Preparatevi, perchè in questo breve post andrò a ingrossare la schiera di chi è molto preoccupato per il nuovo governo. Liberi di dirmi “ma stavamo peggio prima”, di accusarmi di mugugno e disfattismo, e anche di populismo, se piace, ma prima leggete.
Dunque, quel che si sa è che la riforma del lavoro cui il premier Monti ha fatto cenno nel discorso di ieri, si basa sulla proposta di Pietro Ichino. Flex security. La stessa proposta che lo scorso 12 novembre, sul Riformista, un dalemiano più dalemiano di D’Alema come Matteo Orfini aveva bollato così:
“… per quanto riguarda la proposta di riforma del mercato del lavoro proposta da Pietro Ichino, non è certo quella la soluzione. La proposta di Ichino sarebbe un atto di violenza contro il welfare. Nominare Ichino ministro sarebbe, per il Pd, una vera e propria provocazione che avrebbe un solo, unico, fine: far saltare il governo Monti. Le posizioni di Ichino sono largamente minoritarie nel Pd. Il governo Monti deve avere il profilo di personalità autorevoli e di garanzia, non certo di pasdaran”.
Cosa prevede la riforma del lavoro delineata da Ichino? Due tipi di contratto, detto in sintesi: i vecchi restano tutelati dall’articolo 18, i nuovi assunti no. Se volete, c’è il podcast dell’intervista di ieri a Fahrenheit.
qui
Qual è il personale timore? Che invece di riconoscere come tutela e diritto quanto sancito negli anni Settanta (che a parere di autorevolissimi giuristi – Stefano Rodotà, per dire – vengono ritenuti il decennio in cui la Costituzione trova la massima attuazione) si intenda sbarazzarsene come di un ingombro. Lo affermò, in un celebre intervento, Giulio Tremonti. Ma anche nel libro di Ichino si trova la stessa affermazione a proposito dell’eredità sessantottina.
Non sono un’economista, certo. Dunque mi permetterete di esemplificare visivamente la sensazione che ricevo in questi giorni da letture, visioni, ascolti. Non il “try and go” di cui parla Ichino. Bensì, “eat and go”. Non sto parlando di caste voraci, ma di adesione a un modello economico che si è dimostrato fallimentare. Vogliamo chiamarlo – l’intuizione è del mio geniale consorte – modello Pac-Man?
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Ps. Ammetto lo sconforto anche per la lettura dell’articolo odierno di Natalia Aspesi. A proposito di quanto detto nel post di ieri. Copio e incollo l’articolo medesimo.
“Non ragazze ma signore. In età non da show girl ma adatta alle competenze di ministro. Tailleur un po´ squadrati possibilmente con pantaloni comodi. Bei tacchi solidi e non a spillo. Pure nonne, e alle spalle decenni di studio, lavoro, impegno, carriera, successo professionale. A parte guidare tre ministeri essenziali, dovranno con la loro presenza e il loro lavoro rassicurare le altre donne, ormai prostrate dall´idea che se sei femmina la vita finisce a trent´anni, che studiare non serve, che se hai una figlia carina devi consigliarle la professione di escort, che se non passi dalla tivù non sei nessuno, che solo il chirurgo plastico ti rende uguale a tutte e quindi appetibile, che fare il ministro dipende dalle belle gambe, dal letto di qualche potente, da una cascata di capelli rossi o dalla capacità vanesia di rimbeccare con sarcasmo nei talkshow anche mitissimi interlocutori. Forse dovrà passare un po´ di tempo prima che ci si abitui a queste signore normalissime e potenti, sconosciute e autorevoli, e che magari, come ministri tecnici della crisi ci faranno soffrire, forse sorridendo e forse no. Però: il nuovo ministro dell´Interno, signora Anna Maria Cancellieri potrebbe essere più severa, se non altro per la lunga carriera prefettizia, del suo predecessore Maroni, che pure, nell´affanno generale dei tempi bui, pareva tra i suoi colleghi il più volonteroso; il nuovo ministro della Giustizia, signora Paola Severino, prende solo adesso il posto che le era stato offerto quando Alfano fu promosso segretario del Pdl, poi occupato da Nitto Palma come un´ombra, di cui infatti è impossibile ricordare la faccia; il nuovo ministro del Lavoro, politiche sociali e pari opportunità, la signora Elsa Fornero, sostituisce da sola due ministri, uno fin troppo bello e giovane, Mara Carfagna, l´altro forse fin troppo malinconico e pio, Sacconi; anche se pure nel nuovo governo da questo lato non si scherza. Tutte e tre le signore sono ultrasessantenni, essendo comunque l´età media dei componenti di questo governo 63 anni, dieci in più del precedente E comunque signore di aspetto giovanile pur senza civetterie, inutili nel loro mestiere, che sollievo! Più vicine come aspetto, abbigliamento, sorriso, determinazione e autorità, ad Angela Merkel piuttosto che alla più scomposta e apparentemente neghittosa Brambilla, passata sui banchi di governo vistosamente ma anche inutilmente.
Ci si stava abituando, purtroppo, tra le tante malinconie o rabbie vissute negli anni passati e si spera irripetibili, che governare per una donna voleva dire esibirsi in televisione, spalancare gli occhioni sul nulla della propria insipienza e spesso arroganza, e soprattutto ubbidire al capo, in eterna adorazione e in quella totale sudditanza che viene considerata ovvia virtù femminile. D´altra parte solo la benevolenza del capo, nata dal disprezzo per le donne, le aveva fatte assurgere alle poltrone di governo dal nulla, seguito da un corso accelerato di politica della durata di tre giorni. Venivano premiate soprattutto perché carine e si sa che l´ex premier tali vuole le donne, anche fuori dal boudoir.
Del resto, le signore e signorine ministro non si potevano definire più incompetenti della maggior parte dei maschi, oltretutto quasi sempre bruttissimi, scivolati sulle loro poltrone per meriti modesti e talvolta inconfessabili. Non si riesce a immaginare che le nuove tre ministre di massima autorità, non sappiano se necessario tenere testa al presidente del Consiglio Monti, non tanto disubbidendo quanto convincendolo delle loro ragioni. Certo sarà un duro esercizio per noi, ridotti anche senza volerlo ad audience, rinunciare alle grazie televisive, qualsiasi castronata dicessero, delle nostre molte precedenti ministre e sottosegretarie, anche le più birichine (Meloni, ministro piccino alle Politiche giovanili), le più rovinose (Gelmini, ministro presuntuoso all´Istruzione), le più antipatiche (Bernini, ministro scocciato alle Politiche europee), le più lacrimose (Prestigiacomo ministro frustrato dell´Ambiente), le più fotogeniche (Carfagna ministro inascoltato delle Pari opportunità), le più noiose (Brambilla ministro non raffinato al Turismo), la più terrorizzante (Santanchè sottosegretario di cattivo carattere, all´Attuazione del programma).
Cosa ci ricorderemo di queste signore, viste e riviste migliaia di volte, in quella che è stata la lunga drammatica fiction di questi nostri drammatici anni? Forse i tanti servizi fotografici pubblicati da Chi, che togliendo quel decoro che se non loro, almeno la loro carica esigeva, le hanno mostrate come qualsiasi divetta, avvinte nell´ombra della notte a fidanzanti o sconosciuti, oppure intente a qualsiasi cosa (cucina, abito da sposa, gioco con cani, battesimi, accanto alla zia suora, alla partita) purché non fosse la loro carica. Quando il settimanale mondadoriano avrà finito la serie di servizi sulle nuove ministre donne, riprese, loro consentendo, in quanto amorevoli nonnine (oppure intente a picchiare selvaggiamente i nipotini, se al tuttora padrone facesse piacere per suo cattivo umore, renderle odiose alle lettrici di cuore tenero), di chi mai, in politica, potrà parlare? Forse delle ministre giubilate ma sempre vigili e pronte, mentre si fidanzano, si sposano, fanno figli, preparano la tavola di Natale, fanno regali agli orfanelli afgani.”
Solo per ragionare nevvero – senza voler alzare polemiche. Non vorrei fossero tolte tutele a chi le ha – ci mancherebbe. Tuttavia – stando così le cose e non mi pare ci siano arie di socialdemocrazia forte – quante sono le persone tutelate dall’articolo 18? E quante, invece, non hanno alcun tipo di tutela? Numeri non ne ho e dubito di poter usare come statistica il “mio mondo”. Non si potrebbe cercare un modo – nuovo – per cucire una coperta che si stenda sul maggior numero possibile? Le proposte – lette e proposte le conosco ma ho la sensazione di stare a giocare in rimessa.
Il punto è, Barbara, che i tutelati non ci sono. Riporto le cifre fornite da Luciano Gallino il 31 ottobre scorso:
“Avrebbero un lungo tour da fare, i fautori del licenziamento reso facile per far crescere le imprese e l’ occupazione. Potrebbero cominciare da Pomigliano, dove Fiat assicura che per l’ inizio del 2012 arriverà ad assumere almeno 1000 persone (purché, beninteso, non abbiano la tessera della Fiom); gli altri 4000 potranno godersi ancora per qualche mese il posto garantito dalla cassa integrazione (750 euro al mese). Dopo, chissà. Si dovrebbe poi visitare Mirafiori, dovei 5000 che saranno in cassa fino a metà del 2013 possono solo sperare che la targa di esuberi nel frattempo non cada anche su di loro. Il viaggio per spiegare ai lavoratori quanto siano garantiti, per cui occorre una nuova legge apposita al fine di ridurre le inaudite garanzie di cui godono, potrebbe quindi spingersi a Monfalcone a est ed a Sestri a ovest, luoghi dove Fincantieri ha annunciato 2.550 esuberi, o nei siti Alenia di Piemonte, Lazio e Campania, dove gli esuberi annunciati – da attuare mediante “accompagnamento alla pensione” – sono 2.200. Per arricchire il tour non guasterebbe una sosta nelle grandi piazze finanziarie, o a Roma presso l’ Abi, visto che le banche hanno in programma 30.000 prepensionamenti obbligatori.E semprea Romai paladini del licenziamento all’ americana – si chiama uno e gli si dice “sei fuori, ma hai mezz’ ora per portar via le tue cose” – potrebbero fare una capatina al ministero dello Sviluppo Economico, chiedendo di dare un’ occhiata alle tabelle che mostrano come i lavoratori a rischio di perdere il posto causa crisi delle imprese che le occupano siano intorno ai 75-80.000. Si tratta in molti casi di imprese medio-grandi, tipo Merloni (4.000 lavoratori a rischio), Eutelia, un caso di cui si è molto parlato (1.900), Natuzzi (1.350) e decine di altri. Facendo un po’ di somme, che richiederebbero di andare ben oltre i casi citati, i lavoratori supposti godere di un posto fisso, ma che a causa della crisi sono in questo momento in procinto di perderlo, sono centinaia di migliaia. “
L’attacco all’articolo 18 è pura ideologia veteroliberiìsta, che Monti condivide con l’enorme truppa degli economisti mainstream. Esistono anche molti sudi che mostrano come non sia la presunta tutela dal licenziamento a rendere vischioso il mercato del lavoro in Italia, dove peraltro la stragrande maggioranza delle aziende ha meno di 15 dipendenti e non è quindi sottoposta all’articolo 18. Diciamoci la verità: in altri tempi, un governo così si sarebbe meritato le barricate in piazza. Oggi siamo in coma e quindi non in condizione di sceglierci il dottore, e anzi dobbiamo sperare che il durissimo ramadan del professore ci tiri fuori dal pantano in cui ci siamo allegramentre cacciati. Se ci riuscirà, ci ritroveremo in una società che ci piacerà molto poco. Sempre meglio, però, di una società fallita sull’orlo di una guerra civile.
Il pezzo della Aspesi è terrificante. Reitera il solito cliché ben sintetizzato (e siamo solo alla seconda riga) nel passaggio “bei tacchi solidi e non a spillo”; poi è tutto un crescendo sino alla fine dell’articolo.
Non so nulla della Flexsecurity, ma dalla posizione lavorativa in cui sono posso vedere molto della attuale tutela del lavoro dipendente in Italia. Bisogna distinguere le aziende che non dico che siano in salute (non ce ne sono) ma che comunque riescono a darsi ancora un progetto, da quelle in crisi aperta. Nelle prime, (in una delle quali per mia somma fortuna lavoro) ho la sensazione che siano troppo tutelati i lavoratori storici e troppo poco i giovani neoassunti. Per dire, non si riesce ad assumere a tempo indeterminato un ragazzo in gamba perchè l’organico è già al massimo, ed un lavoratore già assunto non si può licenziare neanche se si presenta in fabbrica ubriaco e con una bottiglia di ggrappa in tasca, oppure se a fronte di assenze continue lo si bbecca a fare il secondo lavoro in nero mentre è in malattia nell’orario dove dovrebbe stare in fabbrica. Entrambi casi realmente accaduti e più di una volta.
Nelle aziende in crisi purtroppo la situazione è quella giustamente descritta da Loredana, dove le aziende pensano di venirne fuori delocalizzando la produzione in nazioni dove di fatto c’è uno schiavismo legalizzato (Polonia?) e licenziando a raffica qua da noi. Pia illusione.
Un articolo di “costume” sulla falsa riga di quello della Aspesi lo trovi anche sull’Unità:
http://www.unita.it/italia/via-bandane-e-tacchi-sadomaso-br-arriva-la-squadra-english-style-1.353388
Smaltito il post-sbronza per le dimissioni di Silvio ci si ritrova a ragionare sulla situazione attuale a mente lucida (non certo serena).
Al di là degli articoli di costume (vedi modello Aspesi qui sopra riportato) la sostanza è talmente grave e pesante che fermarsi a commentare la forma (tacchi, cravatte o tailleur) mi pare da pazzi!
Che la situazione economica sia disperata l’hanno capito anche i sassi, che questo governo attuerà una politica sociale di lacrime e sangue pure, che ce la faremo invece è tutto da dimostrare!!
Non sono un’economista, se qualcuno lo è mi smentisca, ma come pensano di conciliare la facilitazione al licenziamento con la reintroduzione dell’ICI? mi sembra semplice matematica: sono a casa disoccupato o cassaintegrato quindi le mie entrate sono nulle o ridotte ma dovrò trovare (non si sa dove) i soldi per l’ICI.
leggevo su repubblica stamattina che oramai molti italiani non arrivano a fine mese con il solo stipendio e devono continuamente intaccare i risparmi messi da parte. in questo momento se fossi al governo mi parrebbe necessario rassicurare e tutelare queste persone con misure di vera equità sociale e non garantirgli un più snello licenziamento!
Paolo, ma se bastasse liberalizzare i licenziamenti, gli Stati Uniti non dovrebbere avere qualche decina di milioni di disoccupati, allora (e poi, non ci sarebbe un effetto disastroso sui contrattualizzati alla vecchia maniera?)
L’articolo di Aspesi mi pare grave, anche per un secondo aspetto – oltre a quello da noi già evidenziato a proposito di Rigotti. Questo qui si autosabota da solo. Vanifica qualsiasi comportamento. Almeno una se leggeva Rigotti diceva, ahò se ti metti e scarpe basse e i capelli ti i tagli caa scodella qualcosa la combini de bono! Che non è na gran cosa ma ci si conforta.
Qui invece se anche ti conci colla parannanza di ordinananza non riesci ad incidere niente, qualsiasi cosa tu faccia perchè sei donna, c’è la questione delle apparenze e tu la devi stare. Ma Natalia qui s’è poco sorvegliata, ho la sensazione che volesse dir altro. Dici me sbaglio?
Per Barbara: sembrerà strano, ma i contratti atipici sono “solo” il 20% del totale dei contratti. In più, molti di questi questi contratti fanno riferimento ai contratti collettivi nazionali e, di riflesso, allo Statuto dei Lavoratori.
Uno dei principali problemi è che i precari non hanno la minima idea di cosa stia scritto sul proprio contratto, e cedono all’idea scema di essere contrapposti agli stabili.
L’articolo della Aspesi è sconsolante, come un po’ tutti gli articoli della Aspesi da 10 anni a questa parte, indeed. Come diavolo si fa a sparare a palle incatenate contro la Gelmini e poi dare fiducia a Monti che elegge la sua riforma a modello?
@zauberei rileggendo l’articolo con attenzione (scusate ma prima mi sono fatta prendere dall’orticaria e l’ho solo scorso velocemente) mi sembra che la Aspesi volesse più che altro levarsi qualche sassolino dalla scarpa, prendersi qualche vendetta sulle ex-ministre che palesemente non ammirava sotto nessun punto di vista ne umano, ne politico, ne “stilistico”.
io credo di condividere paure e sconforti in toto.
E so solo che non si finisce mai di stringere denti ed altro.
Dico solo che prima di Berlusconi non era molto diverso: c’erano governi che realizzavano leggi inique e ci si batteva. Questo governo sarà così.
Poi sono venuti i nani e le ballerine e contro quelli non era neanche possibile battersi. Muri di gomma, un oltraggio continuato alla dignità oltre che alla democrazia.
Io credo che qualunque cosa, qualunque affronto, qualunque lotta dura sia meglio di ciò che abbiamo vissuto per vent’anni.
So che Loredana non voleva fare una graduatoria, ma solo dare dati importanti. Li prendo, prendiamoli e, visto che forse ora ci si può provare, opponiamoci.
Peggio ancora Laura. Perchè non ha approfondito l’aspetto politico? E se voleva usare quello stilistico perchè non ha usato anche quello in senso semiologico e politico?
Voglio dire: un conto è scrivere che Santanchè è na’ burina. Un conto è scrivere che Santanchè usa la sua burinitas a scopo di comunicazione politica. Un conto è fare gossip, un conto è fare semiotica – ma spacciare il primo per il secondo chiedendo anche il nostro raccapriccio per favore. Come se per altro non bastassero vero le cose politiche malfatte. La Gelmini Cristo Santo! Ma che me frega a me delli tailleurini daa Gelmini con quello che ha fatto all’istruzione! Ma parliamo di quello!
Non ho soluzioni e neanche una vaga idea delle soluzioni possibili. Mi sento molto vicina alle posizioni di Paolo E.
E per noi giovani sono cazzi. Ciao ciao beni di consumo e tutto il resto.
È necessario capire un punto: se non si possiede la cultura specifica per padroneggiare una materia è finita. Non vale affidarsi alle varie fonti, perché in mancanza di competenza critica su ciò che si legge è possibile trovare una tesi per ogni gusto. Se volete rispettare voi stessi senza dire cazzate a tutto spiano dovete acqusire quelle competenze perché altriemnti ognuno è condannato a leggere quell’autore o quello studio fidandosi, appunto, per metodo di fede. Qui siamo allo stadio da consultazione dell’oracolo (e ciascuno ha il suo).
Nonostante il suo lodevole impegno, Lipperini, lei non ha ancora del tutto compreso che dirsi di sinistra non è battere sui diritti. Questa è una posizione da prete e i preti predicano.
Essere di sinistra implica l’uso dell’intelletto e quindi la capacità di proporre sistemi sostenibili di quel diritto.
È inutile che lei si lamenti dello smantellamento di diritti che sono stati costruiti sulle palafitte. Capisce? In altri termini: lei può costruire un diritto solo su un’architettura economica che lo permetta. Il welfare non piove dal cielo, nasce dalla terra. E quella terra non riesce più a produrre quei frutti.
La narrazione razionale che dovrebbe comprendere non è quella che batte sui diritti che non avremo più ma quella che spiega perché ne abbiamo avuti più prima. Ci rifletta e magari alzi l’orizzonte del suo sguardo: è più interessante la politica a favore delle donne che il Governo Monti vuole implementare a cominciare da interessanti punti come la fiscalità differenziata. La studi, vedrà che potrà comportare molti benefici che a cascata potrebbero riequilibrare molti di quei diritti che lei oggi vede minacciati.
@Loredana:
ci tenevo a precisare che sono contro ogni forma di precariato selvaggio, e nei fatti. Gestisco per conto della mia azienda 120 operai, nessuno dei quali è precario (per far capire che lo penso nei fatti, non nelle parole). Questo sia per motivi politici (una comunità dove i lavoratori non sono in grado di investire sul proprio futuro collassa ben presto su se stessa) sia per motivi di gestione aziendale (nel mio settore, evidentemente diverso da quello metalmeccanico, è ancoora molto importante che il risultato del singolo sia qualitativamente alto; e questo succede solo se il lavoratore è fidelizzato e si identifica almeno parzialmente con l’azienda).
Quindi sono contrario ad ogni forma di forma di licenziamento all’americana, come lo chiami tu figurarsi e liberalizzare i licenziamenti non solo serve a poco, ma indurrebbe le aziende in crisi a pericolose tentazioni. Rimane però una percentuale statisticamente alta ( 5-10%) di gente che delle garanzie sociali di fatto se ne approfitta in maniera vergognosa, facendo danni enormi sia all’azienda che ai loro colleghi e occorrerebbe che Monti o chi per lui facesse delle riforme per poter colpire questi. Cosa che non viene fatta: se non avessi quest’impedimento, avrei spazio per investire molto di più sui ragazzi neodiplomati di quanto non stia già facendo ora. Il post che avevo fatto sopra aveva questo significato. Saluti.
Sono un prete, hommiquirit, mi faccia fare outing. Quanto alla fiscalità differenziata: ho l’abitudine di studiare prima di parlare di un argomento e ho studiato il libro di Ichino. E’ l’unico punto su cui concordo, quello dell’abbassamento dell’aliquota Irpef. Ma non la usi come un manganello: perché concordare su una pratica che porterà benefici all’occupazione femminile – tema che mi è caro da qualche anno, pur essendo priva di intelletto – non mi porta a giustificare una riforma che invece di combattere le precarietà esistenti ne introdurrà di nuove. La riforma del lavoro che si va prefigurando si basa sul modello danese. Le risulta che gli imprenditori italiani si comporteranno allo stesso modo? Le risulta che welfare, attenzione all’individuo e ai diritti siano gli stessi in Danimarca e Italia? Se non le dispiace, preferisco le palafitte.
E, per inciso, come mi scriveva ieri un amico via Sms: “Perché la vita dev’essere sottomessa alle priorità dell’economia e del profitto? Per un uomo di sinistra non dovrebbe essere il contrario?”.
@Paolo. Quel che ho scritto sopra vale anche per te. Non sono disposta a rinunciare a un diritto che riguarda tutti in favore di una norma che salvaguarda alcuni.
@ sono d’accordo con te, infatti prima ho scritto che la situazione è talmente seria che fermarsi a criticare la forma senza entrare nel merito della sostanza è da pazzi.
per quel che riguarda la aspesi la critica alla sostanza dell’operato della gelmini si racchiude tutta e solamente nella parola “rovinose”, sono d’accordo con te che è davvero poco, soprattutto se nella realtà la rovina è lo scempio della scuola italiana pubblica che si è fatto negli ultimi anni, anche io vorrei parlare di quello, come del resto vorrei parlare dell’idea di Industria di Marchionne e non dei suoi pullover!
Non faccia la vittima. Io rispetto la sua intelligenza, altriementi non userei il mio tempo. So benissimo che il tema le è caro. Il mio consiglio è solo di pensare che la relazione causa effetto di una serie di provvediemnti sistemici può portare nell’immediato a una perdita di diritti per ricostruirli su basi più sostenibili in un secondo tempo. La competenza serve proprio a saper leggere oltre l’immediato. E soprattutto vediamo di acuire la vista sulla sistematicità e sulla relazioni tra capitale e welfare che ne deriverà sul lungo periodo.
Il welfare è troppo importante per lasciarlo in mano ai demagoghi, concorderà. È interesse anche degli imprenditori, per quanto noi li si voglia vedere con diffidenza storica.
Diffidenza su BASE storica, Hommequirit. I dati che ho citato più sopra sono roba da demagoghi a suo parere? E mi dispiace molto contraddirla (e poi vado a preparare la trasmissione, sorry): ma alla perdita di diritti nell’immediato per ricostruzione successiva non riesco a credere. Sono miope, anche nella vita. Ma a volte i miopi, sa com’è, riescono a guardare oltre il frame del momento.
Vorrei timidamente provare a ricordare che 1)ministre in quelle posizioni ce ne sono già state nella storia della Repubblica (ad eccezione della Giustizia) e che 2) anche nel governo Berlusconi c’erano delle donne ministro 3) che preferirei giudicare il prossimo governo dai fatti e non dalle ‘mise’. Così come non sono particolarmente toccata dai modesti pullover di Mario Monti, il quale, ci ricorda Repubblica, va a messa tutte le domeniche (per le mie personali attitudini, non costituisce di per sé titolo di merito) non lo sono neppure dai tacchi comodi e dai fili di perle. Tra l’altro non usciamo da rappresentazioni piuttosto stereotipate: o le femmine scosciate, o le brave madri di famiglia, che, avendo potuto permettersi adeguato sostegno nella conciliazione, per usare questo linguaggio, sono pure riuscite a fare carriera, donne serie, insomma, per bene, contrapposte a quelle poco serie e ‘per male’. Sarà, ma io il 13 febbriaio stavo dietro a uno striscione che proprio in polemica con questo vecchissima rappresentazione diceva “nè per bene nè per male, unite diverse libere”… illuse.
E però vi invito a guardare su you tube l’intervento della filosofa femminsita Judith Butler a Occupy Wall Street (straordinari i megafoni umani in mancanza di amplificazione): semplicissimo, ed emozionante http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=JVpoOdz1AKQ#!
La fiscalità differenziata venne proposta venne a suo tempo proposta da Ichino (Andrea) sul pudico presupposto che le donne italiane siano zeppe di bias cognitivi.
Senza l’ ipotesi paternalistica, nessun economista classico potrebbe attribuire un senso a simili manovre, almeno se inquadrate come “aiuto alla crescita”.
Un provvedimento del genere spinge la “crescita” certo, ma solo dei numeretti nelle statistiche.
Se una mamma (o un papà) cura il proprio bambino o cucina un piatto di pastasciutta, ha il torto di non battere scontrini e, quindi, non aumenta il PIL delle statistiche lette dai burocrati. Se le stesse cose le fa una baby sitter o un ristorante invece tutto si riflette nei documenti ufficiali.
Realtà immutata ma grafici ben diversi. Senza bisogno di differenziare alcuna aliquota, lo stesso risultato lo avremmo adottando un PIL che tenga conto del lavoro gratuito.
Il provvedimento è ottimo per 1. i paternalisti 2. i lettori di statistiche su carta e 3. i moralisti che intendono modificare le preferenze altrui.
Personalmente non mi ritrovo in nessuna delle tre categorie. Inquadriamolo pure tra le “dorature” della pillola e non tra le pillole.
@hommequirit
a parte il tono paternalista, che ti viene voglia di sfancularlo al volo (il tono, dico), vorrei che mi fosse dato di sapere su quali basi storico, sociali, logiche si basano frasi del tipo:
“dirsi di sinistra non è battere sui diritti”
“smantellamento di diritti che sono stati costruiti sulle palafitte”
“Il welfare non piove dal cielo, nasce dalla terra”.
Poi, mi perdoni, ma quando scrive di “stadio da consultazione dell’oracolo” per poi chiosare “La competenza serve proprio a saper leggere oltre l’immediato”, comprendo finalmente che indica se stesso e allora le consiglio vivamente di mettere mano alla valvola dello sfiatatoio…
Cfr. Eco, U.: “Il pendolo di Foucault”,cap. 98:
” In presenza di persona altezzosa e impettita, la si suppone enfiata dalla propria immodestia, e parimenti si suppone che tale smodata autoconsiderazione tenga in vita il corpo dilatato solo in virtù di un tappo che, infilato nello sfintere, impedisca che tutta quella aerostatica dignità si dissolva, talché, invitando il soggetto a togliersi esso turacciolo, lo si condanna a perseguire il proprio irreversibile afflosciamento, non di rado accompagnato da sibilo acutissimo e riduzione del superstite involucro esterno a povera cosa, scarna immagine ed esangue fantasma della prisca maestà.”
Broncobilly, schemini a parte, avremmo un piccolo problema per quanto riguarda l’occupazione femminile. Capisco che leggersi il Rapporto Ombra sia impegnativo: ma consiglio caldamente. La fiscalità differenziata serve a sanare una situazione già fuori norma. Ripeto, è l’unico punto su cui sento di concordare.
L’articolo della Aspesi è davvero inconsistente, purtroppo. Diciamo che è fuori obiettivo. Lei era grande quando scriveva di moda, talvolta di cinema. Ma in questa fase lo stile di costume applicato alla politica assurge al ruolo di sciocchezza. Per esempio la ministra dell’Interno. Noi a Bologna l’abbiamo conosciuta bene, perché è stata la commissaria prefettizia che ha amministrato la città dopo quella parodia di sindaco caduto per storie di viaggi con l’amante a spese dell’amministrazione. Non ha fatto molto, anche per questioni di tempo, però una delle sue prime determine è stata la privatizzazione degli asili, cioè abbassamento del servizio (perché vengono gestiti da cooperative coi dipendenti sottopagati e precari), aumento dei costi, tanto che si è formato il “movimento dei passeggini”, con proteste e manifestazioni. Poi ha tagliato pesantemente lo stipendio dei dipendenti, riportandoli sotto al livello di sopravvivenza. Tanto che la destra, dopo la sua dipartita, ha tappezzato Bologna con manifesti con la sua faccia e tanti ringraziamenti, oltre all’auspicio che potesse candidarsi nelle loro file per le elezioni amministrative. Stare lì a disquisire sui tacchi o il tailleur mi fa arrabbiare, perché è di liberismo che parliamo, è di politiche di destra, reazionarie, altro che stili di uomini o donne.
Vorrei aggiungere che trovo triste una certa deriva di una penna sopraffina come la Aspesi, dovrebbe prendere esempio da Giorgio Bocca, che con gli anni diventa sempre più grande, puro vetriolo, una rabbia gelida, disperata e spietata.
Baldrus, grazie per le informazioni. Aggiungo che la gigantesca preoccupazione di questo momento (alimentata dai video musicarelli su femministe felici per la dipartita di Berlusconi) è che non ci si renda conto che le tre presenze femminili sono un contentino di forma e non di sostanza. Certo che è necessario avere più presenza femminile in politica: ma non una presenza femminile che agisca, come diceva Girolamo ieri, in chiave classista e, sì, sessista. Mi auguro con tutto il cuore che non sia così.
Loredana – mentre per me Baldrus dice cose che condivido qui io non concordo nè con te nè con Girolamo. Ma ora dico a te: se si assume che esistono donne buone e donne cattive donne ladre e donne oneste, e si decide che ipostatizzare il femminile nella sorellanza e gentilezza sia discriminatorio e antiquato, si deve sopportare il corollario che vadano al potere donne classiste e a dir nostro sessiste – a dir loro probabilmente no – per il modo che hanno di concepire politica e genere. Se non ammettiamo la stronza al governo – ammesso e non concesso che sia questo il caso, anche se quello che narra Baldrus è agghiacciante – dobbiamo scindere le rubriche. Una ribrica è la logica di rappresentanza e le logiche di accesso – e su questa ribrica io continuo a rallegrarmi di un monti che ha fatto meglio di un prodi (che ce ne aveva assai di più di ministeri) sotto l’altra la qualità delle politiche posso valutare e decidere se strapparmi i capelli. Sarà così ancora non lo so e ancora non ho deciso quando per via dei cattivi sulla poltrona quanto per via della congiuntura intorno alla medesima e sul paese.
Scusa, Loredana, io sono tra chi non se ne rende conto…Perchè dici che è un contentino?
E anche, a me sembra che la presenza femminile in politica, quando non cooptata su criteri estetici e di telegenia, sia di per sé una cosa positiva per la parità di genere. Quali politiche poi desideriamo che vengano attuate dai nostri rappresentatnti è altro discorso, mi pare, trasversale al loro genere… Cioè la Palin o la Thatcher mi fanno specie ma mi fa molta più specie un Paese che riesce a esprimere solo Palin e Thatcher maschi.
(Non ho riletto: forse chi capisce tutto merita un premio – confido nell’intelligenza e nel gioco: scopri la virgola segreta!)
Molto semplice: non me la sento di esultare per molto probabili provvedimenti che certo non andranno in aiuto delle donne, anche se sono decisi da donne. 🙂
Mi limito a ricordare un semplice dato empirico: lo studio giuridico di Pietro Ichino patrocina a Milano, nelle cause di licenziamento, i padroni che licenziano. Liberissimo l’avv. Ichino di esercitare la professione come crede, e i padroni di trovarsi l’avvocato che più aggrada loro: ma se Ichino può presentarsi a parlare come “tecnico” in materia di tutele lavorative, allora tanto vale nominare Sookie Steackhouse garante per l’Avis.
in questo non esultamo manco noi – penso che francesca concorderà. Ma manteniamo le rubriche differenti.
Manteniamole. Il che non giustifica l’esultanza per tre donne al governo. Queste tre donne e questo governo, intendo.
ok ci ho n’alternativa: sopportiamo il fatto – che non siamo d’accordo in tutto 🙂 Anche se entusiasmo no ma questo governo ha aspetti semantici che inesorabilmente mi sollevano quanto mi appesantivano quell’altro. E’ una cosa viscerale e non posso farci niente a voja a ragionà. Oppure si, perchè tutto quello che accadrà mi farà incazzare e ssere triste nella ribrica del gioco politico, nel modo in cui si sta male quando la politica democratica va male. Prima non era così. Immagino già che non sarai tanto d’accordo per cui semo d’accordo ner disaccordo come dicono quelli.
Oh no, io VOGLIO essere d’accordo. Ma ho paura, e molta, che vengano riproposte le stesse politiche precedenti sotto altra mise. Si vedano le proposte di Sacconi, per dire. Vado in trasmissione.
Esiste il problema della parità di genere, del pil che salirebbe con più occupazione femminile, della conciliazione vita-lavoro, o no? Esistono statistiche orripilanti e pesantemente differenti dal resto d’Europa (e non solo) sul ruolo delle donne, o no? (Per non parlare di modelli e immaginario, nel senso che è tutto legato).
Bèh allora io voglio più rappresentanza, che se ne parli e poi si agisca. Un segnale forte. Che venga da chiunque si senta, per studi e carriera e frequentazioni, un essere civile, più civile degli altri, come sta sembrando. Non me ne faccio più niente di chi, semplicemente, ignora le statistiche…
Bbona trasmissione:)
Però c’è una cosa impo – io non ho mai pensato che una certa semantica corrispondesse a un’azione politica di un certo tipo. Non fottersi le ragazzine di 17 anni avendone over settanta, non vuol dire stanziare fondi per le indagini sugli abusi sessuali. Quindi non devi avere paura, ma se tanto mi da tanto (e’ rettore daa cattolica, la vicerettora daa Luiss MA CHE TE POI ASPETTA’?) devi essere CERTA di decisioni tremende. Io lo sono quasi. Tuttavia l’immaginario passa anche, non solo ma anche, dagli exempla che offrono le figure di potere. Avere uno che non se tromba le minorenni in termini di immaginario fa.
E vedemo se trovamo una convergenza:)
Paola, e Zaub. Quello che sto dicendo e’ che, pur ragionando da anni sull’immaginario, non mi basta l’apparenza. E la sostanza rischia di ignorare le statistiche. Fatta salva, ripeto, la norma sulla differenziazione fiscale.
premetto che non ho letto 38 commenti e il secondo capoverso del post,ma volevo ugualmente ribadire proprio che spesso le impressioni sono figlie di un’informazione incompleta,nel senso che ho sempre ritenuto che Ichino fosse un infiltrato di Marchionne nel Pd,e invece stamane vengo a sapere che disponendo una legislazione che tenesse conto delle sue osservazioni sarebbero garantiti abbastanza ammortizzatori sociali da permettere nel contempo al sistema di non pagarne i conti e ai fruenti onesti di non farne una tragedia.Praticamente si riuscirebbe a far quadrare il cerchio.Se queste conclusioni non sono il frutto della mia distrazione nè figlie di una tautologia ben vengano le applicazioni concrete che potrebbe farne questo governo al quale per ora mi sento solo di poter augurare una buona navigazione suggerendo,nell’eventualità che al posto dei classici nani e ballerine abbiano deciso di cucinarci un programma a base di arcivescovi e ballerine,di far pagare il canone alla Cei,qualsiasi accezione si dia alla faccenda
http://chris.cmathias.com/music/RecoveryJunkies/originals/new_songs/Counting Crows – Mr Jones.Mp3
volevo aggiungere una cosa.Se per caso la cura ichino fosse interessante quanto sembrerebbe alla luce della mia analisi non luminosissima viene da chiedersi se per caso la sua applicazione non leverebbe ai sindacati(verso i quali,per ragioni di principio,nutro sentimenti di ammirazione)una fetta di potere e qualcosa in termini di quella rendita di posizione di cui spesso si percepiscono solo i bordi.Scusate,ho finito
Invece a me fa venire l’orticaria il radilcalizzare i punti di vista, ad esempio l’analisi di costume sul come ci si presenta, tipo quella fatta dalla Aspesi – che comunque non risparmia gli uomini e si concentra piuttosto sulle minstre uscenti – e rimane un punto di vista interessante, confessandoci che spesso giudichiamo gli altri per come appaiono, anche alla prima occhiata.
@lipperini:
ma ti sei accorta che “i problemi” non stanno affatto scritti nei dati che citi? Che per farli emergere devi collocarti o in 1. o in 2.?
Scegli tu dove, ma è di questo che parlavo.
Se posso aggiungere il mio modestissimo parere: dati i precedenti, data la situazione, dato tutto… SOSPENDIAMO OGNI GIUDIZIO e giudichiamo l’operato del nuovo governo sulle reali iniziative che intraprenderà e sui loro frutti. Tempo al tempo. Non si giudica nessuno da come si comporta il primo giorno di vita.
Broncobilly, per “problemi” intendo la questione dell’occupazione femminile, di cui qui ci si è occupati decine di volte. E no, non ho intenzione di fare schemini.
A dire il vero. Se permetti, e mi dispiace guastare la festa, ci sono già abbastanza elementi per esprimere i propri forti timori. Chi tenta di farlo su Twitter viene accusato, o quasi, di connivenza col nemico. Stessa sorte è toccata e sta toccando agli studenti che protestano. Personalmente, preferisco esprimere i timori prima che dire “Oh porca miseria” dopo.
Timori sì, eccome. Hanno per le mani la questione dell’occupazione femminile e tutto quel che si porta dietro. Il passo serio che chiedevo prima è prima di tutto un atteggiamento serio, responsabile e consapevole del divario che esiste in Europa. Sarebbe un segnale anche solo parlarne.
Nei termini in cui se ne parla qui ad esempio, con dati e statistiche.
O hanno timori – pure loro?
Mi sembra che il timore sia diffuso, Paola. Davvero non vorrei che quella maggioranza bulgara di oggi si sia verificata perchè c’è qualcuno che sta facendo il lavoro sporco in vece dei partiti di governo e opposizione. Non vorrei, ribadisco, a costo di apparire “infausta”.
@Lipperini. Ovvio che sono comunque scenari inquietanti. Ma cosa proporresti di fare, ora come ora? La rivoluzione? La presa del Palazzo?
Sul “voi criticate ma non siete propositivi” consiglio la lettura di Foucault (grazie a Wu Ming):
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Foucault_novembre2011.pdf