WU MING E SCIROCCO

Wu Ming 1 ha recensito Scirocco di Girolamo De Michele per Carta. Mi sembra lettura interessante.  Buon Ferragosto a tutti.

Freddo che fa dormire accartocciati, appallottolati, ("ingrutì", si direbbe in ferrarese), inquieti perché i muri non difendono dal tempo che c’è fuori, freddo di saudade astiosa per un Paese che (come Guy Pearce in Memento) ricorda se stesso a segmenti di cinque minuti, mai di più, e tocca girare con le informazioni-base tatuate addosso, la polaroid del tale che forse incontrerai, e chi è questo, chi è quello, non fidarti di Tizio, sul petto un acrostico in memoria di Caio, occhio ché Sempronio te lo mette nel culo. Tocca girare "vestiti di ritagli di giornali", come i Tre uomini paradossali del romanzo d’esordio di Girolamo De Michele.
Ci si sente sì a casa ma "ingrottiti", nel libro di cui 3UP era prequel. Un passato che "non asciuga niente", panni sporchi stesi non si sa dove, un 1998 che ha valore microcosmico, in una città – Bologna – dove tutto avviene prima, tutto è prodromi e doglie pre-parto, poi nascono mostri (ma li si coccola e vezzeggia, come vincitori d’una mostra canina). Il ‘98 in cui si svolge Scirocco (Einaudi Stile Libero Noir, 2005, pagg.594, €  14,50) è descritto come padre e figlio di tutti gli anni della Repubblica (delle repubbliche, se si conta quella fantoccio di Salò): tutto vi converge, ogni filo vi si dipana e riaggroviglia, dall’immediato Dopoguerra al Piano Solo, dalla Strategia della Tensione all’anno prima del ’78, dal sequestro Moro alla Uno Bianca, dall’imminente guerra in Kosovo alle manovre geopolitiche dietro l’ascesa di un ex-comunista a Palazzo Chigi.
In questo ’98, l’Italia è percorsa in largo e in lungo da neo-con americani, neo-nazi autoctoni, faccendieri, depistatori professionisti, poliziotti fascisti collusi con questo e quello, false agenzie di stampa, reduci di stagioni diverse (ex-partigiani, ex-settantasettini, ex-Prima Linea, ex-neofascisti, pareti cariche di ex voto).
Questa nazione è terra di mitopoiesi per eccellenza, i fasti della cronaca e gli scatti della memoria (on/off) regalano ogni giorno spunti e materiali. Vivere qui è, per un narratore, condanna (perché un narratore è un cittadino) e privilegio.
A volte Scirocco si fa criptico, stratifica accenni, allusioni, riferimenti obliqui, alcuni li chiarisce in Appendice ma altri no, e uno si chiede: io sì ho capito di che parla, di chi parla, condivido queste ossessioni, sono uno speedfreak della memoria, ma altri? E’ un romanzo multi-livello, questo, godibile anche da chi non coglie tutto, oppure è un romanzo iniziatico travestito da noir (e il punto di vista del noir è sempre quello della vittima, ci ricorda chi ne sa)? De Michele vuol dirci che la memoria, la memoria d’un Paese, la memoria dei movimenti e delle classi oppresse, è cosa che dobbiamo meritare, che si guadagna col duro lavoro, con la cerca, come quel Graal di cui tutti straparlano? Il lettore di Scirocco è forse Parsifal? I personaggi – l’io narrante (chiamiamolo Guglielmo), Andrea, Cristiano, Lara, Ferodo, Diego, Tore, Raffaele, don Ricrea… – sono cavalieri mancati di una tavola rotonda a cui ci è impedito sedere, spin-off di un ciclo di Camelot che il Potere (il quale non sta nel Palazzo) non ci ha lasciato scrivere?
In fin dei conti vi è davvero una cerca (un bastimento carico di?), vi è davvero un percorso iniziatico (compiuto da Lara, vedova santa, che di prova in prova arriva in cima e vede dall’alto la Storia d’Italia), come vi è un tempo dei misteri antecedente ad ogni prologo (le gesta e il sacrificio di Lester), e tornano qua e là figure della mitologia anglo-celtica.
No, questo non è un romanzo di genere, non è un poliziesco. E’ l’emulazione riuscita di un romanzo di genere al fine di creare un diversivo (anzi, se si potesse dire: un eversivo).
Se uno non lo capisce, nemmeno capirà che va accadendo nella narrativa di noi che viviamo qui, oggi (non credo nelle Patrie Lettere, non me ne frega un cazzo).
Se uno non lo capisce, non avvertirà la pressione ai bordi delle pagine, gli scricchiolii dapprima lontani poi concerto d’orchestra, come quando lo squalo passa sotto la già malconcia barca di Quint (grande interpretazione di Robert Shaw, nel terzo film di Spielberg). Questa "pressione" è la stessa che a ogni riga rischia di mandare in pezzi Romanzo criminale di De Cataldo, Noi saremo tutto di Evangelisti, Grande madre rossa di Genna, e potrei citare tanti altri, come Michele Serio, il Camilleri dei romanzi storici…
E’ il rischio che la materia narrativa straripi, travolga le barriere, forzando e spaccando ogni regola, ogni preoccupazione di stile e di lingua. "Sbavature" se ne vedono,  punti in cui l’argine cede un poco all’impeto del fiume, ma è inevitabile che sia così, mica giochiamo con secchiello e paletta: cerchiamo di fare i conti con qualcosa che sfida il mestiere, sfida il linguaggio stesso come strumento e come mondo, è l’inenarrabile che sentiamo di dover narrare.
Chi si sottrae al compito, anzi, chi nemmeno s’accorge del compito, dello squalo che sfiora lo scafo, poi non venga a lagnarsi dello stato della Letteratura (si noti la maiuscola) in Italia etc. etc. etc. la dittatura del realismo thrilleristico etc. etc. etc. non vedo più i Pasolini etc. etc. etc., senza accorgersi che qui si sta cercando, con le acquisizioni e la sensibilità odierna, di fare il lavoro intrapreso da Pasolini con Petrolio.
Sì, perché "ogni tanto qualche stringa si incurva, si piega all’indietro e si riannoda al passato. Da quaggiù a là dietro, dal poi al prima. Così fa il tempo, a volte… Il tempo ha cominciato a incurvarsi, e la sostanza del mondo a incresparsi…"Scirocco. Pubblicato con dicitura copyleft, su carta riciclata al 100%, sbiancata senza uso di cloro. Se vi pare poco, andate a quel Paese (cioè a questo: ve lo meritate). Buona lettura.

92 pensieri su “WU MING E SCIROCCO

  1. condivido la “chiave di lettura” – parola che odio – di wu ming su de michele soprattutto sulla mitopoiesi – altra parola che odio- nell’intervista allo stesso, su http://www.ilpostodeilibri.it. 36. ma se una parla con tutte parole che non sopporta, mi chiedo, come si modificherà alla fine il suo immaginario, e quindi la sua vita? vista la data non c’è obbligo di risposta. ma non mi dite che siete di quelli che staccano tutto per disintossicarsi 🙂 perchè non c’è intossicazione migliore. faccio km per connettermi!

  2. Pasolini era uno, cioè proprio uno la cui statura non può esser emulata, anche se il tentativo bastardo c’è, almeno nell’urlare a voce troppa alta davvero perché possa essere presa per seria. O anche solo per eco. Se c’è una maleducazione grossa che non reggo è l’urlare che oggi si fa, perché si urla male e per dar voce a sé stessi soltanto – smanie di protagonismo, temo. Era un gigante della Letteratura, un gigante veramente, veramente.
    Adesso posso tornare al Pasolini, a quello vero? A quello che è rimasto nei libri scritti firmati dalla mano sua, sì proprio dalla mano sua e non da quella di un altro, posso? Posso tornare al Pasolini vero, a quello che è eterno e non coniabile, e che è solo nei libri, nella memoria sua che è pure la nostra e non in un ‘altrove’ riciclabile? Posso? Speriamo.
    Buon ferragosto, ne rimangono alcune ore ancora, come sul Golgota di quel vangelo secondo Matteo/Pier Paolo.
    Giuseppe Iannozzi

  3. Iannozzi, è quello che ho pensato anch’io, solo che mi scocciava scriverlo 🙂
    Veramente, io non me la sento di dire che non esista oggi una scuola del noir che magari fa capo ai WM e che si è rivelata feconda, ma da qui a tirere fuori Pasolini, e “Petrolio” poi… bum!
    Ragazzi, questa è una piccola parte di quello che si produce in Italia. Anche se capisco che i fondatori la difendano con le cannoniere.

  4. @ ANDREA B.
    Caro Andrea,
    credo che con questa mia ultima osservazione, con quella di cui sopra, mi sia attirato un po’ di antipatie. 😉 Però, davvero non potevo tacere.
    Non nego che esista della buona narrativa che si possa dire anche noir – senza dover necessariamente incasellarla nel genere. Tuttavia tirare in ballo Pier Paolo Pasolini e “Petrolio” per dire, o meglio per portare petrolio al lavoro di De Michele è per me una forzatura che come minimo mi fa rizzare quei pochi capelli che in testa mi son rimasti. Il fatto è che “Scirocco”, per quello che è il mio occhio critico, non ha nulla a che vedere con Pasolini né con “Petrolio”, nemmeno alla lontana, o alla lontanissima. E poi, è sufficiente un solo capitolo di “Petrolio” per spazzar via “Scirocco”. Non dico che sia brutto il lavoro di De Michele, ma che diavolo! Pasolini lo si sta usando come il prezzemolo, in malo modo, per ogni fesseria e serietà in circolo.
    Contro il noir non ho nulla, ci mancherebbe: quando un noir è ben scritto è scrittura al pari di tanta altra. Capisco tutto o quasi, tranne le forzature critiche a tutti i costi.
    Abbracci, augurando la buonanotte.
    Giuseppe Iannozzi

  5. Credo vadano chiarite alcune cose:
    1) noi (intendo noi WM) non scriviamo affatto noir. Nessun nostro romanzo è definibile in quel modo, nemmeno quelli in cui vi sono elementi di noir, poiché tali elementi convivono con altri affatto diversi;
    2) non credo affatto che gli autori citati nella mia recensione, tutti insieme, formino una “scuola”…
    3)…tantomeno “una scuola del noir”. Come faceva notare Melloni nei commenti al posto precedente, siamo di fronte a un insieme quantomai eterogeneo di autori che partono dal “genere” e vanno oltre.
    4) …tantomeno una scuola che farebbe capo a noialtri;
    5) Quel che sta succedendo in Italia, al momento, è che un vasto insieme (eterogeneo) di autori sta tentando di raccontare il Paese, con operazioni che nei risultati possono anche essere discutibili e discutende (e infatti sono discusse), e nondimeno non si può negare che siano operazioni ambiziose, di ampio respiro tematico e in alcuni casi anche letterario.
    6) Pasolini per primo disprezzerebbe gli accenti di “lesa maestà” che mi sembra di notare in certi commenti.
    Se si considera Pasolini una vacca sacra, non si capirà mai quale fu il suo tentativo con “Petrolio”.
    7) Con “Petrolio”, Pasolini intendeva spingere a fondo nell’opzione dello sporcarsi-le-mani, dell’uso di materiali “letterariamente spurii” (tra i suoi progetti vi era quello di raddoppiare la mole del romanzo incastonandovi veri articoli di giornale), dell’incrociare romanzo e cronaca in un’opera totale che avesse accenti di saga e in cui confluissero tutte le sue competenze di romanziere, poeta, polemista, sceneggiatore e finanche militante politico.
    8) Constatare che oggi molti autori si muovono in quella direzione non significa sostenere che si cerchi di riscrivere (o di portare a termine) “Petrolio”, né che tra questi autori vi sia un nuovo Pasolini (chissenefrega, poi? Non mi viene in mente concetto tanto inutile quanto “nuovo Pasolini”).
    8bis) Mi sorprende, però, che proprio gli allievi della scuola antinomista “Pasolini contro Calvino” non si rendano conto della coerenza tra certe cose che si scrivono oggi e certe prefigurate nell’abbozzo-monstre del romanzo pasoliniano par excellence.
    9) Può darsi che i suddetti libri siano una “minima parte” di quanto si pubblica qui dove noi oggi viviamo, anzi, è senz’altro vero, dato che l’industria editoriale di questo Paese rigurgita 40.000 novità all’anno. Di certo però bisognerebbe tener conto della loro esistenza, prima di imbarcarsi in discorsi su restaurazioni vere e presunte, nonché prima di coniare definizioni-ombrello che non reggono al minimo piovviginìo di realtà.
    10) Parlare di egemonia del “realismo thrilleristico” è del tutto improprio e rivela una miopia e un’ignoranza senz’altro degne di peggior causa. Non solo: rivela una profonda mancanza di rispetto per il lavoro che diversi autori stanno cercando di portare avanti, senza fanfare e senza darsi arie da profeti.

  6. Ho già detto prima, non ho altro da aggiungere tranne che si torna a tirare in ballo Pasolini, di nuovo.
    Allora lo dico in maniera secca, diretta: “Scirocco” è un librettino “ino” “ino”, scritto benino. “Petrolio” è tutt’altra cosa. “Scirocco” è semplicemente un libro, un noir, fine. “Petrolio” è tutt’altra cosa. Di librettini scritti benino son pieni gli scaffali delle librerie: è un bene? è un male? Forse entrambe le cose.
    Leggo “Scirocco” e leggo una storia che mi fa divertire, punto e basta. Leggo “Petrolio” e non leggo solo una storia.
    Dopo il revisionismo storico – ancora in corso -, ci mancava solo il revisionismo critico, sulla Letteratura. Ok, la barca affonda, completamente, e restiamo pure sul fondo di questo medioevo, 2005 d.C. Altro che ombrellone! Qui ci vogliono le bombole di ossigeno, sperando che Provvidenza e Misericordia siano dalla nostra e non ci facciano bere troppa acqua pesantemente inquinata.
    Salutino. 😉 Con la manina, per benino, con “rispettino” mentre mi scappa un piccolo innocente ruttino uguale a quello d’un bambino piccolino piccolino. 😉
    Giuseppe Iannozzi

  7. E’ sempre esistito in Italia – forse più che altrove, e forse anche per la specificità della Storia Italiana, non solo quella più recente – un certo numero di scrittori, che raccontasse storie a partire dalla Storia. Per quelli – scrittori – più recenti Petrolio di Pasolini è un fatto imprescindibile. Anche perchè prendere a modello un “modo di scrivere” non significa che uno/a abbia la pretesa di aver fatto la stessa identica cosa. (perchè sempre dire :questo è di più, questo è di meno? chi se ne frega? a me allora che piacciono le storie in cui si raccontino “sentimenti”, invece che la Storia? che dovrei dire?)

  8. @ ANGELA SCARPARO
    Angela, a me i sentimenti piacciono, anche in letteratura e in poesia: mi piacciono, ma credo tu lo sappia. Non ho mai negato, anzi ho reiterato più e più volte che Leonard Cohen è un poeta assoluto, dei sentimenti e non solo. Con una voce magnifica, di rasoio. E con ottimi romanzi, due, ma ottimi veramente, di sentimento vero. Ma mi dispiace, Liala a me mi far star male veramente.
    @ ANDREA B.
    La Macinatrice è un bel romanzo, scritto bene. Non è assolutamente un pacco. Comunque ne parlerò più ampiamente prossimamente.
    Su tutto il resto che hai espresso con grande chiarezza, mi trovi d’accordo.
    Abbracci ad entrambi
    Giuseppe Iannozzi

  9. ma perchè sulla parola “sentimenti” c’è la censura? andreab si nasconde dietro il sesso per esempio, per poterne parlare.
    non credo infatti che tutto il discorso che fai sulla sessualità nei libri di wu ming – che posso anche condividere – non preveda anche i sentimenti. non è polemica. spiegatemi. è una parola che per il troppo uso ha assunto un valore dispregiativo? riporta a Gasperini-Liala- L.D’Ambra (ammesso che fra questi tre ci sia qualcosa in comune), Sentimentaaaaal?

  10. WuMing sembri uno che tira pugni con un berretto che gli copre gli occhi: grandi sforzi fisici per tumefare l’aria.
    1) Tu pensi che se qualcuno critica la tua prefazione è automaticamente un nemico, e il nemico è la linea di pensiero di Carla Benedetti, e la linea di pensiero di CB è che voi siete degli scrittori di genere perché non avete la forza di contraddire il mercato. Io non so se questa interpretazione degli articoli di CB sia giusta, a dire la verità ultimamente quegli articoli sono – a mio parere – un abbastanza generici nelle loro accuse e ricostruzioni della realtà, quindi non ti saprei dire. So sicuramente che io (che sarei un lettore) non mi ci ritrovo. Tutto quello che voi producete e segnalate con un lavoro strameritorio dovrebbe essere affrontato con un lavoro critico coi controcazzi, più che con battute sui giornali, perché è qualcosa che esiste e che ha un peso (i lettori lo sentiranno se comprano questi libri per leggerli e non per arredare). Che questa scrittura sia noir o altro non saprei dirlo, credo comunque che parte soprattutto da voi, e in voi parte da autori che altri non avevano considerato dal vostro punto di vista (penso a tutto il tuo discorso, bellissimo, sulla narrazione orale e sui tanti tipi di narrazione).
    2) Non ho letto Scirocco, quindi non posso dirlo con sicurezza, ma mi pare che in Petrolio ci sia anche una dimensione della sessualità (e quindi delle fibre più intime di una persona) che è potentissima e che manca nel vostro lavoro (forse anche in Scirocco?). Cioè voglio dire che quello che tu chiami sporcarsi-le-mani nell’uso dei materiali, quindi di una “apertura totale” del romanzo, si può spingere ancora oltre, si possono creare anche altre dimensioni. Qui si può fare un esercizio, prova a immaginare i quadri di Bacon togliendo, dalle tante forze che ci si agitano dentro, l’immaginario erotico, togli il colore sensuale delle bocche per esempio e lascia tutti i simboli del potere che servivano a Bacon per creare le sue atmosfere. Avremmo qualcosa di grande ma non di straordinario.
    3) Wu Ming tu hai, proprio nel bisogno di “aprire” delle affinità con Moresco e con altri (Parente no per favore, La macinatrice mi sembra una colossale cazzata). Certo tu apri a certe cose e Moresco ad altre ma chissà che non vi incontriate prima o poi a forza di spostare il confine. Senti cosa dice il tuo collega Moresco sulla lettura e sulla scrittura: “Avevo bisogno da subito di togliere il terreno conosciuto da sotto i piedi per poter aprire tutto quanto, la lettura e tutto ciò in cui essa è compresa: la vita biologica e quella politica, le determinazioni sessuali e le potenzialità dei leggenti, la nostra collocazione cosmica, la curva dello spazio e del tempo ecc… Per lo stesso motivo concludo le due pagine iniziali dicendo che, se l’esercizio della scrittura è quella cosa che si dice essere, io non ho mai scritto niente . E poi anche Moresco parla nei saggi (L’invasione, Lo sbrego) della “curvatura” proprio come fai tu nella prefazione. Forse sarebbe il caso di non liquidare una certa parte della produzione letteraria come un trombonificio. (Se poi loro disprezzano te – e non credo – fai come Evangelisti, che oltre a essere un critico straordinario è un gran signore…).
    4) Precisazioni:
    – i libri di Carla Benedetti sono assolutamente da leggere (opinione dello stesso Evangelisti);
    – non si può continuare a ignorare il lavoro di scrittori che si muovono su una strada diversa da Carlotto, Evangelisti, Wu Ming ecc. Se per te Wu questo è giustificabile perché hai dei punti di riferimento della tua scrittura in certi autori, in un blog che faccia informazione la cosa non si capisce…
    Stai bene

  11. Angela, non censuro nulla, i sentimenti per me sono l’emotività e a me, per esempio, Tondelli piace molto, o anche Sulla felicita a oltranza di Ugo Cornia. Ma non solo, molti narrazioni disegnate che tengo in palmo di mano, come “Il grande male”, sono stracarichi di emotività in ogni disegno e in ogni momento della storia. Ti dirò di più, per me non esiste un grande libro che non la metta in gioco.
    Il fatto è che a parlarne qui sembra di essere un pesce su un albero 🙂

  12. @ ANDREA B.
    Caro Andrea,
    è un romanzo che mi ha impegnato un po’ di tempo: non è di quelli che si possono leggere anche in libreria, giusto per capirci. Piuttosto complesso, e per lo stile e per i contenuti.
    Non ho ancora scritto la recensione, ma conto di scriverla quanto prima. Non appena sarà on line, mi permetterò un OT e segnalerò la cosa.
    Abbracci
    Giuseppe Iannozzi

  13. Ancora per Angela, aggiungo che sicuramente l’emotività è cacciata a pedate dai romanzi di WuMing e a cacciarla è l’autore/i alleati con la Storia (infatti esiste solo come passione antagonista). E’ un bene, è un male? Sicuramente è un pezzo di apertura che manca, certo che toccarla è difficile e si casca facilmente, e forse non è veramente nelle corde dei Wu. E’ una dimensione invece molto presente eanzi addirittura imprescindibile in Moresco.

  14. Iannox, La macinatrice l’ho solo leggiucchiato e alla fine ho deciso di non comprarlo. Non so, mi pareva che avesse qualcosa di buono ma anche tante cose non all’altezza che ti arrivavano in testa quando meno te lo aspetti. Però è sicuramente un giudizio frettoloso e parzialissimo. Aspetto una tua recensione, se non l’hai già fatta (se è così passami il link). Ciao

  15. Superato Scirocco con Moravia, Fitzgerald e Annie Vivanti, al postodeilibri.it 37, ma se volete l’intervista a De Michele sta nel – chiamiamolo così, va! – “Archivio”

  16. Vado in OT, me ne scuso, ma ho superato la fase Scirocco.
    Intervista a Tittyna, una delle autrici di “Tua, con tutto il corpo”, da me… Un’intervista molto onesta e senza peli sulla lingua: il mio consiglio è di leggerla attentamente per capire la letteratura al femminile, ma non solo.
    http://www.biogiannozzi.splinder.com/1124299762#5496382
    Saluti
    Giuseppe Iannozzi

  17. @Beppe
    L’ho letta. Devo dirti che nelle interviste te la cavi molto bene.
    Bart

  18. @ BART
    Carissimo Bart,
    be’, merito non è mio, non del tutto, nonostante le mie domande fossero cattive. Tittyna ha risposto davvero molto ma molto bene.
    Grazie infinite.
    Più approfonditamente ti ho risposto sul mio blog.
    Ma anche qui un forte abbraccio d’amizia e stima sincere.
    Beppe

  19. Questa frase di WM1 mi pare importante:”No, questo non è un romanzo di genere, non è un poliziesco. E’ l’emulazione riuscita di un romanzo di genere al fine di creare un diversivo (anzi, se si potesse dire: un eversivo). “. Evidentemente il noir e affini offre spazi molto “larghi” per la sperimentazione oppure per poter insistere sui propri temi “caldi”. Dire che il noir è il genere passpartout per capire la realtà è inesatto, a mio avviso, in quanto non è mai un discorso di generi. Mi pare che WM1 non mirasse a dire questo, il suo discorso è molto più ampio e merita attenzione. Occorre che i critici leggano i libri di genere o le “emulazioni riuscite” del romanzo di genere senza preconcetti. Occorre, spesso, che leggano. Punto.

  20. Questa frase di WM1 mi pare importante:”No, questo non è un romanzo di genere, non è un poliziesco. E’ l’emulazione riuscita di un romanzo di genere al fine di creare un diversivo (anzi, se si potesse dire: un eversivo). “. Evidentemente il noir e affini offre spazi molto “larghi” per la sperimentazione oppure per poter insistere sui propri temi “caldi”. Dire che il noir è il genere passpartout per capire la realtà è inesatto, a mio avviso, in quanto non è mai un discorso di generi. Mi pare che WM1 non mirasse a dire questo, il suo discorso è molto più ampio e merita attenzione. Occorre che i critici leggano i libri di genere o le “emulazioni riuscite” del romanzo di genere senza preconcetti. Occorre, spesso, che leggano. Punto.

  21. Volevo solo dire che concordo totalmente con l’uomo della verità.
    Aggiungo solo che la sostanza del discorso di WM1, di cui non dubito, arriverebbe meglio se la sua retorica (in senso buono) non fosse sempre calibrata sulla modalità “antagonismo”, almeno non con noi.
    Ma magari anche la mia è calibrata così e non me ne accorgo.
    Salutoni

  22. La mia impressione è che l’autore abbia voluto utilizzare uno stile, quello del noir, per (ri)raccontare e ricordare parte della nostra storia. E ricordare che i pericoli che corre la nostra (debole?) democrazia non sono stati ancora superati.
    Aldo

  23. Caro Andrea, io mi fermo qui. Quando uno commenta cose che non hai scritto, e si rifiuta di commentare quelle che hai scritto, cosa si può mai dire di utile o di interessante? Nulla. Ed è quel che succede qui: siam giunti alle porte del nulla (tu con un piede già oltre la soglia).
    Anziché leggere nella mia recensione quel che c’era scritto, hai fatto tutt’altra operazione, la tua solita: ci hai trovato quel che ti faceva comodo trovarci (cioè un paragone tra “Scirocco” e “Petrolio”, al quale poter rispondere mentecattamente con un “bum!”), dopodiché hai aggiunto affermazioni inesatte e superficiali, cioè che esisterebbe una scuola del noir della quale noi saremmo “a capo”.
    Ho precisato che non è così, che non siamo a capo di niente, che non facciamo noir, che non c’è una scuola. Già che c’ero ho spiegato perché secondo me ha senso citare “Petrolio” e molto poco senso parlare di egemonia del “realismo thrilleristico”.
    Come al solito, hai evitato di entrare nel merito delle mie precisazioni, “ribattendo a rete” con una sfuriata in larga parte sganciata da quel che avevo scritto, con le solite illazioni e i tentativi di psicanalizzare l’interlocutore. Contento tu.
    [Curioso poi un altro aspetto: io ho detto che mi piace chi non si dà “arie da profeta”, e tu hai nominato Moresco, al quale non stavo affatto pensando. Evidemment, mon ami, la lingua batte dove il dente…]
    A me pare che il mio discorso fosse chiaro e – come testimoniano altri commenti, es. Angela e Franz – sia giunto chiaro nonostante l’indefesso impegno a confonderlo. Mi basta così.
    Per il resto, del tuo compensare con toni aggressivi il complesso d’inferiorità che nutri nei confronti di… chiunque, e in ispecial modo del sottoscritto, non è mia competenza discutere. C’è gente iscritta a un apposito Ordine, per quello, e io non voglio rubare il lavoro ad alcuno.
    Ciao,
    R.

  24. Wu, sei un mito. Hai pensato qualche giorno a cosa rispondermi e poi hai spostato il gain della “modalità antagonismo” a fondo corsa: non sarà che Wu Ming in mandarino significa “mo a titonco je menamo!”?
    Altre due cose.
    1. Non ho nessun senso di inferiorità verso di te come scrittore (intendi come scrittore, no?, altrimenti saresti grottesco…) dato che non sono uno scrittore e non lo sarò mai, perché la mia forma di vita non contempla lo scrivere storie su una pagina bianca, e questo non mi provoca alcuna sofferenza.
    2. mentre tu digitavi il tuo solito sfuriatone galattico, io entravo nel sito che tu hai contribuito a fondare, quello dei quindici; scaricavo la prima parte di Scirocco; cominciavo a leggerlo; decidevo che per quel poco che avevo letto mi pareva un bel lavoro; andavo in libreria a comprarlo; dopo cento pagine continuavo a pensare “è un bel libro”, “qui qualcuno ha capito qualcosa”…
    Io dunque agisco mentre tu ti agiti…

  25. Qualche mese fa, sempre su questo blog, scrivesti che io agivo mentre altri si agitavano 🙂
    L’importante è che anche secondo te ci sia qualcuno che agisca.
    Il problema è che troppa gente si agita.
    Dal canto mio, mi limito a scrivere, a leggere, a segnalare le cose che trovo meritorie. Se questa semplice attività solleva polveroni, è perché troppa gente si adagia per moda effimera sul discorso “di meritorio non c’è niente” (con la variante, ancor più in voga, “di meritorio non c’è niente a parte l’isolato genio che ho il privilegio di conoscere e nessuno capisce”).
    Comunque no, non ti penso, non illuderti. Torno oggi da un viaggio e trovo che invece di rispondere a me hai risposto a chissà chi e hai continuato a rimpallare giudizi sulla mia psiche. Che debbo pensare, poffarre?
    L’accenno al complesso d’inferiorità era un giochino con la tua tendenza a spiegare alla gente cos’ha in testa veramente (tipo: “secondo te chiunque critichi la tua recensione è un nemico”, e altre anamnestiche amentià che Dio sa il perché continui a elargirmi).
    Sul discorso sessualità, volevo anche sottoporre al tuo giudizio questo testo misterioso. Forse un inedito di Moresco?
    “Teneva gli occhi sbarrati. Si maledisse: poteva passare la lingua su un solo membro alla volta, ed erano quei due membri la cosa più importante dell’universo. Che si riduceva a due esseri, un isolotto d’erba in mezzo al cielo, e nubi. Si sentiva inadeguata. Pianse, vide le lacrime bagnare l’asta semieretta sotto a quella che teneva in bocca. Doveva proteggere quell’uomo, o essere protetta da lui, non sapeva bene.
    Certamente la cosa migliore da fare era leccare il pene più grosso, percorrere con le mani schiena e glutei, fino a sentire qualcosa sciogliersi nelle viscere dell’uomo. Sperma inondò la bocca di Marcela, e le nuvole arrestarono l’insensata rincorsa: l’universo si era fermato. Ultimo fotogramma.
    David Bowie l’aiutò a scendere dall’auto. Vestiva uno smoking impeccabile, i capelli rossi si agitavano come una bandiera nel vento. E lei voleva andare a letto con un pericoloso nemico della rivoluzione. La star decadente le fece strada sino alla porta del ristorante. Marcela sorrise. All’interno, tra i tavoli, un letto si ergeva illuminato come un palco. David la fece salire, prese a spogliarla. Marcela trattenne il respiro: la gente guardava compiaciuta, incoraggiante. David era gentile, dolce. Il suo corpo efebico attendeva le mani di una donna per liberarsi dagli abiti. Percepì distintamente il richiamo delle ossa, dei tendini, dei muscoli, della pelle: Marcela, liberaci… La donna passò le palme sul petto inamidato del compagno. Gli abiti sparirono. Lo sguardo della donna scese verso l’inguine di David: che strano, un solo cazzo. Del resto la giovane star del Rock ‘n Roll era evidentemente un anormale. Ma non importava. A Marcela piaceva, e molto. Sperò che con quell’unico membro ci sapesse fare. Ne era sicura, per qualche motivo. Labbra sul glande, lingua sul frenulo, la posizione quella in cui l’uomo, con qualche sforzo, riesce a saettare la lingua sulla clitoride, mutuo rapporto orale, succhi, succhi vitali, puro vampirismo sessuale, oppure no: amore, cos’altro si poteva provare per un essere così meraviglioso.? Mentre David la girava e la penetrava con dolcezza, ma risolutamente, Marcela guardò le prime file del pubblico, tutt’attorno al letto-palco. Signori e signore ben vestite. Marcela ne riconobbe più di qualcuno (David ansimava, e non era male come amante, a dispetto della menomazione): Ecco il generale Arevalo, e lì Raul Castro… Marcela, educatamente, sorrise.
    Qualcuno la scosse. Era il giovane mulatto, quello della Cadillac all’incrocio. Che c’è da ridere nel sonno, le chiese? Niente, niente, rispose lei. Sai che scopi bene, anche sei hai un cazzo solo? Un cazzo solo? Un cazzo solo?”

  26. Essere dei Geni!
    Di Geni ne ho conosciuti a frotte: battevano tutti le strade per una deca o due. Poi è venuto l’Euro e non sono più riusciti a tirare su neanche quel poco per campare. Adesso suonano la Lira, malamente, ma è il meglio che possono arrangiare: stanno quasi tutti chiusi in taverna sino a tarda notte e oltre, e gli tiene compagnia un fiasco di vino che puzza e sa di aceto (probabilmente è proprio aceto). Al mattino pochi – quattro gatti -sciamano all’aperto per prendere una boccata d’aria e dire due parole circa il futuro dello sciamanesimo, ma i più rimangono dentro addormentati, alcolizzati; e l’oste scuote la testa stancamente, un po’ tristemente, rassegnato a quel conto lungo un chilometro che mai nessuno, ma proprio nessuno, salderà. E gli butta addosso il suo occhio stanco e poi pizzica le mute corde delle loro Lire a riposare l’una sull’altra, e s’addormenta profondamente insieme a quelli che un tempo furono dei Geni per un deca o due. 😉
    ‘Buona domenica

  27. Essere dei Geni!
    Di Geni ne ho conosciuti a frotte: battevano tutti le strade per una deca o due. Poi è venuto l’Euro e non sono più riusciti a tirare su neanche quel poco per campare. Adesso suonano la Lira, malamente, ma è il meglio che possono arrangiare: stanno quasi tutti chiusi in taverna sino a tarda notte e oltre, e gli tiene compagnia un fiasco di vino che puzza e sa di aceto (probabilmente è proprio aceto). Al mattino pochi – quattro gatti -sciamano all’aperto per prendere una boccata d’aria e dire due parole circa il futuro dello sciamanesimo, ma i più rimangono dentro addormentati, alcolizzati; e l’oste scuote la testa stancamente, un po’ tristemente, rassegnato a quel conto lungo un chilometro che mai nessuno, ma proprio nessuno, salderà. E gli butta addosso il suo occhio stanco e poi pizzica le mute corde delle loro Lire a riposare l’una sull’altra, e s’addormenta profondamente insieme a quelli che un tempo furono dei Geni per un deca o due. 😉
    ‘Buona domenica

  28. Essere dei Geni!
    Di Geni ne ho conosciuti a frotte: battevano tutti le strade per una deca o due. Poi è venuto l’Euro e non sono più riusciti a tirare su neanche quel poco per campare. Adesso suonano la Lira, malamente, ma è il meglio che possono arrangiare: stanno quasi tutti chiusi in taverna sino a tarda notte e oltre, e gli tiene compagnia un fiasco di vino che puzza e sa di aceto (probabilmente è proprio aceto). Al mattino pochi – quattro gatti -sciamano all’aperto per prendere una boccata d’aria e dire due parole circa il futuro dello sciamanesimo, ma i più rimangono dentro addormentati, alcolizzati; e l’oste scuote la testa stancamente, un po’ tristemente, rassegnato a quel conto lungo un chilometro che mai nessuno, ma proprio nessuno, salderà. E gli butta addosso il suo occhio stanco e poi pizzica le mute corde delle loro Lire a riposare l’una sull’altra, e s’addormenta profondamente insieme a quelli che un tempo furono dei Geni per un deca o due. 😉
    ‘Buona domenica

  29. Essere dei Geni!
    Di Geni ne ho conosciuti a frotte: battevano tutti le strade per una deca o due. Poi è venuto l’Euro e non sono più riusciti a tirare su neanche quel poco per campare. Adesso suonano la Lira, malamente, ma è il meglio che possono arrangiare: stanno quasi tutti chiusi in taverna sino a tarda notte e oltre, e gli tiene compagnia un fiasco di vino che puzza e sa di aceto (probabilmente è proprio aceto). Al mattino pochi – quattro gatti -sciamano all’aperto per prendere una boccata d’aria e dire due parole circa il futuro dello sciamanesimo, ma i più rimangono dentro addormentati, alcolizzati; e l’oste scuote la testa stancamente, un po’ tristemente, rassegnato a quel conto lungo un chilometro che mai nessuno, ma proprio nessuno, salderà. E gli butta addosso il suo occhio stanco e poi pizzica le mute corde delle loro Lire a riposare l’una sull’altra, e s’addormenta profondamente insieme a quelli che un tempo furono dei Geni per un deca o due. 😉
    ‘Buona domenica

  30. Essere dei Geni!
    Di Geni ne ho conosciuti a frotte: battevano tutti le strade per una deca o due. Poi è venuto l’Euro e non sono più riusciti a tirare su neanche quel poco per campare. Adesso suonano la Lira, malamente, ma è il meglio che possono arrangiare: stanno quasi tutti chiusi in taverna sino a tarda notte e oltre, e gli tiene compagnia un fiasco di vino che puzza e sa di aceto (probabilmente è proprio aceto). Al mattino pochi – quattro gatti -sciamano all’aperto per prendere una boccata d’aria e dire due parole circa il futuro dello sciamanesimo, ma i più rimangono dentro addormentati, alcolizzati; e l’oste scuote la testa stancamente, un po’ tristemente, rassegnato a quel conto lungo un chilometro che mai nessuno, ma proprio nessuno, salderà. E gli butta addosso il suo occhio stanco e poi pizzica le mute corde delle loro Lire a riposare l’una sull’altra, e s’addormenta profondamente insieme a quelli che un tempo furono dei Geni per un deca o due. 😉
    ‘Buona domenica

  31. Essere dei Geni!
    Di Geni ne ho conosciuti a frotte: battevano tutti le strade per una deca o due. Poi è venuto l’Euro e non sono più riusciti a tirare su neanche quel poco per campare. Adesso suonano la Lira, malamente, ma è il meglio che possono arrangiare: stanno quasi tutti chiusi in taverna sino a tarda notte e oltre, e gli tiene compagnia un fiasco di vino che puzza e sa di aceto (probabilmente è proprio aceto). Al mattino pochi – quattro gatti -sciamano all’aperto per prendere una boccata d’aria e dire due parole circa il futuro dello sciamanesimo, ma i più rimangono dentro addormentati, alcolizzati; e l’oste scuote la testa stancamente, un po’ tristemente, rassegnato a quel conto lungo un chilometro che mai nessuno, ma proprio nessuno, salderà. E gli butta addosso il suo occhio stanco e poi pizzica le mute corde delle loro Lire a riposare l’una sull’altra, e s’addormenta profondamente insieme a quelli che un tempo furono dei Geni per un deca o due. 😉
    ‘Buona domenica

  32. Essere dei Geni!
    Di Geni ne ho conosciuti a frotte: battevano tutti le strade per una deca o due. Poi è venuto l’Euro e non sono più riusciti a tirare su neanche quel poco per campare. Adesso suonano la Lira, malamente, ma è il meglio che possono arrangiare: stanno quasi tutti chiusi in taverna sino a tarda notte e oltre, e gli tiene compagnia un fiasco di vino che puzza e sa di aceto (probabilmente è proprio aceto). Al mattino pochi – quattro gatti -sciamano all’aperto per prendere una boccata d’aria e dire due parole circa il futuro dello sciamanesimo, ma i più rimangono dentro addormentati, alcolizzati; e l’oste scuote la testa stancamente, un po’ tristemente, rassegnato a quel conto lungo un chilometro che mai nessuno, ma proprio nessuno, salderà. E gli butta addosso il suo occhio stanco e poi pizzica le mute corde delle loro Lire a riposare l’una sull’altra, e s’addormenta profondamente insieme a quelli che un tempo furono dei Geni per un deca o due. 😉
    ‘Buona domenica

  33. Essere dei Geni!
    Di Geni ne ho conosciuti a frotte: battevano tutti le strade per una deca o due. Poi è venuto l’Euro e non sono più riusciti a tirare su neanche quel poco per campare. Adesso suonano la Lira, malamente, ma è il meglio che possono arrangiare: stanno quasi tutti chiusi in taverna sino a tarda notte e oltre, e gli tiene compagnia un fiasco di vino che puzza e sa di aceto (probabilmente è proprio aceto). Al mattino pochi – quattro gatti -sciamano all’aperto per prendere una boccata d’aria e dire due parole circa il futuro dello sciamanesimo, ma i più rimangono dentro addormentati, alcolizzati; e l’oste scuote la testa stancamente, un po’ tristemente, rassegnato a quel conto lungo un chilometro che mai nessuno, ma proprio nessuno, salderà. E gli butta addosso il suo occhio stanco e poi pizzica le mute corde delle loro Lire a riposare l’una sull’altra, e s’addormenta profondamente insieme a quelli che un tempo furono dei Geni per un deca o due. 😉
    ‘Buona domenica

  34. Premetto WM1 che spesso prendo delle cantonate pazzesche nelle attribuzioni. Ti rispondo la prima cosa che mi viene in mente: un brano di Parente dalla Macinatrice (libro che non ho nemmeno letto; mi pareva sfogliandolo di aver trovato quella storia dei due cazzi, ma ripeto spesso mi faccio dei viaggi).
    Comunque sia, è terrificante, non esiste l’immaginario in quella cosa, anzi esiste solo come tentativo raffazzonato a tavolino. E’ orrendo.
    (ehm, se per caso scopro che l’hai scritto tu, quando vengo da Alessandro, la fumetteria, mi procuro un elmetto antiaggressioni 🙂

  35. Per quel poco che se ne vede, quel pezzo lì riportato dal sig.WuMing non mi pare un gran che, anzi direi una scempiaggine, cioè la solita trasgressioncina sessuale d’accatto.
    MarioB.

  36. ATTENZIONE, signora Lipperini, sempre con grande rispetto approfittiamo per scrivere un OT e segnalare che siamo tornati dal viaggio a Malta e abbiamo riaperto il nostro piccolo blog che per noi è come un giornale, con un post di plauso al sempre grandissimo PEPPE IANNOZZI (d’ora in poi “Peppe I.”, affettuosamente) per le belle parole che ha speso e sopratttutto spenderà per il romanzo LA MACINATRICE DI MASSIMILIANO PARENTE. Abbiamo fatto anche una piccola proposta nella direzione di una maggiore collaborazione PEPPE – PARENTE perché secondo noi questi due grandi giovani autori (Moresco è più vecchio, e anche Scarpa, autore che noi stimiamo TANTISSIMO) hanno tanto in comune. Oltre a quello noi volevamo anche inoltrare all’ormai carissimo amico PEPPE la proposta di un’intervista che vorremmo fargli a proposito della Macinatrice di Massimiliano Parente.
    http://vmo.splinder.com/post/5513271

  37. @ MELLONI
    No, non è mio.
    Ma se vuoi non ho problema a produrne uno, o a rifilartene uno che ho già pronto.

  38. @ VINCENZO E BASILE
    Ho risposto sul Vs. Blog, VMO, per non andare troppo in OT.
    Ma anche qui, un forte abbraccio
    Beppe

  39. Naturalmente non si tratta di “Clandestinità” né di un altro libro di Moresco.
    Chiudo qui dicendo solo che Scirocco non “è” Petrolio, non è nemmeno una “cover” (non lo “fa”). Petrolio è a mio parere una suggestione piuttosto voluminosa che ha investito De Michele e gli ha fatto capire di poter scrivere il suo romanzo (immagino la cosa così), insieme ad altre suggestioni, magari un po’ più sullo sfondo come quella di Malet. Per quello che ho letto, è scritto molto bene, la scrittura è sorvegliatissima. Non è letteratura se la letteratura è una specie di gioco che non si apre al mondo. Cerca in continuazione appigli nella realtà, soprattutto quella della nostra Storia, lo fa in modo sentito e contagioso per il lettore. E’ un bel libro, di un autore che ha capito qualcosa: liquidarlo come libro di genere è una pazzia, i libri di genere sono altri e meritano la lettura, se la lettura è solo un diversivo. Scirocco non è l’unico libro che si può tentare oggi, ma è sicuramente qualcosa di nuovo e di valore che va difeso.
    Faccio questa specie di recensione, malissimo, e senza averlo terminato, solo perché effettivamente il libro merita qualcosa di più di una sequenza di off topic.
    (E giuro che WM1 non mi ha scalzato dal mio pc 🙂

  40. A me sembra una storia onesta, che fa divertire anche, e basta. Ma è già un grande risultato il fatto che sia una scrittura (storia) onesta quella di De Michele, in un mercato editoriale sempre più invaso da porcherie totali. Ecco, “Scirocco” è invece un bella storia, divertente.

  41. A Ianno’, e faccela ‘sta recensione! Storia “onesta” in che senso? “L’onesto genere alla Dazieri”? Storia “bella”? “Divertente”? Non è da te questa sequela di banalità da tema delle elementari, che del libro non ci fa sapere niente. Ma non sarà che stai parlando di un romanzo che… non hai letto? Non sarà che non ci fai sapere perché tu stesso non sai? No, non ci credo, non sarebbe da te.

  42. @ MELLONI
    Ti ricordo – casomai te ne fossi dimenticato – che le recensioni le scrivo se ne ho voglia e a mero titolo gratuito, e che non prendo ordini, neanche se mi spari addosso le tue stupide infamanti illazioni. Che tra l’altro ti rendono ben poco onore.
    Di “Scirocco” ho già detto tutto quello che mi sentivo di dire, qui: un libro onesto, sì, alla Dazieri. Ma a dirtela tutta, preferisco Sandrone Dazieri a De Michele, in quanto lo trovo meno pretestuoso e decisamente più divertente – nonché simpatico.
    Che vuoi, il riassunto di “Scirocco”, per dimostrarti poi che cosa? Ho altri libri a cui badare, che ritengo più importanti e meglio scritti, spiacente per te. Forse metterò on line gli appunti che ho lasciato qui, su “Scirocco”, integrandoli un poco. Ma molto in forse, e basta.
    Se c’hai caldo, vedi d’andare a farti un giro all’ombra per rinfrescarti. Credo d’esser stato chiaro.
    Anzi, adesso che mi ci fai pensare, per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio “La banda della croce” di Gian Ruggero Manzoni, un romanzo storico, ma non solo perché dentro c’è noir e thriller, ma con intelligenza provocatoria. Ne parlerò ampiamente di questo lavoro che è a mio giudizio ottimo e di più.
    Giuseppe Iannozzi

  43. @ MELLONI
    Lo sappiamo tutti che non esisti, che sei un nickname. Come volevasi dimostrare.
    La recensione di “Scirocco”, scrivitela.

  44. Molto divertente (e “bella”, e “onesta”) la tua ossessione quasi-benedettiana per i nicknames, “Ienax”. L’ultimo che ha sostenuto la mia non-esistenza ha ricevuto da me una mail con foto, indirizzo fisico, numero di telefono, mappa per arrivare a casa mia (nessun segreto: sono pure sull’elenco). Non resta che spedirmi una cartolina 🙂
    Se non esistessi, i miei compagni della squadra di boccette vincerebbero meno trofei. D’altro canto, io non sarei costretto a pagare le tasse. Resta da capire: perché sostenere che non esisto? Io ci ho pensato un pochetto e sono giunto a una conclusione: è troppo inverosimile che sui blog letterari si aggiri un lettore-e-basta che non sia un fan e che anzi dica la sua senza problemi. Di solito nella blogosfera ci sono
    1.addetti ai lavori, 2.aspiranti scrittori frustrati e inveleniti che compensano la mancanza di talento con presenzialismo e grafomania
    3.fans.
    Altre categorie non possono esistere. Non DEVONO esistere. Ergo, non esistono.

  45. Accolgo il suggerimento dei sardi e d’ora in poi ti chiamerò
    “PEPPE I.”
    (affettuosamente, of course).

  46. Pure io sono sull’elenco telefonico – no, non è vero, non ci sono sull’elenco. Io direi che trattasi di un’ossessione dickiana. 😉
    Ad ogni modo, un semplice lettore non si spende in così tante parole intorno ai libri, alla critica, ecc. ecc. Un semplice lettore farebbe altro, qualcosa di più divertente tipo bim bum bam. ^___^ E io credo che tu mi capisca.
    Comunque ti rimane sempre di giocare a boccette: a me annoiano, non me ne volere, ma mi annoiano le boccette. Preferisco le bocce grosse e sode. E ci siamo capiti. ^____^”’
    Ok, divertiti, io c’ho il sughetto sul fuoco, e qualcosa di meglio da fare. Quindi non me ne volere, ma non ho più tempo da perdere dietro a te, che pure mi stai un po’ simpatico e un pu’ antipatico, e che ti dici lettore, semplice lettore “manzoniano”. 😉 Il Griso chissà che fine ha fatto. C’è un certo Manzoni anche in Scirocco. Però il Griso assai più simpatico colla sua lunga catena dell’amicizia. 😉
    Ciao, e stammi bene.
    P.S.: Non mi chiamar più Ienax o Iannox, solo Giuseppe o Iannozzi, please! E se proprio non hai niente da fare, scrivi di “Scirocco”… 😉 Sempre meglio che grattarsi da soli. ^___^”

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