Come avrete intuito, sono giornate molto complicate e ho letteralmente il fiato corto. Per forza di cose, mi limito qui a qualche appunto. Oppure, a qualche contenuto extra. Come questa intervista che ho fatto recentemente ad Alessandro Rosina sul tema dell’adolescenza. For blog only.
Sono il must del momento nella narrativa italiana: appetibili come lettori, gli adolescenti conquistano il ruolo di protagonisti dei romanzi più in vista della stagione. Rispecchiano l’adolescenza reale o ne sono un’immagine deformata? Per Alessandro Rosina, docente di demografia all’Università Cattolica di Milano, i quindici-ventenni di oggi sono molto diversi dalla generazione che li ha preceduti: “Una generazione invisibile e passiva che non ha contrastato il mondo degli adulti, e ha scelto anzi di farsene proteggere. I trentenni non sono riusciti ad ottenere la valorizzazione delle proprie capacità dalla società e dall’economia, e si sono rifugiati presso le famiglie d’origine. Questo ha disattivato la carica di cambiamento che dovrebbe essere propria di una vera generazione: a Holden Caulfield stava stretto quel che il mondo adulto aveva organizzato attorno a lui, dunque a quel mondo si contrapponeva. L’obiettivo dei trentenni è stato quello di farsi accettare, invece di cercare di cambiare le cose”.
Gli attuali adolescenti hanno invece maggiori possibilità?
“Sono più ambiziosi: hanno davanti agli occhi l’esperienza fallimentare della generazione precedente e sono pienamente tecnologici. Questa competenza li rende convinti di essere migliori dei propri genitori, determinati a voler cambiare quel che nella società non funziona, meno disposti ad accettare le gerarchie, proprio come Holden Caulfield”.
Eppure vengono ancora raccontati come concentrati su se stessi e sul proprio corpo, e tesi a raggiungere una felicità personale e non sociale.
“Dipende se si guarda al fattore età o a quello generazionale: un adulto sarà sempre tentato di bollare un adolescente come narcisista e superficiale. Molti libri sugli adolescenti sono scritti da trenta-quarantenni: l’elemento innovativo può essere compreso solo da chi è dentro quell’età. E io credo che quella dei quindicenni attuali possa essere la prima generazione vicina al giovane Holden: come lui insofferenti ad un mondo troppo rigido che deve essere stappato per liberare un’energia fin qui compressa. Fra cinque anni, l’insofferenza potrebbe trasformarsi in qualcosa di concreto e di salutare”.
Sì, ma il buon vecchio, Holden, dopo la sua gita solitaria per New York, poi non torna nei ranghi buonino? Per quello che mi ricordo, avendolo letto tanto tempo fa, Holden capisce di essere cambiato, se ne fa una ragione e si fa una ragione anche del fatto che il mondo è quello che è, senza gran possibilità di sconvolgimenti. Il passo successivo e più estremo, in alternativa all’abbassare la cresta, per Salinger non è la rivoluzione o la sovversione dall’interno della società, ma la scelta drammatica di Seymour in “Un giorno ideale per i pesci banana”. O al più il bipolarismo schizoide senza prospettive dei membri della famiglia Glass. Devo dire che il paragone letterario non mi convince, anzi, per i quindicenni di oggi spero molto meglio.
Scusate, segnalo questa iniziativa:
http://renault4.blogspot.com/2010/02/le-sirene-in-viaggio.html
R4
Ma, francamente…
‘I trentenni, generazione invisibile e passiva che non ha sfidato il mondo degli adulti’
Quelli nati intorno al 1980? Quelli del G8? Beh, qualche belato l’avevano pur lanciato ma gli è stato fatto capire, con le buone o con le cattive, che non era il caso e poi il mercato del lavoro ha fatto il resto.
‘I giovani d’oggi sono più ambiziosi’
Non vogliono ripetere il fallimento dei loro fratelli maggiori: e sia. E pensano di avere le armi giuste per non ripetere i loro errori: cioè sono pienamente tecnologici. Ma non mi dire: esattamente come credevano i falliti di cui si diceva. Ora l’aver avuto un telefonino fin da piccoli e l’aver giocato un monte di ore a WoW li mette in grado di sfidare l’ordine costituito…
‘Determinati a cambiare quel che non funziona’
Come? Lasciatemi indovinare: più mercato?
‘Un adulto sarà sempre tentato di bollare un adolescente come superficiale e narcisista’
Capita mai di prendere i mezzi pubblici e ascoltare quel che si dicono i giovani destinati a rivoluzionare il mondo? Com’è il loro linguaggio? Potete farlo da casa: andate nei forum di discussione di Amici o di Uomini e Donne (ma anche in qualche sito ‘antagonista’) e vedete un po’…
‘Un mondo troppo rigido che dev’essere stappato per liberare un energia compressa’
Questo dopo anni in cui ci viene detto che la società è diventata liquida, che non ci sono più punti di riferimento, che la Rete cambia tutto e abolisce le gerarchie (tranne quelle di potere, ovvio)…
Francamente, citando una vecchia canzone dei Liftiba:
‘Ma la speranza è l’ultima a morire, chi visse sperando morì non si può dire’…
a me il fattore comune tra ieri e oggi sembra che l’attenzione è sempre puntata su adolescenti e trentenni. Quelli in mezzo se li dimenticano tutti.
Acutamente Rosina sottolinea il dato, all’apparenza scontato, che molti prodotti per gli adolescenti sono scritti da trenta-quarantenni: la cultura creata dai giovani per i loro circuiti è cosa diversa da quella a target giovanile (pensata dagli adulti); si tratta di due sottoinsiemi parte di una realtà costituita da segmenti vicini ma separati che spesso vengono considerati erroneamente come fenomeno univoco ed invece richiedono parametri di valutazione differenti. Grazie alla confusione esistente su queste problematiche, la fascia sociale debole dei giovani è oggetto di continue mistificazioni. Ricordo la mia partecipazione ad una rivista underground a cui sono stati sospesi contributi pubblici perché non “culturale”; mentre qui i giornali dedicavano e dedicano ironici articoli ai “mammoni”(ora “bamboccioni”) ho visto i miei amici francesi e tedeschi facilitati da mille sostegni; c’è stato persino il caso di un canale televisivo capace d’imporre la falsa etichetta “MTV” ad un’intera generazione! D’altra parte gli intellettuali ridono quando si parla del “Festival della canzone”, del “P & friends”: infatti siamo uno dei pochi – se non l’unico – paese a non partecipare all’Eurofestival. Come canta un artista pop greco o norvegese di oggi? I nostri ragazzi sono i soli a non doverlo sapere, in barba alle prediche su un’Europa della quale non conoscono nulla. Accenno brevemente al capitolo veneziano “Fondazione Bevilacqua la Masa”: i “premi non dati” firmati Luca Massimo Barbero, e gli atelier previsti dallo statuto ma negati per decenni.
Ricordiamoci, inoltre, che al target di riferimento “giovani” si vende di tutto e che una loro certa immagine seduttiva viene utilizzata per proporre prodotti anche ai cinquantenni.
L’emergenza-necessità di un progetto pedagogico ampio è confermata da molti segnali: proporre modelli di svago costruttivi significa anche, ad esempio, maggior cautela nel lanciare un’attività da stato-biscazziere, slot nei bar, poker pubblicizzato ecc…
Carissima finalmente mi metto in contatto. Ho un blog da pochissimo e mi sento ancora analfabeta nonostante abbia un grande desiderio di superare confini comunicativi. Ho letto il tuo scritto sugli adolescenti e siccome ho scritto un testo, ancora inedito su che cosa pensano i ragazzi del loro futuro, mi piacerebbe aprire un dialogo. Sono 600 ragazzi dagli 8 ai 13 anni, quindi preadolescenti che hanno scritto pensieri sul domani. Emerge una figura di adolescente molto particolare .che la scuola non prende in considerazione. Sentiamoci. A presto.
Cronaca di un fatto incredibile.
Devio parzialmente dall’argomento (l’articolo che segue non riguarda degli adolescenti ma addirittura dei bambini) per segnalare a quali eccessi si può arrivare
quando manca la sensibitità di capire le necessità dei giovani e – qui- persino dell’infanzia.
VENEZIA: VIGILI SGRIDANO BIMBI CHE GIOCANO A CAMPANA, NON RISPETTANO DECORO
Venezia, 4 ott. 2008
Un gruppo di bambini che giocavano a campana e’ stato redarguito e allontanato da due agenti della Polizia Locale di Venezia perche’ reo di non aver mantenuto il decoro della citta’ sporcando i masegni con il gesso. Le due bambine che avevano tracciato lo schema, per poter praticare il celeberrimo gioco di piazza, al primo cenno di ‘predica’, intimorite, sono subito scappate dai genitori che hanno vivamente protestato con i vigili. L’incidente e’ avvenuto nella centralissima zona di Campo Santo Stefano.Tuttavia l’assessore al decoro della città, Augusto Salvadori, ha creduto opportuno tuonare dalle pagine del Gazzettino: giusto, giustissimo, i vigili hanno fatto benissimo, d’ora in poi sarà proibito disegnare coi gessetti nei campi, non si imbratta la città.