Se mi guardo intorno, vedo le menti migliori della nostra generazione che, tuttora, si oppongono al sistema. Le donne registe tuttora pietiscono denaro a produttori maschi; le donne scrittrici e le donne editor tuttora si rivolgono imploranti a dirigenti editoriali maschi; le donne attrici tuttora si contendono una manciata di ruoli che realmente rispecchiano le loro vite; le donne pittrici e scultrici vengono tuttora pagate meno ed esposte più di rado delle loro controparti maschili; le donne compositrici e direttrici d’orchestra si ascoltano tuttora assai di rado. Dappertutto le donne si accontentano di mezza pagnotta e perfino delle briciole. Non sono mica delle fallite, queste donne, anzi sono le più grintose e brillanti. Non sono lagnose, non sono piagnone, certamente non sono pigre, ma sono tuttora soggette all’implacabile sistema dei due pesi e due misure.
Ieri sera, prima di rientrare in albergo, mi sono fermata su una panchina di piazza Carlo Alberto a leggere un vecchio libro che avevo trovato su una bancarella: per la precisione, Paura dei cinquanta,che Erica Jong scrisse nel 1994. So benissimo che citare Jong suscita attacchi di ilarità in molte persone: eppure, pur conoscendone i limiti, continuo ad esserle affezionata per la sua lucidità e la sua ironia.
E la sua misura.
Perché, commentarium: sono davvero stufa. E per la seconda volta in poco tempo difendo Mara Carfagna, guarda un po’. La terza, anzi: l’ho fatto recentemente chiacchierando alla radio con Emma Bonino, e trovandola pienamente d’accordo sul fatto che gli attacchi a codesta donna sono ignobili, laddove battono sempre e solo su un unico tasto. Il sesso.
Fermi tutti: trovo le idee politiche della ministra contestabili praticamente in tutto. Trovo, come ho già scritto, improponibili le sue uscite a proposito di famiglia e aborto e coppie di fatto. Nei miei limiti, continuerò a contrastarle.
Ma trovo spaventoso che si insista ad attaccarla per il suo passato reale e presunto. Trovo orrendo che a farlo sia stata, ieri, un’altra donna. Non bastano gli ammiccamenti maschili su politiche, attrici, scrittrici (non è mica immune l’ambiente letterario, se non lo sapevate)?
Cominciamo a parlare di chi si sbottona i pantaloni piuttosto di chi scivola eventualmente in ginocchio, per favore.E soprattutto, davvero, non ripetiamo che la satira assolve tutto. Se così fosse, le signorine scosciate di Striscia la notizia sarebbero legittimate dal fatto che Ricci è un autore satirico.
Non difendo la Carfagna perché è donna. Difendo la dignità degli antagonisti, fra cui mi pongo, e dei loro discorsi.
Concordo appieno. La Guzzanti ha detto anche di più: http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/politica/giustizia-5/guzzanti-navona/guzzanti-navona.html
Libero pensiero, espressione e parola, ci mancherebbe, ma non in questi termini.
Complimenti alla Guzzanti per la dialettica.
non lo so Loredana, ci sto pensando e sono un po’ perplessa; è che a volte chiamare le cose con il loro nome qualcuno deve pur farlo…
va bene difendere la donna in quanto parte socialmente ed economicamente più debole quando succedono queste cose, ma difenderle per partito preso è giusto?
distinguo ancora fra chi scivola in ginocchio per necessità o piccola convenienza e chi chiede in cambio un MINISTERO!!!!: come può non sembrare una enormità?
Sono d’accordissimo, figuriamoci se mi piace la Carfagna, ma certi attacchi volgari e che battono sempre su un tasto (soprattutto quando rivolti a una donna), sono proprio indifendibili (come anche altre affermazioni fatte ieri dalla stessa Guzzanti, che mi sembra abbia un po’ perso la bussola, da parecchio tempo a questa parte).
Bisognerebbe però anche difendere la dignità di chi, per superare i due pesi e le due misure, è così antagonista da non vendersi al potente di turno.
Se per me, donna, la donna Carfagna rappresenta e avvalora la discriminazione sessista così ben descritta da Erica Jong, posso dirlo?
Se per me, donna, la donna Carfagna con tutto il suo agire e la sua strabiliante carriera, fa fare una bella capriola all’indietro a tante faticose lotte di dignità femminile, posso scriverlo?
Questo non significa assolutamente che io giustifichi chi i pantaloni li abbassa, il maschio che sfrutta il suo potere. Ma posso indignarmi anche contro chi si inginocchia? O siamo sempre alla logica, per fare un esempio, del ‘se critichi il governo di Israele sei antisemita?’
Certo che puoi dirlo. Ma una volta detto, è sui contenuti che questa persona propone che occorre discutere. Altrimenti, non si va avanti di un millimetro: nello stesso libro la Jong constatava come, a metà degli anni Novanta, la divisione fra donne, la facilità con cui ci si aizza le une contro le altre, serva a fermare il passo. E a far andare avanti altri.
Diciamocela tutta: magnifico indignarci sulle intercettazioni a sfondo sessuale. Purchè l’argomento non vada ad oscurare altri temi: la schedatura dei rom, per esempio. E qui penso a Grillo, e al suo indimenticato “i confini della patria sono stati violati” che fece leva sulla pancia xenofoba di molti italiani.
Sesso, sangue, soldi: ho già evocato la vecchia triade del giornalismo, ancora imperante.
Ci sarebbe qualcosa d’altro di cui occuparsi: e sparare sulla Carfagna, sport diffusissimo, rischia di essere una soddisfazione da quattro soldi, che svanisce subito, e lascia invariata la gravità della situazione in cui ci troviamo.
Loredana, scrivi: ‘trovo spaventoso che si insista ad attaccarla per il suo passato reale e presunto.’
Allora, credo ci siano da fare due coppie di distinzioni:
– quello che è reale e quello che è presunto
– quello che è assolutamente privato e quello che non può restare privato perché porta con sè una responsabilità politica molto grave.
Io cittadino ho bisogno di sapere se alcuni fatti reali e politicamente gravissimi sono accaduti o no.
Dovrei saperlo dal sistema dell’informazione italiano. Invece lo so da un’artista che si basa sull’articolo di un giornale argentino (Clarin).
Va bene mi dico, il sistema dell’informazione ha toppato, ma almeno a posteriori mi saprà dire se la notizia e vera o falsa. Invece no, salta alla conclusione (insulto) senza dirmi nulla della premessa (vero o falso ciò che scrivono sul Clarin?).
Questo secondo me è inaccettabile.
scusa riscrivo la frase:
Io cittadino ho bisogno di sapere se alcuni fatti (non presunzioni) privati e politicamente gravissimi sono accaduti o no.
@ Andrea
Io contesto alcune cose:
1) che si scelga di criticare la scelta dei ministri, che IN OGNI CASO, con l’eccezione di Tremonti, prescinde da criteri meritocratici, limitandola alla critica della fellatio di Garfagna, prima di aver messo alla prova la capacità di una persona. Sia Rotondi, sia la Garfagna sono ministri della repubblica per motivi misteriosi (così come lo erano molti ministri del governo dell’Unione): l’unica cosa sensata da fare, dunque, secondo me, in uno Stato democratico, è, IN OGNI CASO, valutare l’operato politico di chiunque abbia una carica pubblica, e giudicare ciascun ministro sulla base di questo, oppure, se critichi Garfagna, fai passare l’idea che Rotondi sia ministro perché è un grande statista.
2) io mi permetto di criticare l’uso vomitevole che si è fatto di queste intercettazioni penalmente del tutto irrilevanti. Se poi sei anche tu uno di quelli che pensano che il pubblico debba sapere della vita sessuale di Berlusconi, perché politicamente significativa, io rispondo che, se l’idea dominante è questa, io allora voglio sapere delle fellatio di tutti, voglio sapere di chiunque chi va a letto con chi, e esigo che il telefono di qualsiasi persona che in Italia possa decidere l’assunzione o il licenziamento o il finanziamento di chiunque venga messo sotto controllo, e che le intercettazioni, di qualsiasi tipo siano, vengano pubblicate, in modo da essere ragionevolmente certo (voglio dire, nei limiti del possibile: certo che per fare un bel lavoro bisognerebbe controllare anche i programmi di chatting, le conversazioni di persona e la corrispondenza privata, ma non vedo perché non farlo, visto che la tecnologia e la volonta politica ci sono) che ogni tipo di scelta venga fatta partendo da criteri meritocratici. Fino a quel momento, non mi rimane che valutare le scelte che posso controllare sulla base dell’operato delle persone designate a svolgere un incarico (che nel caso di Garfagna è del tutto negativo, e questo mi basta).
Qui si tratta di ribadire principi in cui credo, ovvero il principio di separazione tra attività pubblica e vita privata, e il principio di controllo democratico su chi ha responsabilità pubbliche, che dovrebbe rifuggire da tentazioni giustizialiste o pecorecce, ma basarsi su valutazioni esclusivamente politiche, per riflettersi in scelte esclusivamente politiche; principi che ritengo vadano applicati anche per tutelare le persone che mi sono antipatiche. Trovavo vomitevoli le allusioni alla nomina di Melandri, che sarebbe stata dovuta a una relazione con D’Alema, ma dicevo “vabbè, sono fascisti maschilisti, che ti aspetti”, e trovo vomitevoli queste insinuazioni qui. Forse sono troppo “liberale” per piazza Navona, ma di questo, se mi permetti, andrei anche fiero.
Andrea, concordo con te, ma ritengo che questo tipo di attacchi, che vanno solo a fomentare una platea che gode nell’ascoltare gli insulti, alla fine si ritorceranno contro e andranno a dipingerla come martire.
Mi meraviglio della Guzzanti, perché ho sempre ritenuto che fosse una persona di cultura e dotata di estrema intelligenza. Perché fare satira politica, pungente e funzionale, non è da tutti.
Ora però non facciamo ricadere la colpa su chi detiene il potere, perché per uno che si sbottona c’è anche una che ci si fionda… Non è che tutti gli uomini sono santi e tutte le donne puttane, ma non è vero nemmeno il contrario…
A me la Carfagna non è mai piaciuta. Men che meno ora, che pensa di saper fare politica o ritiene di essere in grado di farla.
Io non ho mai stimato la Guzzanti, l’ho sempre considerata volgare e scorretta, ieri ha confermato tutte le mie impressioni.
Tutta la mia solidarietà a Sabina Guzzanti.
Scusa Vittorio, fai un po’ di confusione su quello che dico.
Io non penso affatto che “…il pubblico debba sapere della vita sessuale di Berlusconi, perché politicamente significativa…”
Io sto dicendo che se di regola la vita sessuale deve essere un fatto privato, quando ci sono comportamenti che portano a responsabilità politiche gravi, non possono più restare private. E’ una valutazione sul fatto concreto naturalmente.
Che il portavoce di tizio dialoghi con una trans nel cuore della notte, e poi se ne vada o ci faccia sesso, ma finendo tutto lì, è una cosa chiaramente irrilevante: deve restare privata.
Ma qui la situazione appare diversa, quindi occorre fare chiarezza (questo anche a vantaggio delle persone coinvolte sia chiaro).
Ora, se tu ci pensi, in Italia le cose vanno al contrario: la persona che si è fermata a dialogare con la trans è finita su tutti i giornali. La situazione che appare invece politicamente rilevante, grave, viene trattata da un’artista su un palco, con un registro satirico.
@ Andrea
“Io sto dicendo che se di regola la vita sessuale deve essere un fatto privato, quando ci sono comportamenti che portano a responsabilità politiche gravi, non possono più restare private. E’ una valutazione sul fatto concreto naturalmente.
Che il portavoce di tizio dialoghi con una trans nel cuore della notte, e poi se ne vada o ci faccia sesso, ma finendo tutto lì, è una cosa chiaramente irrilevante: deve restare privata.
Ma qui la situazione appare diversa, quindi occorre fare chiarezza (questo anche a vantaggio delle persone coinvolte sia chiaro).”
Ok, ma non vedo perché debba andarci di mezzo solo Garfagna.
Quindi, come detto, nell’impossibilità di sapere a priori quando il sessuale sia politicamente rilevante, e nella necessità, invece, di stabilirlo con certezza, intercettiamo chiunque in ogni momento e pubblichiamo tutto, poi decida la piazza. Sono d’accordo. Mi pare un’idea molto dipietrista e grillista, del resto, quindi è certamente di sinistra.
Sergio Garufi: non capisco perché la Guzzanti debba necessitare di solidarietà. Chi l’ha costretta a salire sul palco e dire 3 parolacce su 4?
A parte la Carfagna, dovremmo provare solidarietà per una frase del tipo:
…ma fra vent’anni Ratzinger sarà dove deve stare, cioè all’inferno, tormentato da diavoloni frocioni attivissimi, e non passivissimi.
Non ho mai condiviso la linea di questo papa, ma non mi permetterei mai di uscire con questa frase, che fra l’altro non mi pare sia molto gentile neppure per gli omosessuali, definiti diavoloni frocioni.
Infine, alcune frasi poco riuscite puoi anche dirle davanti a una birra con degli amici, ma non di fronte a 100.000 persone.
@ Andrea
Hai perfettamente ragione. Nessun giornale ha mai parlato delle intercettazioni relative a Berlusconi. Che stampa servile.
scusa loredana,
ma il tuo ragionamento non mi convince. sabina guzzanti è volgare e moralista, pur dicendo di non esserlo. sta qui la sua forza. attacca gratuitamente? per ammicammento? con un’insinuazione da bar? e una donna per giunta?l
la tua difesa d’ufficio secondo me pecca un po’ di una pacatezza che non si rende conto della gravità del punto in questione.
non mi sembra che mara carfagna vada solo difesa in quanto donna o attaccata per le sue idee politiche. non mi basta.
è lei mara carfagna, un ministro per le pari opportunità, che sorrideva ebete mesi fa quando berlusconi diceva quasi quasi mi sposerei te se non fossi sposato. in pubblico. una donna, un essere umano qualsiasi che conosce la differenza tra dignità e appetito per il potere, avrebbe detto: Scusi, vada a fare il galletto altrove.
Lei no, e si trova ministro.
ha fatto un pompino a berlusconi? la cosa è indifferente. è un’insinuazione? vero. però è un’insinuazione plausibile. a partire da come berlusconi tratta le attrici nelle telefonate con saccà, alle sue foto con le mani al culo delle vallette nella sua villa in sardegna, alle battute sulle cosce a elisabetta canalis nelle sue tv quando va ospite a controcampo.
questi dati minimi che confermano nell’immaginario le voci dei flirt con la dellera, dei pompini della carfagna, delle orge di bossi.
mara carfagna non è una vittima di questo tipo di atteggiamento di potere.
è organica. ha fatto i calendari, ha sgallettato in lungo e largo sulle sue reti, si è fatta e si continua a far fare i complimenti.
sabina sa essere di cattivo gusto, è livida, ha un’ambizione egocentrica quasi speculare al suo modello accusatorio. ma questo è la critica al suo modo di fare, non c’entra con quello che lei mostra a proposito del potere berlusconiano.
veltroni in questo ha fatto e sta facendo, scusami se sono così netto, dei guasti enormi, distinguendo l’aspetto strettamente politico da quello culturale dell’egemonia berlusconiana. berlusconi politico vince perché la cultura che lui esprime ha già vinto. e considerarlo un interlocutore politico ne fa automaticamente un interlocutore culturale.
per cui: mara carfagna ministro sembra possibile, in quanto è reale.
non ho digitato il nome per esteso
Non sono affatto pacata, Christian. Ma voglio che lo stesso livore sia rivolto ai fatti e non alle persone: e per fatti intendo quanto detto e quanto omesso dal Ministero delle Pari Opportunità in una situazione spaventosa per quanto riguarda il genere, in Italia.
Come mai il talento di Guzzanti non viene indirizzato mai su questi argomenti? Sbaglio se penso che sia piu facile e sicuro buttarla sul pecoreccio-politico?
Certo che sono gravi, gravissime, le situazioni che stanno sullo sfondo. Ma insisto sul fatto che non si combattono cantando le osterie.
E, scusami Sergio, la mia solidarieta preferisco darla ad altri.
Ciao Loredana, da tempo, come sai, ti stimo e (quasi) sempre ti leggo. Ma questa volta non sono d’accordo con te. Per un motivo. Ti ricordi quell’imperatore che aveva fatto Imperatore il suo cavallo? Credo che Berlusconi con la Carfagna ci abbia appioppato più o meno la stessa pappa. Anche qui, il ragionamento mi pare semplice. A fare da ministro deve esserci chi abbia più o meno ‘amministrato’ qualche cosa, o abbia, soprattutto se in giovane età, qualche credenziale per amministrare. Se la Carfagna ci sta a fare il cavallo, buon per lei. ma io non ci sto a difendere una (o uno) che difende e protegge un pluripregiudicato, fascista, e che pretende di governerci con metodi che, a dir poco, sono da dittatore dello stato libero di Bananas. E ancora. Anche a me dispiace condannare una del mio genere. Ma, come tanti personaggi che hanno fatto le lotte contro il razzismo negli Stati Uniti, io – magari a disagio ma – non difendo una che sta dalla parte dei potenti e fa il loro gioco. E non c’entra niente il letto. Anzi, quella mi pare la parte più divertente del rapporto Carfagna-Berlusconi, e buon per loro. Ah, come ti ho detto all’incontro di Santa Chiara qualche settimana fa, mi spiace che dai tuoi link sia saltato il mio (http://www.ilpostodeilibri.it). Se lo rimetti mi dai gioia! Ciao.
Angela, io non sto difendendo una ministra di questo governo. Non sto difendendo questo governo. Non sto difendendo gli orrori perpetrati da questo governo. Mi sembrava fosse chiaro. Difendo, ribadisco, una dignità di toni che va mantenuta, e non per snobismo o puritanesimo.
Chiamare la signorina “Carfregna” come proprio tu hai fatto qualche tempo fa, significa scendere nella stessa arena da Drive-in in cui il berlusconesimo ci ha traghettato negli ultimi lustri.
No, Loredana, scusa, il nome Carfregna, non glil’ho dato io, le è stato dato sui blog. Io ho ripreso un’intera schermata di google, compresa la foto coniata da qualche buontempone che ho riportato. La cosa è verificabile sul sito. Al numero 94 del postodeilibri.it
Ma sei stata tu a riprenderlo e diffonderlo anche via mail. Per favore, cavillare conta davvero poco a questo punto. A me la cosa disgusta. Esattamente come mi disgusta il fatto che quel ministero sia SEMPRE stato trattato come un giocattolino. SEMPRE. Non saremmo al posto in cui siamo (ultimo) per quanto riguarda la parita di genere, altrimenti. Su questo mi indigno, su questo voglio che ci si schieri e ci si dichiari solidali, su questo voglio sentire qualcuno che, da un palco, satireggi. Su questo, e non su altro.
Non è sempre stato trattato come un giocattolino quel ministero, Loredana. Io non sono del PD e non amo in modo particolare Barbara Pollastrini. Credo che non abbia fatto tutto quello che poteva (vedi Dico) ma lei, la Pollastrini, sì la difendo però. La difendo per il progetto di legge contro lo stalking che non è andato in porto per la caduta del governo. la difendo per gli stanziamenti in favore delle donne immigrate. La difendo perché ha stanziato venti milioni di euro per un progetto contro la violenza sulle donne. Milioni che la Carfagna ha cercato di dirottare altrove. Quei soldi, destinati ai centri antiviolenza – che già ne hanno pochi . forse torneranno al loro posto, ma solo per la tenacia e le lotte delle donne che in quei centri antiviolenza lavorano da anni. Mi pare che ce ne siano molte non fare la faccia cattiva al buontempone che cambia il nome alla ministra.
Scrive la signora Lipperini: “Cominciamo a parlare di chi si sbottona i pantaloni piuttosto di chi scivola eventualmente in ginocchio, per favore.”
Oh, no, e perché? Parliamo di entrambi.
Come donna, non riesco mica a credere che sempre accada che “si scivoli eventualmente in ginocchio”, così, per un… oh, come dire… beh, momenti… Uno scivolone, appunto.
E diciamo anche che se qualcuno si sbottona i pantaloni, diciamo eh, glieli si può pure richiudere e lo si può indirizzare altrove.
Non sto mica parlando adesso del caso della Carfagna, ma in generale…
Angela non mi pare che Loredana difenda la Carfagna. Le sue parole nel post mi sembrano chiare e limpide. Accusa la volgarità della Guzzanti che ha preparato a tavolino un intervento totalmente fuori luogo.
Sul resto si può concordare e discutere, ma non su queste piazzate ridicole e di bassa lega.
L’intervento della Guzzanti è sbagliato in tutta la linea. E mi spiace che esistano ancora persone in grado di applaudire certe affermazione che stuzzicano solo la demenza.
@Crhistian e Angela
Bene, facciamo un passo ulteriore. Riteniamo plausibile e giustificabile, per amor di discussione, che un’intellettuale, di fronte a una situazione che giudica intollerabile, possa pensare di agire unicamente sulla pars destruens, disinteressandosi della pars costruens, anche usando toni e argomenti altrimenti del tutto inaccettabili in un contesto appena civile, per “scuotere le coscienze”.
Però, un’intellettuale seria non può prescindere da una preventiva analisi dell’ambiente sociale e politico sul quale tenta di intervenire. Qual è stato, secondo voi, lo strumento principale del successo del bossismo e del berlusconismo? Secondo me non le TV (se no il successo di Bossi, ostracizzato da tutti i media, non sarebbe concepibile): è stato uno strumento puramente “linguistico”. Il bossismo prima e il berlusconismo poi hanno usato, come principale strumento di lotta politica, l’allargamento sempre più esasperato, e del tutto inconcepibile prima di loro, di ciò che un politico può permettersi di dire pubblicamente. Lo strumento del bossismo e del berlusconismo è l’allargamento dell’area di dicibilità all’interno del dibattito politico. “Meglio frocio che comunista”, “giudici metastasi della società”, “feccia islamica”, “li andremo a prendere casa per casa”, “Mancuso è un eroe”, “sposi mio figlio”, sono espressioni inconcepibili negli anni 70, che questi due geni del linguaggio (detto senza alcuna ironia) hanno a poco a poco inoculato nel dibattito politico; e tentato, finora senza successo, di rendere “normali”. Ora, voi dite “dobbiamo usare le stesse armi”. No. È qui che io dissento radicalmente. L’uso delle stesse armi fa il gioco di Berlusconi perché:
1) legittima la principale arma della sua politica, il linguaggio senza freni; la “sdogana”, la rende finalmente “normale”, la rende patrimonio condiviso dall’opposizione, e quindi non più criticabile;
2) introduce un elemento di lotta che, se ormai è ampiamente accettato dall’elettorato di Berlusconi, non lo è ancora, per fortuna, per fortuna!, da quello di tutti i partiti di opposizione, da Casini a Ferrando. Il crinale che separa Berlusconi dei suoi avversari è quasi più linguistico che etico, e questo giochino di Grillo, di Di Pietro e di Guzzanti, gratificante lì per lì ma, secondo me, disastroso nel lungo termine, lo sta cancellando. Su quel terreno perderemo sempre. Sempre, perché non è il nostro. Non vinceremo mai non se non cominciamo a dire “Carfagna troia”; non vinceremo mai se non riusciremo a far passare un’idea davvero alternativa di società, se non daremo visibilità e speranza e dignità alle marginalità sociali, economiche, sessuali, generazionali; non vinceremo mai se non sapremo rimettere in moto il motore civile di questo Paese, con coraggio e senza la paura che la società non sia pronta a seguirci, così come ha fatto Zapatero in una società ALLORA non più avanzata di quella italiana. Per far questo, anche noi dobbiamo partire anzitutto dal linguaggio, come ha fatto lui ma nella direzione opposta: dobbiamo cominciare a cambiare il modo in cui le persone si fanno le domande, bisogna insegnarle a chiedersi “è giusto che lo Stato impedisca a due persone che vogliono sposarsi di farlo?”, invece che “è giusto permettere ai gay di sposarsi?”, o “è giusto prendere le impronte a un bambino?” invece che “è giusto prendere le impronte a uno zingaro?”. Ora, secondo me, rispetto a questo lavoro linguistico, difficilissimo (probabilmente impossibile, vista la classe dirigente che ci ritroviamo) e non più rimandabile, le affermazioni di Grillo di Di Pietro e di Guzzanti non sono neutre, ma sono un ulteriore ostacolo: portano la “nostra” gente ancora più lontano da questo lavoro, e tolgono agli elettori per bene di Berlusconi i residui imbarazzi a sentire il loro leader che parla di cancri e di scopate.
Le affermazioni di Guzzanti sono molto peggio che un gesto volgare e maleducato: sono un gigantesco errore politico.
Se le donne che “capiscono” non cambiano, cosa ci si può aspettare da quelle che nemmeno capiscono? Solidarietà?
(L’esempio delle nozze tra gay è di Lakoff, per la precisione).
Firmato: Falilulela
Vittorio, brutto atteggiamento il tuo, ricostruisci l’interlocutore come pare a te: gli metti in bocca parole, pensieri in testa, gli attilli l’identità politica. Se si vuole parlare, facendo così si fa poca strada. Se invece non si vuole parlare, allora è un comportamento perfetto.
Non c’è alcuna legge scientifica che escluda la possibilità che chi sa fare bene i CENSURA sappia fare bene anche il o la ministro.
Bene o male, come è noto (mi correggo: come è noto se siete un tantino laici), non sono categorie assolute, e in politica lo sono ancora meno. Dipende dall’opinione degli utenti o degli elettori, per dire.
@ Andrea
Per esempio?
condivido ed avevo già lo stesso disagio di cui tu hai parlato quando stamattina ho guardato su youtube il guzzanti-show. Per quanto la guzzanti la stimi mi sembra che sulle pari opportunità anche lei abbia qualcosa da imparare.
Antonella molto affranta.
“Fra vent’anni Ratzinger sarà dove deve stare, cioè all’inferno, tormentato da diavoloni frocioni attivissimi, e non passivissimi. Non come i gay che hanno accettato di spostare il Gay Pride a Bologna perché a Roma, a San Giovanni, c’era un coro di preti. E ’sti cazzi, si direbbe in una repubblica democratica”
Come mai nessuno commenta questa parte dell’intervento di Sabina Guzzanti? Non voglio accusare la Guzzanti anche di omofobia latente, ma far notare come alcune frasi sono più offensive di altre. Alcune categorie di persone sono più difendibili di altre. L’identità di genere batte sul piano dei diritti l’identità sessuata. E che dire di quei frocioni passivissimi? La passività è un’onta indelebile?
E per inciso, i gay (?) avevano deciso di organizzare il Pride Nazionale a Bologna molto prima che gli fosse negata la piazza di San Giovanni.
Ieri sera ho ascoltato su Radio Radicale l’intervento della Guzzanti; non mi è piaciuto affatto, mi sembrava di essere in un Bar Sport di un paesino isolato dal mondo, dove la donna che non la dà è stronza e quella che la dà è troia, dove si censurano omosessualità latenti prendendo in giro i froci. Che tristezza, che squallore.
Altre riflessioni:
– non si conoscono, almeno credo, le parole pronunciate nell’intercettazione, il cui contenuto mi pare venga dato per scontato
– Berlusconi non ha certo bisogno della Carfagna per farsi fare un pompino fatto bene (sempre che, povero morituro, abbia ancora erezioni)
– a scanso di equivoci: Berlusconi resta sempre un berlusconi; non penso che la Carfagna è in grado di fare il ministro, ma non certo perché è bella
Mi pare si stia perdendo di vista il fatto, enorme, che la Guzzanti è donna che si oppone coraggiosamente, visibilmente e apertamente a un sistema corrotto e perverso. Persona impegnata fortemente, e ce ne vorrebbero di più, in tempi come questi che mi sembrano di vera emergenza.
Nemmeno si deve trascurare il fatto che la sua è satira, caustica, aggressiva, violenta, che come tale, tra l’altro, si inserisce pienamente nel genere.
Che poi il suo intervento possa essere politicamente controproducente, a causa degli usi strumentali e in mala fede che ne vengono e ne verranno fatti, è discorso che merita approfondimenti, ma è un altro discorso.
Però… insomma, mi sembra che si stia troppo lasciando da parte il fatto che la Guzzanti sia donna forte che combatte, con le “armi” di cui dispone, le porcate odierne, e le combatte “in prima linea”, mettendoci la faccia, per dire, mentre si trascura il fatto che l’altra donna (l’offesa, insomma) sia complice e al servizio di tale potere, l’altra donna che, per il fatto di essere donna, non si vede perché debba andare esente da quei dubbi e da quei sospetti che riguarderebbero senz’altro un uomo come, putacaso, un Costantino Vitaliano se eletto ministro dopo breve esperienza e carriera politica e più evidente carriera nel mondo dello spettacolo più leggero. Ciò non toglie che magari si possa lo stesso avere coltivato le virtù per far politica: aspettiamo i risultati…
Mi sembra insomma che chiamare in causa, in questo caso, fattori come volgarità, donna-contro-donna, forse un po’ di veterofemminismo a volte stereotipato (mi si passi e perdoni l’espressione), lasci un po’ il tempo che trova, come quando ci si concentra su particolari, su forme, su modi, perdendo però di vista la questione fondamentale, la sostanza, il contesto, il complesso di un fenomeno.
Anita, non è questo il punto. Il punto è non cadere nel “frame” altrui, come diceva il giustamente citato Lakoff. Non entrare nella stessa spirale bagaglinesca. Perchè, a proposito di satira, al suo interno esistono non poche varianti. Quanto a Guzzanti, auspicherei che mettesse la faccia anche per altre occasioni, come già detto.
Cara Loredana, c’è qualcosa di comicamente folle in questo dibattito, che mi vergognerei di guastare con fruste considerazioni moralistiche. Mi ricorda una scena del film “Ogni cosa è illuminata”, quando il protagonista, il ragazzo ebreo-americano in cerca delle proprie radici, rimprovera il giovane ucraino che gli fa da guida perché usa la parola “negri”, e questi gli risponde: “perché, cos’hanno di male i negri?” Chi è il razzista fra i due? Sarà che sono un maschio abituale e recidivo, ma questo delirio del politicamente corretto tipico di certo veterofemminismo mi sembra segretamente solidale alla misoginia berlusconiana, sono identità strategicamente differenziali, ciascuna detiene il senso dell’altra. Ecco perché non mi sorprende la tua (e dell’Armeni) difesa della Carfagna.
solidarietà piena alla guzzanti, che pagherà caro il fatto di aver detto in modo diretto e “volgare” ciò che è sotto gli occhi di tutti, vale a dire che il Paese è ridotto ad una satrapia, dove il satrapo si diverte, a suo insidacabile capriccio, a dare potere a chiunque gli aggradi.
A due giorni di distanza, letti e ascoltati per radio i contenuti degli articoli che mai pongono il problema della verità/falsità di ciò che ha detto la Guzzanti, non posso che esprimerle solidarietà.
Oltretutto è proprio in una prospettiva di difesa del genere che dovrebbe essere chiesta la verità con decisione, perché qui è in ballo non un ministero qualsiasi ma quello delle pari opportunità.
Concordo con quanto scritto da Loredana Lipperini. E’ singolare che in certe casi i diritti delle persone e nello specifico delle donne e nello specifico di una singola donna diventino un pò meno diritti, specie se la persona in questione sta dalla parte del c.d. nemico.
Questo mi ricorda certi episodi post-liberazione, quando qualcuno impugnava il rasoio per radere le teste delle donne “colpevoli” di essersi accompagnate al nemico. Chiaro che l’onorevole Carfagna non c’entra nulla con quelle donne, però è curioso come ci sia sempre qualcuno pronto a impugnare quel rasoio, poco cambia se incartato con insulti o con le più forbite parole.
Così come sono basse le insinuazioni, o anche gli insulti, indirizzate da più parti all’ex ministro Barbara Pollastrini, solo perchè moglie del direttore generale di Intesa-San Paolo.
Sergio, noto che anche tu assumi gli stessi toni: vorrei solo farti capire che l’avere dato a me della segretamente solidale con la misoginia berlusconiana (passi per la veterofemminista, mi ci sto abituando) non è delirante. E’ indegno. Specie di uno scrittore.
Debbo con tristezza constatare che, come diceva sopra Vittorio, quantomeno sotto il profilo del tipo di linguaggio usato, il berlusconismo ha vinto. Perché se si accetta persino che una brava come la Guzzanti faccia una satira banale e volgare, pur di dir male di Berlusconi e dei suoi, allora sì, il linguaggio aggressivo e volgare che finora mi sembrava appannaggio della destra è passato. Qualcuno dice che bisognerebbe badare alla verità di quelle affermazioni più che al loro tono. Be’ non sono d’accordo. Perché o quella è satira e dunque va valutata come tale e la verità provata del suo contenuto non è un discrimine, oppure non è satira ma un pezzo giornalistico, e allora i toni dovrebbero essere più urbani e non certo da invettiva (peraltro nobilissimo genere letterario degno di interpreti ben migliori di questi), e la Guzzanti dovrebbe citare per bene le sue fonti, cosa che credo non possa fare perché, per quanto ne so (e se qualcuno sa qualcosa di più preciso mi farebbe piacere saperlo), il Clarin non ha pubblicato intercettazioni dalle quali si evidenzia il “rapporto” su cui lei ha costruito il pezzo, ma ha semplicemente detto che queste intercettazioni esistono, il che è assai diverso.
Scusa Paolo Cacciolati, questa cosa che scrivi:
“E’ singolare che in certe casi i diritti delle persone e nello specifico delle donne e nello specifico di una singola donna diventino un pò meno diritti, specie se la persona in questione sta dalla parte del c.d. nemico.”
è molto semplicistica, dato che qui ci sono almeno due diritti (tra l’altro di rango costituzionale) che si contrappongono:
C’è un diritto della Carfagna a non essere lesa nell’onore;
C’è il diritto all’espressione del pensiero (qui cronaca e critica) della Guzzanti.
La questione di quale diritto prevalga non è affatto intuitiva, bisogna verificare alcune circostanze. Una circostanza cruciale è questa: che i fatti narrati corrispondano a verità.
Su questo i quotidiani glissano. Ma operano invece una censura (quando non si spiega il perché di un divieto di parlare a mio parere si censura) parlando di ‘insulti’.
Però noi siamo più accorti, più critici e più preparati di chi scrive sui quotidiani quindi sappiamo porre il problema verità o falsita dei fatti narrati. E dal momento in cui noi lo poniamo, l’impostazione della questione che propone Loredana cambia totalmente:
L’operato dei giornali ci appare curioso e forse scorretto.
Il diritto di critica riprende il suo posto nel ragionamento.
Torniamo al fatto concreto, quindi ci torna in mente che oggetto di tutto è proprio il ministero delle pari opportunità, con tutto ciò che può significare per chi qui vuole difendere il genere.
“Debbo con tristezza constatare che, come diceva sopra Vittorio, quantomeno sotto il profilo del tipo di linguaggio usato, il berlusconismo ha vinto. Perché se si accetta persino che una brava come la Guzzanti faccia una satira banale e volgare, pur di dir male di Berlusconi e dei suoi, allora sì, il linguaggio aggressivo e volgare che finora mi sembrava appannaggio della destra è passato.” Ragazzi, ma di cosa stiamo parlando? La Guzzanti stava facendo satira. Satira. Ma ve la immaginate la stessa frase cambiando l’espressione “succhiare l’uccello” con “fellatio”? Ma insomma. Nell’Atene di Aristofane nessuno si indignava per le sue volgarità. La satira è mezza sagacia e mezzo piscio, non c’è niente da fare. Che facciamo, vogliamo cambiare anche i pezzi teatrali greci e latini come si mettevano le braghe agli affreschi di Michelangelo? Mi meraviglio di voi e delle vostre orecchie delicate.
Non si tratta di orecchie delicati, dannazione. Se preferisci, riscrivo: “non si tratta di orecchie delicate, cazzo”.
Si tratta di terreni di scontro. Di scelta dei medesimi. Non è una questione di mignolo alzato, ma di argomentazioni. Mi sembra di averlo detto in tutti i modi, ma evidentemente non sono stata chiara.
A proposito. Ho appena cancellato il solito commento del solito anonimo che approfitta della situazione per spararle grosse, in tutti i sensi. Non ne saranno tollerati altri.
@ Pispisa
“…il Clarin non ha pubblicato intercettazioni dalle quali si evidenzia il “rapporto” su cui lei ha costruito il pezzo, ma ha semplicemente detto che queste intercettazioni esistono, il che è assai diverso.”
Mi è saltato il commento, riscrivo sintetico. El Clarin in un articolo firmato scrive, premettendo un “si dice”, che esistono intercettazioni in cui si parla espressamente del rapporto.
Tanto per essere molto chiari.
Sogno un paese dove, piu che discutere sulle erezioni del premier, si discuta, si satireggi, si usino tutte le armi retoriche a disposizione, su argomenti come il seguente. Notizia fresca sulla valutazione delle politiche italiane da parte del parlamento europeo:
La risoluzione sulle impronte ai nomadi, presentata da Pse, Verdi, Liberaldemocratici e Sinistra europea è passata al parlamento europeo con 336 sì, 220 no e 77 astenuti. Nel testo si mette in guarda dalla violazione delle norme “antidiscriminazione”. Una richiesta di rinvio del voto, presentata dal Ppe (che ha poi deciso di votare no alla risoluzione, ad eccezione di alcuni eurodeputati rumeni e ungheresi), era stata precedentemente respinta dalla maggioranza dell’Aula.
Gli europarlamentari hanno approvato un emendamento al testo della risoluzione col quale si esortano le autorità italiane “ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori e dall’utilizzare le impronte digitali già raccolte in attesa dell’imminente valutazione delle misure previste annunciata dalla Commissione, in quanto questo costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l’origine etnica”.
L’assemblea ha anche approvato una proposta di modifica presentata dal gruppo di destra con la quale si fa riferimento alla risoluzione approvata dall’Europarlamemto nel gennaio di quest’anno nella quale si sollecitano gli Stati ue a risolvere il problema dei campi “illegali” dove non c’è igiene o standard di sicurezza e dove “un alto numero di bambini rom muore per incidenti domestici“.
Sempre per Pispisa.
A giudicare da come ha reagito la stampa nazionale parrebbe che del contenuto delle intercettazioni nessun giornalista sappia niente.
Allora chiedo: è verosimile la cosa?