE di personalità, non regazzette gnude che fanno da condimento. In secondo luogo mettere sullo stesso piano un programma erotico a tarda serata e un programma comico in prima serata vuol dire credere che l’erotismo è il problema. Ma non è quello il problema. Il problema è che in un programma ampio che deve far ridere tutti e che deve fornire rappresentazioni per tutti, ci sono tutti i tipi maschili e un solo tipo femminile: l’oca troia. A me non interessa modificare il libero diritto all’eros, o alla rappresentazione erotica del femminile. A me mi incazza che questa ha tracimato e ha ricoperto tutte le trasmissioni con un unico modello di donna.
    Se no finiamo pure per buttare al cesso le foto di Mappethorpe la Venere di Milo -e una sana scopata. Il punto non è il corpo mai. Il punto è scoprire che a un certo punto la rappresentazione del femminile è diventata solo così.

  32. @ Don Cave: forse ci hai visto giusto.
    @Altri: francamente non capisco. Chi dice una cosa, chi ne dice un’altra. Chi “il problema sono le donne nude”, chi “no, il problema sono che e’ in prima serata”, chi “si’, ma le donne nude di Arbore erano ironiche”.
    Boh. Ve saluto. Mi sa che non ci capiamo proprio.

  33. @Skeight:
    Sai benissimo cosa intendevo. Anche nel tuo messaggio precedente hai fatto finta di non capire ed hai estrapolato una mia frase, senza notare che era in risposta a un intervento precedente.
    E’ un gioco che non m’interessa. Divertitevi da soli.

  34. Io c’ero e non mi divertivo a vedere Tinì Cansino, mentre mi divertivo, e molto, con Arbore. Se uno chiama le ragazze coccodè e le veste da gallina e non si chiama Antonio Ricci possiamo presumere che faccia dell’ironia, o no? Se uno si chiama Ricci e per trent’anni presenta poppe e culi sui pattini a rotelle siamo sicuri che non faccia dell’ironia, con buona pace della semiotica e del postmodernismo. Adesso fa il santo martire e tira in ballo la macchina del fango di cui il suo datore di lavoro ha l’esclusiva. Ma ci faccia il piacere!

  35. Tuscan, secondo te faccio finta di non capire, io invece credo di aver capito benissimo ma forse mi sbaglio, quindi chiariamo ‘sto punto: il fatto che la tua fosse una risposta a un intervento precedente non mi cambia nulla, perché a me interessava rispondere al quesito che tu ponevi (perché Drive In sì e lo spettacolo di spogliarelli in Rai no). La frase che ho estrapolato dal tuo discorso serviva a rafforzare il mio argomento, ma forse là non sono stato chiaro.
    Per quanto riguarda il secondo intervento, non è che ho fatto finta di non capire: era una perculatio in risposta a un atteggiamento che, se permetti, è quello sì da finto tonto (trovare incoerente che persone diverse possano criticare per motivi diversi lo stesso programma). Almeno, spero che sia da finto tonto, altrimenti vorrebbe dire che lo stereotipo di Libero per cui quelli “de sinistra” la pensano tutti allo stesso modo – per cui può essere tacciato di incoerenza chi magari non è d’accordo con quel che ha scritto chissachì 30 anni prima – è più diffuso di quanto temessi.

  36. Intervengo solo per dire che quoto Skeight e Zaub. Ma scusate mo’ c’è pure chi se la prende coi fumetti? Io le cose di ‘sta Ediperiodici non le ho mai lette, non le conosco per niente e non so dire se e quanto ci fosse di “malsano”, ma di sto passo non vorrei ce la si prendesse con la Valentina di Crepax o con Dylan Dog che darebbe il pessimo esempio perchè quasi ogni mese va a letto con una donna diversa (comunque Dylan, da inguaribile romantico qual è, si innamora tutte le volte, è importante ricordarlo)

  37. @ Tuscan
    Non so se io e te possiamo capirci. Io credo di sì. In un commento precedente hai detto di avere apprezzato Drive In a suo tempo, ma di condividere anche la mia analisi, diciamo così, “storica” sul fatto che certe trasmissioni televisive restituissero lo spirito degli anni Ottanta.
    Altri/e non condividono il fatto che si siano messi i programmi di Ricci e quelli di Arbore di quel decennio nello stesso mucchio.
    Provo a essere meno rozzo.
    Anch’io come te apprezzavo Drive In. Lo apprezzavo “davvero”, nel senso che il mio apprezzamento era molto poco semiotico e molto più terra terra: ero nella prima adolescenza e mi facevo le seghe pensando a Tinì Cansino. Secondo me, se qualcuno crede che quelle pose e quei modelli di corporeità femminile non abbiano influito sulla costituzione dell’immaginario sessuale dei maschi della mia generazione prende un grosso abbaglio, o mente sapendo di mentire. C’è un film interessante, vagamente ispirato alla vita di John Holmes, “Boogie Nights”, in cui la trasformazione da un certo modello di sessualità a un altro è raccontata dall’interno del mondo della cinematografia porno, proprio nel passaggio tra la fine degli anni Settanta e l’avanzata nei profondi Ottanta. Paradossalmente proprio lo sguardo obliquo e parziale di quel film focalizza bene il riflusso culturale che trovò compimento nell’arco di quel decennio di merda (merda che include l’eroina, poi la coca, lo yuppismo, l’ideologia della competitività, il modernismo craxiano, e chi più ne ha…).
    Questo per concordare sul fatto che Drive In era parte di quel riflusso, insieme a tanta altra roba.
    Il Renzo Arbore degli anni Ottanta era un po’ diverso, forse sì. “Indietro tutta” (che era già altro da “Quelli della notte”) faceva la parodia delle ragazze oche di Drive In. Ma anche dei quiz a premi, delle telefonate da casa, degli sponsor in trasmissione, dei luoghi comuni su polentoni e terroni, etc. Era la tv che rideva di se stessa. A differenza di Ricci, che è sempre rimasto in cabina di regia, Arbore era lì col suo faccione ad ammiccare al telespettatore, a fare l’occhiolino, a cercare l’intesa, a ridere insieme a noi dei suoi ospiti (creature che avrebbero intasato i palinsesti per i vent’anni successivi). Ripeto che la fortunata espressione “edonismo reaganiano” venne coniata a “Quelli della notte” (1985) da Roberto D’Agostino per rivendicare in chiave trendy il riflusso di quel decennio. Lo stesso D’Agostino che l’anno dopo lanciava, sempre dalle trasmissioni di Arbore, il suo libro “Come vivere – e bene – senza i comunisti. La prima guida a ciò che conta veramente nella vita”.
    Ecco, a scanso di equivoci, ti dirò che personalmente apprezzavo molto anche i programmi di Arbore e li guardavo sempre. Non mi interessa affatto dare giudizi qualitativi, non sono un critico televisivo, men che meno un filosofo. Però io c’ero e non posso fingere che quelle trasmissioni televisive non fossero figlie di un’atmosfera più o meno diffusa e non ce la restituissero tutta, non ce la sparassero in faccia, non la megafonassero. Il messaggio era chiaro: nulla deve impressionarci, di tutto dobbiamo ridere, ogni cosa può essere ribaltata nel suo opposto, guai a prendersi sul serio, godiamocela. Infatti chi poteva (e finché ha potuto) se l’è goduta… e tutti gli altri se ne andassero affanculo.
    Io in quegli anni mi sono annoiato moltissimo. Età sfigata l’adolescenza. Forse anche per quello quei programmi mi sembravano così brillanti. Poi ho comincato a vivere, e d’improvviso è la tv che mi è risultata noiosissima. Adesso, se per caso mi capita di passare su Striscia la Notizia mentre faccio zapping, mi sembra di guardare i dinosauri sotto vetro. E in effetti, a pensarci bene, è un format nato negli anni Ottanta. Sì, sarebbe davvero ora che finissero…

  38. e aggiungo che c’ha ragione Wu Ming 4: invece di dare la colpa a Ricci piuttosto che a Arbore piuttosto che a Colpo Grosso piuttosto che ai fumetti erotici, storicizziamo un po’. Volevo dire poche cose e invece non me so’ trattenuto. Scusate, mo’ mi taccio.

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