UNDICI REGALI DI NATALE: ISAAC ASIMOV E IL FUTURO

Pezzetto dopo pezzetto, passo dopo passo. Di questi tempi è difficile guardare lontano, me ne rendo conto. Il punto è che era difficile già prima, già all’inizio del nuovo secolo e millennio. Per questo, l’undicesimo regalo di Natale è un intervento di Isaac Asimov che risale al 1989. Vedi mai. Buon week end.
Non posso che chiedere la vostra benevola comprensione. Sarà difficile nella vostra realtà dei giorni futuri, capire come sia stato difficile per noi non cadere nel tranello contenuto nel concetto di “sicurezza nazionale”.
E’ stato difficile, anche se il ragionamento sembra semplice. Supponete che, nel 1989 il sindaco di una grande città americana intraprenda un’azione che chiaramente sia dannosa per l’intera nazione, ma che egli ritenga necessaria per il bene della sua città.
Il governo federale interverrebbe immediatamente perché egli non può anteporre il bene della propria città a quello della nazione.
La sicurezza nazionale viene anteposta a quella locale, perché chiaramente se in prospettiva la nazione viene danneggiata, in seguito anche la città ne subirà le conseguenze. D’altra parte se la nazione è sicura e prospera anche la città ne trarrà vantaggio, anche se magari non nel breve periodo.
Alziamoci ora di livello. Cosa succederebbe se la sicurezza nazionale degli Stati Uniti (o di un’altra nazione) fosse anteposta alla sicurezza dell’intera Umanità? Non varrebbe il ragionamento di prima? Può un paese avere la precedenza su tutta l’Umanità? Se l’Umanità dovesse perire, non perirebbe forse quella nazione con lei? Se una nazione taglia una grande foresta tropicale, deteriorando così la qualità totale dell’atmosfera terrestre, ha il diritto di agire come vuole?  Se uno stato ha costruito delle centrali nucleari di qualità scadente  che potrebbero accidentalmente spargere radioattività anche fuori dei propri confini, è il bisogno energetico di quel paese una scusa sufficiente?
Non è stato difficile capirlo anche nel 1989. L’abilità umana di influire negativamente sull’ambiente è cresciuta al punto che nessuna nazione ha il diritto di farlo a piacere,  così nessuna nazione può più risolvere alcunché di importante senza la collaborazione di altre nazioni. Qualsiasi problema che sia di una certa importanza è un problema globale. Qualsiasi soluzione che abbia una qualche possibilità di avere successo è una soluzione globale
Ma come possiamo liberarci della concezione ormai sorpassata, da 19° secolo,   di   “sicurezza nazionale”? Ci fa continuare ad agire come miopi, concentrandoci su noi stessi ed escludendo l’intera Umanità. Come porre fine ai sospetti e a gli odi nazionalistici e religiosi, all’antagonismo che naturalmente ci oppone  a chi parla un’altra lingua ed ha altre usanze e costumi?
“Attendere una crisi che ci forzi ad agire globalmente
comporta il rischio di farci agire troppo tardi “
Una possibilità è che con il peggiorare delle crisi, l’aumento dell’effetto serra, l’inquinamento sempre in crescita e lo spaventoso incremento demografico, arrivati sull’orlo del disastro totale il terrore della catastrofe ci spinga ad agire globalmente. Questa certamente è la peggiore ipotesi, aspettare una crisi che spinga ad agire globalmente probabilmente ci porterà ad agire troppo tardi…

Qualcuno di noi del 1989, sente la necessità di qualcosa di positivo e vitale che possa unire le nazioni nello sforzo di raggiungere  qualcosa che può  portare grandi benefici per tutti.  Esiste un precedente storico che può indicarci una soluzione che funzioni? La risposta è sì.
Considerate gli Stati Uniti del 1865. Quattro anni di sanguinosa guerra civile avevano causato quasi un milione di morti. Gli stati Confederati del Sud, nonostante lo strenuo impegno bellico, erano stati in fine sopraffatti dalle superiori risorse del nord ed erano di conseguenza trattati alla stregua di una nazione conquistata. I Confederati  avrebbero mai potuto  perdonare? Sarebbero mai potuti ritornare di buon grado membri convinti dell’unione? Ebbene lo fecero.
Ci sono ancora nel mondo posti dove  vecchie dispute non sono ancora state dimenticate : l’Irlanda del Nord, Sri Lanka, I Paesi Baschi e molti altri. Com’è allora che gli Stati Uniti, malgrado tutti i danni e i lutti autoinflittisi, sono riusciti a superarli e ad andare avanti? La mia opinione è che ciò è dovuto al fatto che subito dopo la Guerra Civile, arrivò la “Corsa al Grande West”.
L’ovest del paese fu colonizzato e reso ricco  da gente proveniente da ogni stato, sia del nord che del sud. Nel grande sforzo comune di costruire una più grande e potente nazione, i vecchi feudi persero importanza sembrando a tutti così piccoli, insignificanti se paragonati all’immensità della frontiera.
Rifarlo oggi?  E’ possibile. Là fuori, appena al di fuori dell’atmosfera c’è un’altra frontiera, vastissima e incomprensibilmente più ricca del “Grande West” americano. Già nel nostro 1989 alcune nazioni hanno ottenuto alcuni risultati per conto loro. Gli Stati Uniti e la Russia hanno compiuto grandi imprese. Ma per andare oltre sono necessarie altre risorse che quelle di un singolo grande paese. Abbiamo bisogno di cooperazione globale, è necessario lo sforzo combinato di tutta l’Umanità.
Pensate solo che sarebbe  possibile installare una rete di centrali elettriche solari in orbita, in grado di inviare l’energia raccolta sulla terra. Energia pulita e a disposizione di tutti, indipendente dalla geografia. Se queste centrali fossero costruite con uno sforzo congiunto di tutte le nazioni, l’energia prodotta apparterrebbe a tutti e ce ne sarebbe a sufficienza per tutti. Tali stazioni solari necessiterebbero di  una manutenzione continua, richiedendo così un impegno unitario prolungato. Nel caso che seri disordini sulla terra dovessero interferire, l’energia  verrebbe a mancare.
In breve, energia abbondante uguale benessere per tutti, benessere diffuso uguale cooperazione globale continua e duratura. Avremmo installazioni minerarie sulla Luna, fabbriche automatiche nello spazio, laboratori scientifici, di monitoraggio ambientale in orbita terrestre e anche insediamenti umani per centinaia di migliaia di persone.
Dunque la “Corsa all’immensità dello  Spazio” di tutte le nazioni, come la “Corsa al Grande West” di tutti gli stati, ci darà un nobile obiettivo da raggiungere, riempirà i nostri cuori e le nostre menti di gloria e soddisfazione, riducendo, passando in secondo piano sospetti e pregiudizi.  E’ successo una volta e può accadere ancora. Voi del futuro lo sapete perché tutto questo per voi è storia. Vi prego comunque di comprendere come per noi sia stato difficile prevederlo prima che realmente accadesse.
Isaac Asimov

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